Ancora Twitter…

Se scrivete su Google le parole “guida+twitter” vi vengono fuori qualcosa come 26 milioni di risultati che, sicuramente, raccontano una storia lunghissima nel web (circa 6 anni) con un interesse ancora in crescendo.
Io che non sono un grande esperto e neanche un grande utilizzatore di Twitter vi segnalo soltanto qualche link qua e là (ma forse solo a mia memoria).
Se consideriamo l’anno di nascita di Twitter allora con molta probabilità l’origine dei vari consigli sullo strumento non può che essere quello di Brogan e di York.
La Repubblica sta sul pezzo e se ne accorge nel 2009.
C’è poi quello spiegato alle mamme  e la sua utile traduzione di Markingegno.
Quello for dummies è un punto fermo, ma anche chi insegna ad usarlo e chi ne ha fatto un blog dedicato.
Catepol, da navigata utilizzatrice, può sempre dirne qualcosa mentre  Luca Conti ce  lo spiega sulla carta stampata.
Da buon accademico Giovanni Boccia Artieri da qualche indicazione tecnico e, ovviamente, il punto di vista di GG è sempre una lettura interessante che non può mancarci.

#copiaincrozza ovvero il delirio del copyright di Twitter

crozza a ballaròCos’è successo in questi giorni? Semplice, Crozza ha pronunciato alcune battute nella trasmissione “Ballarò” che, secondo alcuni, erano state prese pari pari da Twitter.

Tutto qui? Esatto, tutto qui ma solo per persone strane come me, certamente non per i twitteraniduriepuri a cui non va giù che alcune battute su Alemanno o su Ratzinger non siano farina del sacco del comico. La colpa: non aver “citato la fonte”! E di quale fonte parliamo? Stiamo parlando di un social network che per sua natura condivide e replica informazioni ma non credo che si preoccupi di certificarne le fonti.

Se scrivo una breve battuta su un social qualsiasi che poi replico “automaticamente” su mio blog, su Twitter, su Facebook, su Google+, ecc… c’è qualcuno che verrà a controllare le mie fonti? Magari ho sentito la battuta sul treno e lo twittata, sono io l’autore? Posso indignarmi e creare un hashtag contro chiunque replichi quella battuta? E tutti quelli che la replicano retwittandola (RT) hanno verificato le mie fonti? Se no, sono complici di reato?

Insomma un social network che fa della ridondanza il suo lavoro principale e, soprattutto, la sua fortuna con che diritto può indignarsi? Soltanto perché Crozza non ha anteposto un RT? Ma i signori del #copiaeincrozza hanno verificato le fonti di quelle battute così vecchie che io avevo già letto in rete e certo non in Twitter.

Come diceva Totò…   ma mi facciano il piacere.

Il social verticale (da Fiorello alla Canalis)

Già da un po’ di tempo era stata avvistata la presenza di star (in genere televisive) all’interno del Twitter nostrano e probabilmente la prima grande star  a lanciare i suoi primi tweet  è stata Simona Ventura. Poi pian piano tutti a seguire fino al caso eclatante di Fiorello che, in pochi mesi (o forse giorni), ha portato il fenomeno alla ribalta: se oggi al bar e negli uffici si parla anche della tweettata tra @mehcadbrooks e la @canalis (e si conosce perfino il significato di hashtag ) è sicuramente merito suo.

Il fenomeno è stato analizzato in modo serio da Giovanni Boccia Artieri al quale, ovviamente, rimando per approfondimenti vari e mi fermo, com’è il mio solito, sottolineando interrogativamente alcune questioni: 1) perché le star si infilano sui social network ?  2) Cosa ne viene ai social?

