Quanto ti fa l'avatar

Tonyno Vella riporta una curiosità che riguarda  il consumo energetico su Second Life.

Sembra che un avatar consumi mediamente 1,752 kW-h (cioè più energia di quanta ne possa consumare un cittadino del Terzo Mondo) ma sempre niente al confronto di una ricerca giornaliera su google che produce l’equivalente di una tonnellata e mezza di Co2.

Ma se siete interessati all’argomento leggetevi il post su Mytech.

L’unica conclusione che ne ho tratto io è che sembra che la colpa sia tutta di google…   mah…

Il cappello alla romana

Lukemary Slade (Luca Splodi) mette nel sacco della Befana un po’ di domande su Second Life (che cos’è, che rapporto si ha, quali speranze, delusioni ed esperienze) e per iniziare racconta la sua esperienza nel metaverso. Mentre Alberto Cottica spera tanto che Second Life possa significare un “meshup tra RL e mondi metaforici basati su tecnologia semplice ed economica e su una buona comprensione dell’uso sociale del mezzo. Meno viaggi, meno costi, più accesso“.

Io sono “sbarcato” in SL nell’agosto del 2007 e poco dopo, aderendo a un meme, da buon niubbo ne parlai qui in maniera molto istintiva. Per me quel post ha ancora un buon valore ermeneutico e rimando, pertanto,  a un prossimo futuro le ulteriori considerazioni frutto di un mio studio più specifico.

Al momento posso solo invitarvi al Kublai Camp di Roma con l’amarezza di chi non potra esserci.

Facebook: il peggio del meglio

“Come sei capitato su Fb ?”

“Boh, m’ha tirato dentro un amico …”.

Fb sta per Facebook il socialnetwork più generalista in assoluto (proprietario Mark Zuckerberg, un giovane americano di 23 anni) che insieme a Myspace (il social network del magnate australiano Rupert Murdoch) si gioca la posta della rete sociale più frequentata.

Facebook attira e continua ad attirare per l’estrema semplicità con cui si costruisce un proprio spazio: basta creare un profilo, magari mettendoci una bella foto e aspettare che gli amici che ti “aggiungono” come contatto facciano il resto.

Giuseppe che ci annuncia il 2009 con qualche inquietante previsione, in parte anticipa di poco la riflessione di un amico che tempo fa mi confessava di aver trovato in Facebook l’appagamento sociale che il proprio blog non gli procurava (scarsi o nessun commento ai propri post) indipendentemente da quando e come aggiornava i propri post. Insomma Facebook da molta forza alle relazioni tra utenti più che all’utente stesso. Nella stragrande maggioranza dei casi si cercano persone note e ci si addensa in gruppi scolastici, di tifosi di qualche sport o di star a vario titolo. In una giornata arrivano una infinità di giochi, quiz, cause varie, test di intelligenza e  gruppi di conoscenti che anche solo con il semplice accesso ti fanno sentire più “sociale”.  Ovviamente quello che, oggi, viene definito come “social spam” è sempre in agguato.

La “3 UK” prima di lanciare il proprio “socialfonino“  aveva indagato il target di riferimento scoprendo, tra le altre cose, che il 36 % dei lavoratori inglesi si connetteva a un social network dalla sede di lavoro, ma in Italia lo faceva il 58 %, in Germania il 56%, in Francia il 53% e in Spagna il 41%.

La sensazione è che “siamo tutti dentro”  e anche se Facebook non è il “Panopticon” di Bentham comequalcuno ha teorizzato, ci obbliga a una certa sovraesposizione.  In sostanza quando il “social net-work” si allarga e diventa molto “social” poco “net” e per niente “work” viene fuori il meglio e il peggio: in sostanza viene fuori tutto. Viene fuori la società così com’é nuda e cruda, senza filtri.

Anche se, dopo  il grande assalto europeo, Facebook censura a tutta forza tenendo fede a una “propria” singolare linea di condotta (politici troppo “quotati”, spammoni, mamme che allattano, giovanette che sculettano, gruppi estremisti, ecc…) le società vengono fuori comunque  in tutta la loro reale “bruttezza”. E’ così che l’utentestandard si ritrova assalito dalla inebriante condivisione dell’eccesso (poi quelli che si interrogano sull’abbassamento della soglia della privacy, non hanno il coraggio di condannare direttamente il mezzo, così come fecero, e continuano a farlo, i demonizzatori della TV di fronte all’ondata di real-tv e/o trash-tv). Una condivisione in parte sopportata dall’accettazione implicita dei settaggi di default (non scopriamo certo oggi che l’utente medio, cioè la maggioranza, accetta tutto di default, così come la storia di Windows ci insegna) e in parte voluta attraverso una ferma volontà di mostrare, mostrarsi e farsi trovare (il solito fermo e ben saldo concetto di esibizione).

