Ora pro Apple

Se ti appassioni alla religione, nel senso che ne studi un po’ la storia e l’evoluzione, ti rendi conto che la sua base logica si sposta, si modella, si mimetizza in funzione della cultura dominante delle comunità riuscendo a mantenere fermo il suo peso “irrazionale”.  L’uomo religioso, l’uomo credente, è colui che accetta che le scienze gli mostrino il mondo presente e il futuro prossimo (anche se in contrasto con la propria fede) ma non quello ultimo, ed è questa la sua forza: immaginare, pensare a un mondo di cui nessuna scienza può parlare.  Ecco perché siamo invasi da fedi a 360 gradi: amiamo il cibo, tifiamo per una squadra e viviamo di passioni sfrenate per gli oggetti; addirittura un 3% di scienziati si professa credente  (non ricordo quale scienziato aveva detto che non si meravigliava del  fatto che la maggioranza delle persone fossero religiose, mi il fatto che lo erano quel 3%). Non conosco la percentuale di religiosi tra i geek o tra i semplici appassionati di tecnologia ma di certo la Apple è un grande tempio e i suoi fanboy non guardano neanche più alle caratteristiche tecniche del prodotto ma si limitano ad apprezzarne quasi esclusivamente l’involucro.  Solo un uomo religioso può capire ed apprezzare Apple e che questa religione sia sottile e infingarda ce lo dimostra un solido e apprezzato commentatore tecnologico che mette da parte un 80% di “cosucce” che stanno al di là di un iPhone  per salvarne un 20 fatto di “design e immediatezza”.

Insomma, se non fossimo di fronte a un fenomeno religioso faticherei non poco a trovare il bandolo della matassa.

🙂

ePub LCP il nuovo standard per l’opera digitale?

 Il DRM (Digital Rights Management) è il sistema attraverso cui si gestiscono i diritti d’autore “digitali”, ovvero la protezione che l’autore (o l’editore) imprime al proprio prodotto (testi, audio, video, ecc…) per salvaguardarlo da eventuali copie non autorizzate. Anche chi raramente legge un libro “non di carta”sicuramente ne ha sentito parlare, così come avrà dimestichezza con sigle come ePub e PDF; forse un po’ meno con IDPF  (International Digital Publishing Forum) ovvero con l’organo che gestisce lo standard ePub.

Proprio in questi giorno l’IDF ha lanciato un nuovo tipo di DRM che viene definito più “leggero”.  Si tratta dell’ePub LCP  e la sua leggerezza sta tutta dentro una minore protezione dei contenuti (“lightweight content protection”).

Questa minore rigidità potrebbe essere fondamentale sia per realizzare uno standard unico nel settore editoriale e conseguentemente una maggiore diffusione e circolazione dei contenuti digitali, ma anche un abbassamento dei costi delle operazioni di protezione che oggi, invece, devono tener conto dell’hardware e del software dell’utilizzatore (potenza e memoria del processore, encryption keys, key obfuscation, ecc…).

L’idea è più o meno quella di sfruttare l’esperienza di iTunes che viene citata come una buona pratica di protezione che che anziché allontanare il cliente con la rigidità dei sistemi di sicurezza lo cattura con una maggiore semplicità e una minore intrusività.

Google Maps next generation

Chi ha letto “Snow Crash” di Stephenson o, meglio, ha avuto a che fare con Second Life anche solo da turista occasionale,  può avere un’idea “pratica” di ciò che qui ci interessa. Dovete solo immaginare questa situazione: aprire Google Maps per cercare una strada in città e, come sicuramente fate, prendere l’omino giallo di Street View per guardare meglio i palazzi e i negozi in modo da memorizzare mentalmente il percorso o l’angolo in cui svoltare. Adesso a questa situazione aggiungete, per esempio, una stazione della metropolitana e il desiderio di guardarci dentro. Immaginate di cliccare su quell’involucro e di ritrovarvi davanti a treni che vanno e vengono, a un tabellone con gli orari di arrivo e di partenza e tutto il resto… Ecco quello che si può fare con UpNext. Questa nuova app per smartphone utilizza un’idea semplice e geniale: rendere navigabile  lo “scarto”, ovvero ciò che per Google Maps è solo lo “sfondo” (dell’oggetto principale “strade”).

Anche se l’applicazione copre solo una ventina di città americane, ci anticipa il futuro prossimo delle mappe virtuali: non più elementi statici che ruotano intorno al mouse “stretchandosi” insopportabilmente, ma oggetti tridimensionali ben distinti e dinamici che rendono quel mondo, per quanto possibile, immersivo.