Sulla prima questione sono convinto che la “colpa” (non in senso negativo) stia tutta stipata nelle tecniche di questa nuova leva di esperti in comunicazione i quali consigliano, nelle loro strategie, di stare dentro i fenomeni sociali e di battere il ferro finché è caldo.  Si tratta di una “nuova” cultura (un nuovo vangelo che sulla scia delle vecchie sperimentazioni condotte negli USA, pone in cima alla check list la parola “marketing”) tutta incentrata sulla comunicazione pubblicitaria che, semplicemente, vede il “prodotto” come una volpe che deve abitare il pollaio (“il cliente”) e che, quindi, quando piomba nel social network deve poterne tirare fuori soltanto il succo interessante.

Sulla seconda questione, invece, credo che ai social ne vengano fuori due cose a prima vista antitetiche ma che in definitiva sono strettamente collegate tra loro. La prima è resa benissimo nel finale del post di Giovanni («la forza dirompente della Rete sta nell’aver reso i rapporti orizzontali [e che] pensare a nuove verticalità sarebbe un triste passo indietro»),  ovvero: il social sembra subire una corruzione di natura spaziale, l’orizzontalità che tende alla verticalità. La seconda è che proprio questa tendenza alla verticalità rende più popolari i social rafforzandoli proprio nella loro natura sociale proprio quando da elitari (o semi elitari) divengono popolari. Credo che il caso di Facebook spieghi meglio di mille parole quello che cerco di dire.  Il social ne vien fuori bene e meglio da queste iniezioni di “verticalità” poiché cedendo piccolissime  quote orizzontali ne riguadagna tantissime altre e con una forza propagatrice pari a quella delle onde sonore.

[bloggo uno] Pellegrini e il suo blog

C’era un tempo in cui esistevano i blogroll, essì perché tra tutti quelli che si dimenavano nella scrittura di un diario in digitale non ci voleva molto a tenerli insieme in una lista. Oggi chi se lo sognerebbe?
Nell’indecisione se continuare a tenere aperto questo spazio (e questo dominio) mi chiedo cosa siano diventati oggi i blog.
Ma le domande potrebbero essere più di una (servono ancora? Hanno un senso e un ruolo?) e siccome risposte non ne ho cercherò di trovare ispirazione da qualche altra parte lasciando qui e la qualche appunto.
Nella mia esplorazione random trovo il blog di Federica Pellegrini dove la nuotatrice mondiale annuncia il divorzio dal suo allenatore con la pacifica constatazione che “non e’ semplice lavorare tranquillamente convivendo cn tutto il circo mediatico che mi gira attorno…“.

Che altro dire del suo blog? Beh, che l’italiano non vive nell’acqua.  🙂

Barcamp InnovatoriPA 2011

Anche quest’anno parte il Forum PA e scatta l’appuntamento con il Barcamp InnovatoriPA, presso la Fiera di Roma l’11 Maggio (dalle 10,00 alle 17,30) al Padiglione 10, Sala D.

Qui ti aggiungi se vuoi partecipare.

Il tema è la scoperta del web sociale da parte della PA ma le domande che ci si pone sono numerose e vanno dal come la PA stia presidiando il web sociale fino al capire la natura della sua presenza.

Il format sarà quello rodato dei “cluster a tema” (tanti tavoli per le diverse sessioni) e si cercheranno eventuali soluzioni al “come la PA debba guardare (e stare) al web sociale”.

Ecco come in linea di massima sarà organizzata la giornata:

Mattina – La PA parla ai social network
10.00 – 10.30 introduzione e avvio
10.30 – 11.30 presentazione dei temi (modello IGNITE 5 minuti ciascuno)
11.30 – 13.30 prima sessione ai tavoli tematici

13.30 – 14.30 break

Pomeriggio – I social network parlano alla PA
14.30 – 15.30 presentazione dei temi (modello IGNITE 5 minuti ciascuno)
15.30 – 17.00 seconda sessione ai tavoli tematici
17.00 – 17.30 5 minutes of madness

Sempre all’interno del Forum PA vi segnalo per martedì 10 maggio alle ore 15

il talk show “Open Data: dalle parole ai fatti” organizzato da Ernesto Belisario e l’Associazione Italiana per l’Open Government dove si cercherà di spiegare come si fa Open Data lanciando il contest Apps 4 Italy.

