Venerdì sera (5 marzo) è stato approntato quell’urgente decreto che tutti sapevano imminente e che avrebbe salvato le liste elettorali presentate in ritardo o mancanti delle firme necessarie. Stiamo parlando ovviamente delle liste alle regionali di Roma e di Milano (Polverini e Formigoni in particolare).
La sostanza del decreto è tutta nell’accertamento della presenza del presentatore della lista all’interno (o nei paraggi) del sito deputato all’accettazione delle liste e che tutta la documentazione relativa possa essere verificata anche dopo (timbri, vidimazioni, ecc…).
Poi ci sono anche un paio di cose circa il ricorso al Tar delle liste ammesse e non ammesse ma che saranno applicate a partire dalle prossime elezioni.
Il nostro Presidente (che a Rionero in Vulture gridò in faccia ai contestatori «che ci posso fare») ha firmato il provvedimento.
Insomma, come dice Luca De Biase nel suo buzz, è come se in una partita di calcio, la squadra che ha perso (magari proprietaria del campo e del pallone) a fine partita, invocasse a viva forza un tempo supplementare perché il risultato non è di suo piacimento (cosa che non piace neppure i tifosi di quella squadra).
Tutto questo farà rinvigorire qualche girotondo in più e farà alzare il tono di qualche discussione ma poi tutti in fila a votare.
Anzi forse è meglio così perché la sponda offerta dall’avvenimento potrebbe dare più forza alla retorica dei comizi. Tutti grideranno di più e infervoreranno le folle arringando sulle ultime malefatte.
Secondo Giuseppe Civati «la norma ad paninum è comunque anticostituzionale» e quindi potrà essere impugnata: ma intanto vale per il periodo elettorale. E Quindi? Che fare? «Non votarli», è la risposta logica.
E perché non votarli?
Che ci guadagna l’elettore?
Che ci guadagna la democrazia?
Ma di quale democrazia stiamo parlando?
Ma de’ che’….