La pagina più brutta della storia italiana è stato il ventennio fascista, anche se in realtà fu di qualche anno in più (dal 29 ottobre 1922 al 29 aprile 1945). Il riferimento ai venti anni avviene per uno slittamento al 1925, anno in cui Mussolini dichiarò fuori legge tutti i partiti.
Il 25 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale chiamò all’insurrezione tutti gli italiani contro i fascisti e i nazisti e il 29, a Caserta, venne sancita ufficialmente la fine del fascismo (la fine effettiva della guerra in Italia sarà il 3 maggio).
Ecco perché è importante il 25 aprile: non è il giorno della memoria dei caduti (generici) di una guerra ma è la data di un’insurrezione, di una rivolta, dell’atto culminante, dell’esplosione della rabbia popolare contro la dittatura fascista. E’ la vittoria della resistenza italiana e di tutti i partigiani che diedero vita alla Costituente e alla Costituzione italiana.
Ricordare quella data, festeggiarla – se volete, è fondamentale per non distrarsi troppo, nel quotidiano, di fronte all’abbassarsi dei livelli di democrazia.
E’ importante per i giovani che devono saper mantenere alta la guardia contro gli autoritarismi di ogni tipo, soprattutto a quelli nascosti nelle istituzioni; devono sapersi opporre alla strafottenza di chi governa solitario; ma anche imparare a decifrare gli algoritmi di una cultura liberista che aumenta la sfera dei bisogni e allunga la strada per il loro soddisfacimento. Saper riconoscere l’informazione fuorviante e ristabilire i giusti livelli di comunicazione attraverso pratiche di controinformazione.
Ed è solo di informazione che voglio parlare in queste poche righe e lo stimolo mi viene dall’idea di Basilicata Antifascista di raccogliere opinioni e contributi su quanto accaduto a Potenza il 25 aprile.
Il tutto parte dalla mancanza (che Giampiero ben descrive nel suo post su FB) di sensibilità e opportunità della politica ufficiale e istituzionale potentina rispetto alla ricorrenza del 25 aprile per finire, paradossalmente, con la condanna a coloro i quali quel giorno erano gli unici in piazza a ricordare quella data, anche se non come ricorrenza.
Come si fa a passare da una denuncia all’altra? Attraverso un’informazione che da carente diventa tossica; con la forma che riempie di contenuti l’assenza di sostanza (la notizia).
Accade che agli addetti all’informazione (quasi tutti) sfugga la notizia di un evento organizzato per la giornata del 25 aprile. Certo forse era poco pubblicizzato, un volantino nelle scuole e su Facebook (l’evento segna 225 “mi interessa” e 161 “partecipo”), ma questi “addetti” neanche approfondiscono più di tanto le ricerche pur in una totale assenza di eventi “ufficiali”.
La primavera potentina aspetta proprio il 25 aprile per dare il meglio di se: piove fin dalla mattina e il freddo rincara la dose con una spennellata di neve. Puntuali e imperterriti, alle 16.30, i giovani antifascisti raggiungono piazza prefettura, montano il loro striscione tra i porticati del Gran Caffé e danno il via all’evento. La cosa dura, tra la distribuzione del volantino qualche canzone e una discussione aperta a tutti, fino a sera quando vanno via tutti. Nessun facinoroso, nessuna lite e niente polizia, neanche un vigile urbano a garantire l’ordine.
Il giorno dopo? Niente, di nuovo nessuna notizia, di nuovo solo l’assenza di manifestazioni ufficiali tranne quella dell’Ansa che con un dispaccio della polizia parla di “alcuni movimenti antagonisti” e di “una manifestazione non autorizzata”.
Tutto qui, questo è il racconto della giornata, più qualcuno che su Facebook ti dice “io credo all’Ansa”.
Anziché complimentarsi con quei ragazzi, si punta il dito sull’autorizzazione. Peccato che si scambi la forma per l’in-forma-zione.
Pure durante il fascismo contava la forma, innanzitutto.
Voi come immaginate l’informazione ai tempi del fascismo? Io me l’immagino tossica, solo ufficiale. Niente verifiche, niente approfondimenti, pensava a tutto l’Agenzia Stefani. E, ovviamente, c’era chi diceva io credo alla Stefani.
“Spiega ai tuoi figli
e ai figli dei tuoi figli
non perché l’odio e la vendetta duri
ma perché sappian quale immenso bene
sia la libertà
e imparino ad amarla
e la conservino intatta
e la difendano sempre”
25 aprile