Ah, dimenticavo, io purtroppo quest’anno non potrò essere presente e me ne dispiace moltissimo…

Le parole che si impigliano nella rete

Francesco Forlani in un post su Nazione Indiana di qualche tempo fa a proposito di Dublinesque, l’ultimo libro di Vila-Matas, parla della rete e delle parole che vi si impigliano (nella rete appunto).

Nel citare il personaggio del romanzo di Mila-Matas ( che  “entra in molti blog per informarsi su quanto si dice dei libri che ha pubblicato. E se trova qualcuno che dice qualcosa di minimamente fastidioso, manda un post anonimo tacciando di ignorante o imbecille la persona che lo ha scritto.”) giunge a alla conclusione, semplice, che quello che era roba da critici oggi lo si fa con un un semplice commento. Praticamente, dice Forlani, è quanto accade su Anobii, dove dominano i “lettori critici amatoriali” i quali instaurano una “dittatura terribile quella dei lettori critici“: “per intenderci, si possono trovare I fiori del male o Aspettando Godot, quotati con una sola stellina di gradimento.

E meno male che a Forliani non è nota l’evoluzione delle social-librerie; chissà cosa ne avrebbe pensato del “salto quantico” descritto da Giuseppe nel passaggio a Goodreads.

Ma giustamente, ci suggerisce Dublinesque, il funerale (se proprio di morte si deve parlare) al massimo potrebbe essere dei libri non certo della letteratura che è “qualcosa di più dei libri“. In fondo, il destino del libro è  “un oltre”…..

Quando la ricerca sparisce

Senza i motori di ricerca il web certamente non sarebbe  quello che è e la loro evoluzione ha fatto (e che ci piaccia o no,  continuano a farlo) la storia di molte delle nostre scelte al di là del web. Dunque le variazioni e gli “esperimenti” di Google non sono proprio poca cosa e le sue tendenze diventeranno le nostre, inevitabilmente, almeno per il momento.

Ma quali sono queste tendenze?

Se pensate alla ricerca siete lontani o quantomeno poco vicini, in realtà il lavoro dei search engine ha più a che fare con l’euristica. Quello che all’inizio era information retrieval (recuperare informazioni e renderle disponibili in un certo formato) diventa ben presto soltanto recupero e catalogazione. E che ne è del “ricercatore” ? Semplice, la ricerca viene trasformata in “richiesta” e a chi chiede non si offrono risultati ma si danno risposte.  La cosa mi fa venire in mente una vecchia battuta sulla differenza tra filosofia e politica: la prima è scienza delle domande e la seconda delle risposte…  Quindi Google deve risponde continuamente a delle domande e per farlo in modo efficiente ed efficace deve effettuare ancora uno spostamento di asse, su quello del riferimento, deve passare dal nostro mondo a un mondo altro attraverso un metamondo, quello proprio dell’engine. Qui il motore si personalizza e si assume in proprio il problema dell’uomo: “ottenere risposte efficienti ed efficaci”, ovvero veloci e verosimili. Come fare questo? Non certo con la scienza e neanche  con l’empirismo, le cose si farebbero troppo lunghe e l’interesse nella richiesta cadrebbe nell’oblio è molto più semplice risalire alla radice delle risposte immediate (e verosimilmente le uniche possibili)  ovvero trasportare il tutto verso il concetto di mito e di religione (terzo spostamento di asse).

E’ in questo mondo che si danno le risposte che sono le uniche possibili ed è in questo mondo che si accettano le risposte conformandole e adeguandole alle domande. Ecco l’ultimo spostamento, quello finale:  partire dalle risposte per arrivare alle domande. E’ risaputo che dopo aver scritto la nostra domanda non andiamo oltre la prima pagina delle risposte e su questo si è fondata “la vendita delle risposte” ovvero la fabbrica del “posizionamento”.

