Le banane sono naturalmente un po’ radioattive perché ricche di potassio ma niente di pericoloso, molti cibi sono lievemente radioattivi. Non è questo il problema quanto piuttosto il fatto che questo frutto sta per sparire quasi completamente.
Quasi tutte le banane che mangiamo derivano soltanto da due specie selvatiche: la musa acuminata e la musa balbisiana. In origine erano dei frutti molto dolci, ricche di amido ma piene di semi duri. Dopo una lunga selezione si riuscì a far sparire i semi, dando così il via alla grande esportazione a partire dal IXX secolo. Questa nuova varietà si chiamava “Gros Michel” e riempì i mercati mondiali fino agli anni ’50, cioè fino a quando un’infezione fungina (la malattia di Panama) distrusse completamente tutta la varietà. Si trattava di una specie ottenuta per riproduzione “asessuata” (talea): quando un banano veniva abbattuto per la raccolta dei suoi frutti, un suo pollone veniva ripiantato per far nascere un nuovo banano. In sostanza tutti i banani erano cloni di un’unica pianta, quindi tutte con lo stesso patrimonio genetico. La mancanza di incroci impedì la diffusione di geni resistenti che potessero proteggere la pianta da attacchi di agenti patogeni, come virus o funghi e così fu che la Gros Michel sparì completamente. Prese il suo posto la varietà “Cavendish”, coltivata anch’essa per talea e che all’inizio sembrò essere più resistente agli attacchi.
Per inciso si può annotare che questa nuova varietà, che oggi copre quasi il 100% del mercato mondiale, è più piccola, con una buccia molto più sottile e meno resistente in generale, di conseguenza più difficile da trasportare. Grandi flotte di mezzi muniti di frigoriferi hanno preso il posto dei vecchi bananieri e vagoni ferroviari. Le banane vengono raccolte ancora acerbe, imbustate e inscatolate e quello che noi chiamiamo processo di maturazione è semplicemente la loro decomposizione che aumenta la concentrazione di zuccheri. Questo perché se la banana viene lasciata a maturare sulla pianta si formerebbero all’interno dei piccoli semi sterili, residuo delle piante ancestrali.
Ma anche la Cavendish ha mostrato la sua debolezza al fungo “Fusarium oxysporum”, una variante della malattia di Panama, che le sta distruggendo inesorabilmente, proprio com’è accaduto per la Gros Michel.
Le strade future sono solo due: o ci si inizia ad abituare all’idea di non mangiare più banane o al fatto che molto probabilmente mangeremo qualcosa di simile alla banana a cui eravamo abituati. Questo perché al momento è stata creata una nuova varietà più resistente alla malattia di Panama, derivata ingegneristicamente dalla Cavendish, che però hanno il sapore di una mela.
Per un buon approfondimento c’è questo vecchio, ma ancora valido articolo scientifico, su Plos: https://journals.plos.org/plospathogens/article?id=10.1371/journal.ppat.1005197