Xstreet

Ho ricevuto questa mail

xstreet

che mi annuncia l’ufficialità del matrimonio, o meglio, l’inglobamento di Xstreet in Second Life.

Insomma Linden Lab, dopo aver visto crescere esponenzialmente  Xstreet SL come piattaforma commerciale ha capito che era meglio tenere “centralizzato” il mercato dei beni di Second Life.

Ma Linden Lab annuncia di avere dei  “piani su come integrare meglio Xstreet SL in Second Life”  e per fare di più, lancia l’dea nel forum per stimolare gli utenti sulle possibilità inestistenti di Xstreet.

Al momento potete continuare a usare questa piattaforma proprio come facevate prima: cambiare soldi o per acquistare cose (che poi vengono immediatamente consegnate in Second Life) eccetera, eccetera, in futuro si vedrà.

Quanto ti fa l'avatar

Tonyno Vella riporta una curiosità che riguarda  il consumo energetico su Second Life.

Sembra che un avatar consumi mediamente 1,752 kW-h (cioè più energia di quanta ne possa consumare un cittadino del Terzo Mondo) ma sempre niente al confronto di una ricerca giornaliera su google che produce l’equivalente di una tonnellata e mezza di Co2.

Ma se siete interessati all’argomento leggetevi il post su Mytech.

L’unica conclusione che ne ho tratto io è che sembra che la colpa sia tutta di google…   mah…

Il cappello alla romana

Lukemary Slade (Luca Splodi) mette nel sacco della Befana un po’ di domande su Second Life (che cos’è, che rapporto si ha, quali speranze, delusioni ed esperienze) e per iniziare racconta la sua esperienza nel metaverso. Mentre Alberto Cottica spera tanto che Second Life possa significare un “meshup tra RL e mondi metaforici basati su tecnologia semplice ed economica e su una buona comprensione dell’uso sociale del mezzo. Meno viaggi, meno costi, più accesso“.

Io sono “sbarcato” in SL nell’agosto del 2007 e poco dopo, aderendo a un meme, da buon niubbo ne parlai qui in maniera molto istintiva. Per me quel post ha ancora un buon valore ermeneutico e rimando, pertanto,  a un prossimo futuro le ulteriori considerazioni frutto di un mio studio più specifico.

Al momento posso solo invitarvi al Kublai Camp di Roma con l’amarezza di chi non potra esserci.

Facebook: il peggio del meglio

“Come sei capitato su Fb ?”

“Boh, m’ha tirato dentro un amico …”.

Fb sta per Facebook il socialnetwork più generalista in assoluto (proprietario Mark Zuckerberg, un giovane americano di 23 anni) che insieme a Myspace (il social network del magnate australiano Rupert Murdoch) si gioca la posta della rete sociale più frequentata.

Facebook attira e continua ad attirare per l’estrema semplicità con cui si costruisce un proprio spazio: basta creare un profilo, magari mettendoci una bella foto e aspettare che gli amici che ti “aggiungono” come contatto facciano il resto.

Giuseppe che ci annuncia il 2009 con qualche inquietante previsione, in parte anticipa di poco la riflessione di un amico che tempo fa mi confessava di aver trovato in Facebook l’appagamento sociale che il proprio blog non gli procurava (scarsi o nessun commento ai propri post) indipendentemente da quando e come aggiornava i propri post. Insomma Facebook da molta forza alle relazioni tra utenti più che all’utente stesso. Nella stragrande maggioranza dei casi si cercano persone note e ci si addensa in gruppi scolastici, di tifosi di qualche sport o di star a vario titolo. In una giornata arrivano una infinità di giochi, quiz, cause varie, test di intelligenza e  gruppi di conoscenti che anche solo con il semplice accesso ti fanno sentire più “sociale”.  Ovviamente quello che, oggi, viene definito come “social spam” è sempre in agguato.

La “3 UK” prima di lanciare il proprio “socialfonino“  aveva indagato il target di riferimento scoprendo, tra le altre cose, che il 36 % dei lavoratori inglesi si connetteva a un social network dalla sede di lavoro, ma in Italia lo faceva il 58 %, in Germania il 56%, in Francia il 53% e in Spagna il 41%.

La sensazione è che “siamo tutti dentro”  e anche se Facebook non è il “Panopticon” di Bentham comequalcuno ha teorizzato, ci obbliga a una certa sovraesposizione.  In sostanza quando il “social net-work” si allarga e diventa molto “social” poco “net” e per niente “work” viene fuori il meglio e il peggio: in sostanza viene fuori tutto. Viene fuori la società così com’é nuda e cruda, senza filtri.