E’ ovvio a questo punto che l’unica parola-chiave dei motori sia “velocità”.  E qual è la maggiore velocità raggiungibile da un motore di ricerca?   In un certo senso quella della luce, ovvero anticipare la domanda. E’ quanto accade da un po’ di tempo con Google che velocità le risposte suggerendoti la domanda per ogni sillaba trascritta e, sempre più veloce,  anticipandoci l’idea stessa che ci saremmo formati della domanda. La visualizzazione dell’anteprima nella pagina dei risultati (la cosiddetta serp) rende sostanza, materializza il concetto di domanda: la rende visibile, reale e sostanziale alla nostra percezione, dunque reale e possibile. Avremo la sensazione che il motore abbia letto bene le nostre intenzioni e sappia esattamente cosa cercavamo (il trasferimento è completato).

Ecco il senso dell’ultima applicazione di Google (in qualche modo già sperimentata da Bing) continuare nell’espansione del dominio delle risposte restringendo sempre di più quello delle domande.

E la ricerca? No, quella… è sparita da tempo.

Basilicata bloggers

Continua il censimento dei blog lucani, più o meno, ancora attivi.

Ho aggiornato la lista cancellando tutti gli url non più raggiungibili e lasciando tutti gli altri, anche  quelli che sembrano del tutto abbandonati ma ancora raggiungibili (non si sa mai) e ho inserito la data del loro ultimo aggiornamento.

Per il momento il censimento riguarda soltanto i blog di tipo personale, anche se gestiti da più persone, l’importante che non siano riferibili a organizzazioni e/o movimenti di qualsiasi tipo.

[Ultimo aggiornamento 14 gennaio 2012]

 

autore/i nome del blog aggiornato
Andreina Romano The Survival Kit for social life 03/01/2011
Andy Powes AndyPower’s blog 06/09/2011
Anna Russelli annarusselli 16/11/2009
Antonio Bevilacqua Nathan2000 04/07/2011
Antonio Nicastro Astronik 13/01/2012
Antonio Carlucci Blog di Antonio Carlucci 31/03/2010
CaGi Cagi 14/01/2012
Cambianeve Il parere della bionda 13/01/2012
Caterina Policaro Catepol 10/01/2012
Clara Rita Longo Clarita 09/01/2012
Danilo Turi SocialismoSurreale 03/09/2010
Osolemia Free Sun For Everyone 23/02/2011
Elisa Laraia Elisa Laraia artist 21/12/2011
Enrico De Vita enrico de vita 06/12/2011
Ernesto Belisario Diritto 2.0 01/01/2012
Ezio Tarquilio In principio era internet 17/05/2011
Funny Funnyg’s Weblog 18/12/2009
Gianfranco Giusto Gianfranco Giusto 02/07/2009
Gianni Centonze Iomedesimo 06/10/2011
Giovanni Calia Giovanni Calia 22/11/2011
Giuseppe Marotta Pratica e Diritto 14/01/2012
Giuseppe Cosenza Pollinokombat 13/04/2011
Giuseppe Granieri GG Blog Notes 14/01/2012
Giuseppe Romaniello giusepperomaniello 30/12/2009
Donato Mola HyperBros 12/01/2012
il Caf il Caf 20/07/2010
Giancarlo Tramutoli Giancarlo Tramutoli 24/12/2011
Giulio Laurenzi e Giancarlo Tramutoli Il tratto e la lampadina 23/07/2010
Giulio Laurenzi Giulio Laurenzi 12/01/2012
Luca Santoro Il mondo è fuori 13/01/2012
Luciano Petrullo Luciano Petrullo 13/01/2012
Maria Pia De Natale In estrema sintesi 06/01/2012
Maria Pina Ciancio Maria Pina Ciancio 24/08/2011
Mario Depizzo abracadabra creo con le parole 16/10/2011
Mirtilla Let It Be 20/10/2011
Ndunetta C’era una volta Potenza 30/05/2011
Nicola Violetto Nicola Violetto 11/01/2012
Lorenza Colicigno Parola di donna 22/11/2011
Pietro Monteleone Less is more… 29/06/2010
Pino Suriano LA PRO – VOCAZIONE 22/12/2011
Renato Pezzano renatopezzano 13/12/2012
Rooki Rosa Rosantica 22/12/2009
Rosa Piro Artarie 29/03/2010
Rossella Grenci Rossella Grenci 13/01/2012
Rossella Tedeschi diario estemporaneo 04/01/2012
Sergio Ragone sergio ragone blog 19/12/2011
Stefano Laguardia Stefano Laguardia 14/12/2011
Vacanze Lucane Vacanze Lucane 14/01/2012
Vito Colangelo VitoCola 10/01/2012
Viviana Lanza vivingmyself 10/10/2009