Un pad per gamers (Asus TF300)

E’ vero, Asus qualche problemino con i tablet l’ha avuto, ma l’insistenza nel migliorare i suoi prodotti porta quasi sempre a buoni risultati e questo risultato dovrebbe essere l’ultimo nato della serie “Transformer”: il “Pad 300”, appena sbarcato sul mercato italiano. Ha due versioni interessanti: il TF300TG-1K121A, prezzo € 499,00, con a bordo l’Android 4.0, un processore Nvidia Tegra3 quad core, connettività 3G e WiFi, Bluetooth 3.0, SSD 32 GB e-MMC, e schermo da 10”; e il TF300T-1K169A, prezzo € 398,94, identico al primo ma senza connettività 3G.

La buona novità, secondo me, sta tutta nel processore che sicuramente interesserà i gamers (infatti verrà venduto anche nelle catene “Gamestop”) visto che è possibile usare il joypad e sfruttare la micro-HDMI per connettere il Pad alla TV, sfruttando così il full-HD, oltre all’ottimo segnale 3D a 720p.

Per l’uso “office” si può aggiungere la TF300 Mobile Docking, prezzo € 148,95 che oltre a trasformare il Pad in un netbook contiene una batteria supplementare che porta l’autonomia complessiva a 16 ore, ma aggiunge 550 g. di peso in più.

Vetrine a pagamento


Come cambiano le cose? Sicuramente linearmente e a volte a salti ma raramente qualcuno torna sui suoi passi… Voglio dire che raramente mi capita di assistere, nella sfera delle attività economiche, che qualcuno faccia un passo indietro nei suoi profitti per stare più vicino ai consumatori.

Io mi sono sempre illuso che qualche “imprenditore” illuminato ogni tanto dimostri che si possono abbassare i prezzi di un prodotto soltanto rinunciando a una percentuale del proprio profitto.

Ma purtroppo la tendenza non è quella, evidentemente, se su melamorsicata viene pubbicizzato questo store di app tutte italiane ma con un piccolo prezzo per l’accesso. Si lo so che è un’app anchessa ma che senso può avere far pagare l’ingresso in un supermercato?

Sarebbe come, più o meno, rendere a pagamento le vetrine dei negozi.

Che senso avrebbe tutto questo?

Qualcuno dirà: ma sono solo 70 centesimi che non ripagano neanche il lavoro dello sviluppatore… Si è probabile ma in ogni caso nessun proprietario di negozio chiede un piccolissimo pagamento a chi guarda la sua vetrina attraverso un vetro che avrà pure avuto un costo.

Rendere immune la pen drive

Nell’azienda per cui lavoro la stragrande maggioranza dei colleghi mi portano delle pen-drive infettate da virus che poi caricano in memoria malware di ogni tipo (o viene attaccato il file autorun.inf oppure il file LNK per il quale Microsoft ha rilasciato un apposito “Security Advisory n.2286198”). Ovviamente l’infezione avviene sui propri pc casalinghi sui quali, abitualmente, la maggior parte di loro lavora loggandosi con profili amministrativi. Nell’azienda tale propagazione non avviene poiché gli utenti sono tutti user serplici (con restrizioni) e quindi i file eseguibili non hanno linfa vitale.

Solitamente formatto queste pen-drive con il file system NTFS e spiego come comportarsi con il proprio pc; ma siccome questa tiritera continua senza un’apparente soluzione di continuità trascrivo qui, a mia e altrui memoria, la piccola procedura da seguire per una formattazione “protetta” della pen-drive.

Partiamo dal presupposto che siate in possesso di un pc con SO Windows (Seven, Vista, XP o Windows 2000) e quindi:

1. inserite la vostra pen-drive (ovviamente su un pc non infetto) e da pannello di controllo selezionate la vostra unità e formattatela scegliendo l’opzione con file system NTFS;

2. entrare nel vostro supporto e create una cartella con un nome a piacere (dove all’interno metterete tutti i vostri file) la mia, per esempio, si chiama “vito”;

3. con il tasto destro del mouse cliccate sulla cartella “vito”, andate su “Proprietà”, poi su “Protezione”  (nel caso il tab “Protezione”  non sia visibile andate in “Strumenti” -> “Opzioni cartella” -> “Visualizzazione” e togliete la spunta a  “Utilizza condivisione file semplice”) e quindi cliccate su “Avanzate”;

5. in  “Avanzate” togliete il segno di  spunta a “Eredita dall’oggetto padre le autorizzazioni”;

6. in “Utenti e gruppi” vedete  solo “Everyone” e in “Autorizzazioni per Everyone”  vedete spuntate “Controllo completo”, “Modifica” e “Lettura”;

7. confermate tutto e andate nelle “Risorse del computer”, selezionate col tasto destro del mouse sulla vostra pen-drive e poi andate in “Proprietà” e nuovamente in “Protezione”;

8. in “Autorizzazioni per Everyone” (del tab “Protezione” ) spuntate soltanto “Lettura ed esecuzione”, “Visualizzazione contenuto cartella” e “Lettura”.

