Cose di questo mondo [Civati]

civatiPippo Civati che è passato negli anni da “La sinistra e il PD da oggi in poi” a “Non mi adeguo”, oggi elabora una nuova tesi che appartiene, più che altro, alla teoria dei mondi possibili e cioè:  “potessi farlo liberamente, senza mettere in discussione i rapporti con il Pd, voterei no, ma proprio no“;  no, perché se “io non dovessi votare un governo che ha una legittimazione interna al Pd dovrei uscire dal partito“; “ma non esco io perché sarei la pira umana come Giordano Bruno“.
E’ quanto è stato detto davanti a mille civatiani in assemblea a Bologna.
Attenzione, per arrivare a questa ardita tesi Civati scomoda pure il “suo popolo” con un sondaggio on line sul suo blog.
Le domande che Civati faceva ai suoi erano:
La fiducia al governo Renzi
1) Va votata
2) Va votata per far nascere il Governo, ma va condizionata a una verifica in tempi brevi
3) Non va votata
4) Meglio astenersi o non partecipare al voto
Ecco i risultati (riferiti soltanto agli elettori di Civati):

Si capisce subito che i NO sono il numero maggiore ma Civati che fa? Somma i risultati “votare SI” e “votare SI ma con fiducia” (praticamente realizzando un’alleanza tra le risposte) e decide che forse è meglio votare la fiducia al governo.

Ecco, è proprio un vizio di quelli del PD fare primarie, chiedere pareri e poi cambiare le carte in tavola task list software.

Ma de’ che’…. democrazia si parla?

Venerdì sera (5 marzo) è stato approntato quell’urgente decreto che tutti sapevano imminente e che avrebbe  salvato le liste elettorali presentate in ritardo o mancanti delle firme necessarie. Stiamo parlando ovviamente delle liste alle regionali di Roma e di Milano (Polverini e Formigoni in particolare).
La sostanza del decreto è tutta nell’accertamento della presenza del presentatore della lista all’interno (o nei paraggi) del sito deputato all’accettazione delle liste e che tutta la documentazione relativa possa essere verificata anche dopo (timbri, vidimazioni, ecc…).
Poi ci sono anche un paio di cose circa il ricorso al Tar delle liste ammesse e non ammesse ma che saranno applicate a partire dalle prossime elezioni.
Il nostro Presidente (che  a Rionero in Vulture gridò in faccia ai contestatori «che ci posso fare») ha firmato il provvedimento.
Insomma, come dice Luca De Biase nel suo buzz, è come se in una partita di calcio, la squadra che ha perso  (magari proprietaria del campo e del pallone) a fine partita, invocasse a viva forza un tempo supplementare perché il risultato non è di suo piacimento (cosa che non piace neppure i tifosi di quella squadra).
Tutto questo farà rinvigorire qualche girotondo in più e farà alzare il tono di qualche discussione ma poi tutti in fila a votare.
Anzi forse è meglio così perché la sponda offerta dall’avvenimento potrebbe dare più forza alla retorica dei comizi. Tutti grideranno di più e infervoreranno le folle arringando sulle ultime malefatte.
Secondo Giuseppe Civati «la norma ad paninum è comunque anticostituzionale» e quindi potrà essere impugnata: ma intanto vale per il periodo elettorale.    E Quindi? Che fare?  «Non votarli», è la risposta logica.

E perché non votarli?

Che ci guadagna l’elettore?

Che ci guadagna la democrazia?

Ma di quale democrazia stiamo parlando?

Ma de’ che’….