L'illuminismo dei mondi virtuali

Peter Ludlow, uno dei maggiori filosofi della tecnologia, sostiene che i “mondi virtuali” (tutte le nuove forme di cultura,  di comunicazione, di informazione e di incontro on-line) stanno diventando sempre più decisivi nell’orientamento dell’opinione pubblica.

Nel suo ultimo libro, “Il nostro futuro nei mondi virtuali” edito da 40k Books, sottolinea come questi mondi virtuali, con le loro leggi e la loro diffusa influenza culturale stanno velocemente cambiando il mondo reale.

Ma cosa accadrà quando gran parte del web si sarà tramutato in mondi virtuali ?

Ludlow, rispondendo alle domande di Francesco Longo su “L’Espresso” del 21 ottobre, sostiene che bisognerà fare i conti con la costituzione di questi social network i quali essendo amministrati in forma dittatoriale (è il gestore che decide il bello e il cattivo tempo, se bandire qualcuno dalla community, ecc..), conseguono il risultato di essere meno democratici delle società reali.
Dunque,  “possono essere manipolati per servire gli interessi di un individuo invece che del gruppo” e quindi esiste il concreto “rischio che i mondi virtuali ci rendano avvezzi a vivere in ambienti poco democratici, dove sono aboliti quei diritti frutto di secoli di lotte, progresso e conquiste civili. In altre parole, le dittature on line ci rendono più passivi nei confronti di un dittatore nel mondo reale”.

Ludlow suggerisce “una sorta d’illuminismo dei mondi virtuali, dove i gestori offrano nuovi strumenti per condurre esperimenti di democrazia”.  Insomma una governance dei social network che dovranno essere visti come vere e proprie “nazioni” più che come  aziende private.

back to blog

Si ritorna sui blog? Macché… nonno’. Se ne torna a parlare, così come avviene ogni tanto, ciclicamente, giusto per smuovere le acque.
Perché Mantellini, ultimamente, ne ha scritto un elogio, perché il Mestiere di Scrivere vi si è riconosciuta dentro e perché alla blogfest, nel suo Write Camp, se ne è parlato un po’.

Si elogia lo sproloquio o la “lentezza del pensiero“: ora si premia l’attiva immaginazione ora si sfugge dall’approssimazionismo.

Io che sono costituzionalmente e tenacemente lento di pensiero e che anche praticamente sbaglio le cose più semplici e scontate, come trasferire l’hosting del blog e abbandonare tutto l’archivio dei post (pressappochismo elevato a sistema), non so neanche archiviarli  “questi pensieri” lenti…  Che’ mi resta allora?  Credo soltanto la velleità di scrivere in libertà quel cazzo che mi passa per la testa… o poco meno.

Oramai scrivo da elefante e mi presento da moscerino così da avere la visibilità di un batterio… Insomma se tempi migliori arriveranno non lo so (ma ci credo poco), di certo la strada non l’ho ancora trovata.