In mezzo ? I soliti furbi ! Gli “approfittatori”: quelli che fino alla fine degli anni ottanta hanno cercato di venderti una enciclopedia bloccandoti la porta di casa con un piede;  quelli che poi hanno abbandonato la cultura e sono passati all’attrezzatura e che pur di venderti un folletto o un bimbi avrebbero fatto le pulizie di pasqua alla tua casa e avrebbero cucinato per l’intero condominio.  Sono gli stessi che per tutti gli anni novanta hanno inzeppatoi loro siti e portali di banner pubblicitari e link-spara-dialer e che con gli anni duemila hanno raffinato i loro contenuti promuovendo se stessi e le proprie cose continuando a riempirti la casella di posta. Per non parlare diquelli che nell’era del blog hanno pubblicizzato soltanto i propri libri oppure quei giornali che hanno soltanto messo on line la propria agenda setting (oltre alla pubblicità ovviamente). Aggiungiamo a tutto questo anche isurfisti del nuovo (quelli che cavalcano le onde e che ogni fenomeno è buono comunque per venderci un libro – l’Espresso con Second Life e Nòva24Ore con Facebook) e da ultimi quell’esercito di persone che creano sempre “eventi” per vendere pacchetti-party per ogni tipo di festa. E se questa è solo una piccola parte della nostra società, non dimenticatevi degli scalmanati del calcio (queli che il lunedì si accapigliano nei bar, negli uffici o in piazza per un fuorigioco) o degli irriducibili nostalgici del ventennio fascista e giù, fino in fondo,  a quelli che sostegono pubblicamente dei boss mafiosi come Totò Riina e Bernardo Provenzano. Pensate che su Facebook ci sono quasi  mille fan di Provenzano, cinquemila di Riina e numerosi gruppi che richiamano nel loro nome lamafia, la camorra, la ndrangheta e la sacra corona unita.

Come si chiude il cerchio ?
Per esempio quest’ultimo con il gruppo  “Fuori la mafia da Facebook” che raccoglie, al momento, più di 41milaiscritti (e ovviamente ne parla la stampa nazionale ed estera) e si contrappone massicciamente ad uno sparuto gruppo che anche nella “società reale” è minoritario ma che non riesce ad esserne espulso.

Ecco Facebook è tutto questo e molto altro ancora e credo che il nostro futuro non potrà mai essere da meno, “da più” sicuramente !

:)

L'allevamento Lager

Siccome verso la fine dell’anno bisogna pure fare il punto su qualcosa  vi metto qui queste immagini che possona dare “una” misura delle crudeltà dell’uomo.

[immagini eliminate]

Qui potete leggere un po’ di storia e trovare altri riferimenti.

Tutti uniti, tutti insieme…

EF’s Blog si chiede che fine abbia fatto il Partito democratico…

Dopo i “fatti”  di questi ultimi giorni (Pescara, Potenza, Napoli), Walter Veltroni prima rinnova la fiducia al sindaco di Napoli, che promette un profondo rimpasto nella sua giunta, poi invita il partito a discutere della “questione morale”.

Intanto la “Giunta delle autorizzazioni a procedere” della Camera respinge la richiesta di arresti domiciliari per il deputato del Pd. All’unanimità tutti i deputati sia della maggioranza che dell’opposizione si oppongono alla richiesta della Procura di Potenza (ad eccezione dell’Italia dei Valori).

Ecco che fine ha fatto il Pd di Veltroni. Dopo la “democristianizzazione”, la “barackizzazione”  ora si passa alla volata “garantista” (si badi bene che garantismo sta per garanzia del proprio posto) di Berlusconi.

Insomma come nella vecchia commedia di Dario Fo (”tutti uniti tutti insieme, scusa ma quello non è il padrone”) quando si tratta di salvarsi il “posto” non c’è differenza che tenga.

Di cosa discuterà la direzione del PD ? Di che questione morale si tratterà ? Di queli rinnovamenti ci sono sul tavolo ?

E’ facile prevederlo, tanto alle rivoluzioni non ci crede piu’ nessuno tanto meno quelli del PD.

Uccidete Faletti

No, non spaventatevi, non odio Faletti a tal punto (diventare il mandante di un assassinio poi…).

Quello che vi consiglio è soltanto un gioco divertente, ma se poi scoprite che ammazzare Faletti vi diverte più di leggere un suo romanzo, beh allora cavoli vostri.

faletti

cliccate sull’immaine e divertitevi.

Fatelo uscire

tesluk_senza_baffo

E ci risiamo, il mio caro e affezionatissimo quotidiano è di nuovo in emergenza. Sono quasi 37 anni che  questo giornale combatte con i propri bilanci, ma questa volta la redazione dice che  “non si tratta di raccogliere qualche soldo per sopravvivere” ma di trovare le risorse per una battaglia di libertà che non riguarda solo “il Manifesto”.

Ecco l’appello lanciato dal giornale e se volete, poi, in basso c’è qualche istruzione su come partecipare alla campagna di sottoscrizione.