Adesso sulla vostra pen-drive è possibile scrivere soltanto nella cartella “vito” ma non nella root principale (e neanche il virus può farlo).

Cosa vi mancherà adesso? Soltanto l’utilizzo della comoda scorciatoia  “invia a” ma ne avrete guadagnato in sicurezza e serenità.

Altro piccolo problema è rappresentato dalle pen-drive di piccole dimensioni che non possono essere formattate in NTFS, ma anche in questo caso basta prima formattarle con FAT32 e poi convertirle in NTFS  (nelle risorse del computer guardate qual è la lettera assegnata alla vostra pen-drive, per esempio L, cliccate su “Start”  e poi su “Esegui” qui scrivete “cmd”;  nella finestra dos scrivete: “convert L: /fs:ntfs”).

🙂

Cosa non è un barcamp

Cos’è un barcamp ? Lo si ripete ormai da anni fino alla nausea. Ogni volta che se ne organizza uno c’è sempre la mini spiegazione o un link a Wipipedia.
Non voglio aggiungere niente di più ma soltanto sottolineare un dato storico (che gli organizzatori e i frequentatori dei barcamp conoscono benissimo): i barcamp nacquero sulla scia dei foocamp e hanno conservato, come valore aggiunto, la condivisione, la collaborazione  e la diffusione di temi, legati sostanzialmente al web, ma tutti rigorosamente sviluppati “dal basso”.
“Dal basso” non è uno slogan ma da senso a queste “non conferenze” che se non organizzate intorno a temi  decisi dai partecipanti in loco (o al massimo indicati, in linea di massima, in quelle piattaforme collaborative che si chiamano wiki) non sarebbero barcamp.  Anche quando ci si riferisce al termine barcamp in occasioni “istituzionali” come quella della pubblica amministrazione, si “salva” quel valore  partecipativo dal basso di cui parlavo prima.

Detto questo mi chiedo: che cos’è “uropabarcamp” ?

Dice l’amico Gianni nel presentare l’iniziativa: “ho pensato ad una iniziativa forte e concreta che metta a confronto tutti coloro con cui dialogo in rete e quanti altri vorranno, su alcuni spunti di dibattito che saranno arricchiti proprio grazie al contributo di tutti voi. (…) ognuno potrà esprimere sui temi che proponiamo la propria opinione, aiutandoci in questo modo a elaborare idee e proposte per l’Europa di domani. (…) incontrarci per discutere insieme delle idee che ci siamo scambiati sul web. Chi non potrà intervenire personalmente, potrà comunque dialogare con noi attraverso collegamenti video o chat.

Ecco cosa non è un barcamp.

Per questa iniziativa, pur lodevole, andava bene soltanto e semplicemente un gruppo su Facebook (che pure è stato creato)  ma perchè parlare di barcamp?

Dalle proposte alle azioni

Mercoledì 19 maggio, alla fiera di Roma, si terrà la seconda edizione del Barcamp degli innovatori della Pubblica Amministrazione.

Dalle proposte, alle azioni è soltanto lo slogan di lancio perchè, come ogni barcamp, anche questo non ha molto di precostituito ma una serie di temi proposti in real time. Ecco quelli già indicati nel wiki:

• Gianluigi Cogo: un marketplace delle applicazioni della PA, creazione di un gruppo di lavoro, road map, messa in produzione.
• Flavia Marzano: social network e PA, opportunità e rischi
• Vittorio Alvino: openparlamento: quando i dati non sono apert”
• Antonino Mola: “ePartecipation, il modello Veneto”
• Luca Ribani-Michele d’Alena: l’AUSL di Bologna e le redazioni diffuse tra aspetti comunicativi e gerarchie
• Carlo Cannafoglia: ecoCatasto ed ecoFiscalità: la proposta di cambiamento che nasce dal basso
• Attilio A. Romita – roadmap verso lo e.Gov: dalla cultura della e.exclusion al una reale e.inclusion
• Roberto Scano: l’evoluzione dell’accessibilità: i nuovi requisiti per il Web della PA
• Marco Dal Pozzo: biblioteche sul Web dal Web e conseguente benessere spirituale e materiale per la comunita’
• Alessandro Nasini:  PA e Imprese: alleanza possibile
• Armando Leotta:  Social Network: sicurezza, privacy e consapevolezza. Verso un nuovo modello di privacy?

Che dire ….  ah si, ci saro’ anch’io.   :)