Anche se, dopo  il grande assalto europeo, Facebook censura a tutta forza tenendo fede a una “propria” singolare linea di condotta (politici troppo “quotati”, spammoni, mamme che allattano, giovanette che sculettano, gruppi estremisti, ecc…) le società vengono fuori comunque  in tutta la loro reale “bruttezza”. E’ così che l’utentestandard si ritrova assalito dalla inebriante condivisione dell’eccesso (poi quelli che si interrogano sull’abbassamento della soglia della privacy, non hanno il coraggio di condannare direttamente il mezzo, così come fecero, e continuano a farlo, i demonizzatori della TV di fronte all’ondata di real-tv e/o trash-tv). Una condivisione in parte sopportata dall’accettazione implicita dei settaggi di default (non scopriamo certo oggi che l’utente medio, cioè la maggioranza, accetta tutto di default, così come la storia di Windows ci insegna) e in parte voluta attraverso una ferma volontà di mostrare, mostrarsi e farsi trovare (il solito fermo e ben saldo concetto di esibizione).

In mezzo ? I soliti furbi ! Gli “approfittatori”: quelli che fino alla fine degli anni ottanta hanno cercato di venderti una enciclopedia bloccandoti la porta di casa con un piede;  quelli che poi hanno abbandonato la cultura e sono passati all’attrezzatura e che pur di venderti un folletto o un bimbi avrebbero fatto le pulizie di pasqua alla tua casa e avrebbero cucinato per l’intero condominio.  Sono gli stessi che per tutti gli anni novanta hanno inzeppatoi loro siti e portali di banner pubblicitari e link-spara-dialer e che con gli anni duemila hanno raffinato i loro contenuti promuovendo se stessi e le proprie cose continuando a riempirti la casella di posta. Per non parlare diquelli che nell’era del blog hanno pubblicizzato soltanto i propri libri oppure quei giornali che hanno soltanto messo on line la propria agenda setting (oltre alla pubblicità ovviamente). Aggiungiamo a tutto questo anche isurfisti del nuovo (quelli che cavalcano le onde e che ogni fenomeno è buono comunque per venderci un libro – l’Espresso con Second Life e Nòva24Ore con Facebook) e da ultimi quell’esercito di persone che creano sempre “eventi” per vendere pacchetti-party per ogni tipo di festa. E se questa è solo una piccola parte della nostra società, non dimenticatevi degli scalmanati del calcio (queli che il lunedì si accapigliano nei bar, negli uffici o in piazza per un fuorigioco) o degli irriducibili nostalgici del ventennio fascista e giù, fino in fondo,  a quelli che sostegono pubblicamente dei boss mafiosi come Totò Riina e Bernardo Provenzano. Pensate che su Facebook ci sono quasi  mille fan di Provenzano, cinquemila di Riina e numerosi gruppi che richiamano nel loro nome lamafia, la camorra, la ndrangheta e la sacra corona unita.

Come si chiude il cerchio ?
Per esempio quest’ultimo con il gruppo  “Fuori la mafia da Facebook” che raccoglie, al momento, più di 41milaiscritti (e ovviamente ne parla la stampa nazionale ed estera) e si contrappone massicciamente ad uno sparuto gruppo che anche nella “società reale” è minoritario ma che non riesce ad esserne espulso.

Ecco Facebook è tutto questo e molto altro ancora e credo che il nostro futuro non potrà mai essere da meno, “da più” sicuramente !

:)

Mi hanno sfilato Lucania Lab da sotto i piedi

L’altra sera sono entrato in Second Life e sono atterrato su Lucania Lab (che era l’ultimo posto visitato qualche giorno prima) ma appena messo i piedi per terra mi hanno sfilato di sotto tutto il Lucania Lab

ecco le pietre di Lucania Lab

ecco le pietre di Lucania Lab

ecco il vuoto lasciato da Lucania Lab

e questo è il vuoto lasciato da Lucania Lab.

🙂

Riparte unAcademy

Finalmente riparte unAcademy, uno dei tanti laboratori esperienziali e sperimentali in SL del nostro infaticabile GG.

Il 26 novembre, alle 21, aprirà la nuova stagione, Francesco Pizzetti (Presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali) che terrà una conferenza intitolata “Social Network: i valori della community, le incognite della Rete“.
La domanda pressante è “come far convivere privacy e libertà”. A partire dal Memorandum di Roma e dalla Risoluzione di Strasburgo si cercherà di ragionare su questo problema.

