A proposito di Miranda

La notizia della bomba di Times Square è stata definitivamente etichettata come talebano-pakistana dal ministro della giustizia americano Heric Holder.  Ma non è questa la notizia importante quanto piuttosto quella della revisione dei “Miranda Rights” (la formuletta che gli agenti di polizia recitano agli arrestati quando gli leggono i suoi diritti).

Era il 1963 e un certo Ernesto Miranda, arrestato perché ritenuto colpevole per sua stessa ammissione di una serie di delitti, venne condannato a 20 anni di reclusione proprio sulla base della sua confessione.  Ma in quella confessione, però, Miranda dichiarò di essere stato messo a conoscenza dei propri diritti, cosa non vera poiché i poliziotti  che l’avevano fermato non gli avevano letto i suoi diritti (quello di restare in silenzio e di essere assistito da un avvocato). La Corte Suprema rilevò la violazione del V e del VI emendamento e assolse, in parte, Miranda con la  famosa sentenza “Miranda vs Arizona“.

Adesso che in America la tensione si fa nuovamente alta ne approfitta il senatore Giuliani per ritonare sulla solita tiritera e sostenere che in casi come quello dell’arresto di Shahzar è sempre preferibile dichiarare l’arrestato “nemico combattente” e non perder tempo a leggergli i diritti.

Anche Obama sembra intenzionato ad aprire un varco a queste possibilità revisioniste incamminandosi pericolosamente in quella strada che nel 2001 portò Bush al “Patriot Act“. Infatti sempre il ministro Holder ha detto che il governo è intenzionato a “cambiare la sua politica nella lotta al terrorismo, riducendo le garanzie degli indagati”.

Insomma se le cose andranno così….   altro che bombe.