Blog Action Day

Domani è il Blog Action Day e si parlerà di povertà.
Per partecipare bisognerà scrivere un post sul tema della povertà taggandolo “blog action day”.

Username check

Bella questa cosa trovata su downloadblog che nell’intento di dirvi se il vostro nome è già in uso sui vari social vi stimola, attraverso una bella vista d’insieme, a registrarvi dappertutto per il solo gusto di occupare l’occupabile.

:)

Warnings for internet users

Uno studio dei ricercatori della North Carolina State University dimostra come la gran parte degli utenti di Internet non sia in grado di distinguere un pop-up vero da uno falso (cioè quelli progettati per ingannare gli utenti in download di software nocivi).

Michael S. Wogalter, professore di psicologia alla North Carolina State University, sottolinea come lo studio dimostri “quanto sia facile ingannare le persone sul Web”.

L’inchiesta ha esaminato le reazioni degli studenti di fronte a pop-up veri e a pop-up falsi. Le differenze tra il vero e il falso messaggio sono state così sottili da ingannare ben il 63% del campione, quindi tutte persone a rischio e che potenzialmente potrebbero aprire le porte dei propri computer a software maligni (come spyware o virus).

Stranamente, dice David Sharek coautore dello studio, l’opzione semplice di chiudere la finestra del messaggio, non è stata quasi mai scelta.

Wogalter spiega, infine, che i risultati dello studio sottolineano la necessità di educare gli utenti di Internet ad essere più cauti:

“Siate diffidenti quando si apre un pop-up e chiudete la casella invece di fare clic su OK”.

[via il disinformatico]

Tagging blog posts

Quanto tempo impiega un blogger nell’aggiornamento del blog?

A questa e ad altre domande risponde l’ultima indagine che Technorati ha condotto sulla blogosfera.

Un blogger su quattro impiega circa dieci ore settimanali per aggiornare il proprio blog, solo un 15% impiega meno di un’ora alla settimana.

Mentre la maggior parte dei blogger gestisce da solo il proprio blog, uno su dieci paga un esperto per questo servizio e uno su cinque (Aziende) impiega personale a tempo pieno o part-time.
Secondo i dati di Technorati i blog più frequentemente aggiornati hanno maggiore authority rispetto a quelli con aggiornamenti discontinui.

L’uso dei tag è abbastanza frequente e una classifca stilata a giugno 2008 ne raccoglie i più popolari:
1. News (191.403)
2. Musica (71.531)
3. Video (63.855)
4. Internet (56.849)
5. Blog (56.733)
6. Politica (53.986)
7. Vita (52.805)
8. Business (50.413)
9. video (40.162)
10. Film (36.205)
11. Tecnologia (35.456)
12. Famiglia (34.745)
13. Viaggi (33.172)
14. Sport (31.646)
15. Entertainment (28.413)
16. Software (28.269)
17. Diario (28.499)
18. Follie (28.230)
19. Art (25.852)

Le categorie più gettonate sono, invece: news, musica, video e politica.

Otto blogger su dieci utilizzano il commento diretto sul proprio blog e hanno attivo un feed RSS. Una minoranza inserisce video e foto e aggiorna il blog attraverso dispositivi mobili.

Come un blogger attira attenzione (e visitatori)?

Techorati dice che i blogger sono veri e propri esperti delle risorse che generano traffico.
Le strategie principali sono: “listing their blogs” su Technorati e su Googlee, commentare o linkare altri blog che partecipano a un blogroll o a una blog directory; ma ricordarsi: tagging blog posts” è l’unico modo per essere trovati facilmente. Conta molto anche essere collegati ad altri siti web e avere un buon numero di link in ingresso (i migliori ne hanno in media 30).
Per “fidelizzare” l’utente, il blogger cerca di creare eventi appositamente pensati per i suoi lettori (il blogger conosce il proprio target).

Alla domanda: “avete creato un evento per i vostri lettori ?” il “Corporate blogger” risponde per ill 10%, quello professionale per l’8% e il blogger “Personal” per il 6%.

La stragrande maggioranza dei blogger monitorano le visite alle pagine almeno con cadenza mensile, mentre il 5% non se ne cura affatto. Gli strumenti più utilizzati sono Google Analytics (utilizzato da 2 a 3 blogger), SitemeterStatcounter (da 1 a 5 blogger), il 42% utilizza più di un servizio.