I tagli ai finanziamenti per l’editoria cooperativa e politica non sono misurabili «solo» in euro, in bilanci che precipitano nel rosso, in giornalisti e poligrafici che rischiano la disoccupazione. Sono lo specchio fedele di una «cultura» politica che, dall’alto di un oligopolio informativo, trasforma i diritti in concessioni, i cittadini in sudditi. Non sarà più lo stato (con le sue leggi) a sostenere giornali, radio, tv che non hanno un padrone né scopi di lucro. Sarà il governo (con i suoi regolamenti) a elargire qualcosa, se qualcosa ci sarà al fondo del bilancio annuale. Il meccanismo «tecnico» di questa controrivoluzione lo abbiamo spiegato tante volte in queste settimane (e continueremo a ricordarlo), ma il senso politico-culturale dell’operazione è una sorta di pulizia etnica dell’informazione, il considerare la comunicazione giornalistica una merce come tante altre. Ed è la filosofia che ha colpito in questi ultimi anni tanti altri beni comuni, dal lavoro all’acqua.

Noi ci batteremo con tutte le nostre forze e pubblicamente contro questa stretta: porteremo questo obiettivo in tutte le manifestazioni dell’autunno appena iniziato, stringeremo la cinghia come abbiamo imparato a fare in 37 anni di vita difficile ma libera, incalzeremo la politica e le istituzioni perché ne va della democrazia, spenderemo l’unico nostro patrimonio, cioè il nostro lavoro, per fornire il supporto giornalistico a questa battaglia di civiltà. E ci apriremo all’esterno ancor di più di quanto abbiamo fatto fino a oggi per raccogliere forze e saperi nuovi e capire come essere più utili a chi si oppone ai poteri che ci vogliono morti.

Faremo tutto questo, come sempre e più di sempre. Ma oggi siamo di nuovo qui a chiedere aiuto ai nostri lettori e a tutti coloro che considerano un bene essenziale il pluralismo e la libertà d’informazione. A chiedervi di sostituire ciò che questo governo ci nega con uno sforzo collettivo. In un panorama politico e culturale disastrato, di fronte alla lunga sconfitta che in un ventennio ha smantellato la stessa idea di «sinistra», non ci rassegneremo alla scomparsa. Perché, a differenza del protagonista di «Buio a mezzogiorno» di Arthur Koestler, non crediamo che «morire in silenzio» sia una lodevole testimonianza finale. Se questo governo e i poteri che rappresenta vogliono chiuderci, noi vogliamo riaprire. Con tutti voi, perché altrimenti è impossibile.

Campagna di sottoscrizione:

– On line (versamenti con carta di credito sul sito ed è il metodo più veloce ed efficace);

– telefonicamente (sempre con carta di credito, al numero 06-68719888, o via fax al numero 06-68719689. Dal lunedì al sabato, dalle ore 10,30 alle 18,30. Dove potete telefonare anche per segnalare, suggerire e organizzare iniziative di sostegno);

– bonifico bancario (presso la Banca popolare etica – Agenzia di Roma – intestato a il manifesto – IBAN IT40K0501803200000000535353);

– Con Conto corrente postale (numero 708016, intestato a il manifesto Coop. Ed. Arl. – via Bargoni 8 – 00153 Roma).

Mi hanno sfilato Lucania Lab da sotto i piedi

L’altra sera sono entrato in Second Life e sono atterrato su Lucania Lab (che era l’ultimo posto visitato qualche giorno prima) ma appena messo i piedi per terra mi hanno sfilato di sotto tutto il Lucania Lab

ecco le pietre di Lucania Lab

ecco le pietre di Lucania Lab

ecco il vuoto lasciato da Lucania Lab

e questo è il vuoto lasciato da Lucania Lab.

🙂

Che belle impiegate

Oggi al telegiornale vedo il nostro premier mentre parla in una conferenza stampa dopo aver visitato la sede di Poste Italiane. Nell’intento di fare un complimento all’azienda (così come fece per Barack Obama dicendogli che era «bello, giovane e abbronzato»), ha dichiarato di aver visto  anche «tante impiegate e pure belle…. complimenti all’ufficio del personale».
Probabilmente Silvio è talmente convinto che il concorso alle poste venga superato in bikini, come  per le veline di “striscia la notizia” che nessuno dal pubblico ha osato dirgli la verità.

Ma poi perché rovinargli questa illusione, in fondo illudendoci si vive meglio e pure senza tensioni.

Rientra la sveldolata?

La scissione tanto svendolata per il momento non ci sarà. Lo annuncia Marco Damilano su L’Espresso di qualche giorno fa.

Insomma la data fissata per la separazione (il 13 dicembre) slitta verso tempi migliori e sul suo blog (dove il culto della personalità traspare “a mala pena” dai faccioni che spuntano da ogni pagina) Vendola non ne parla.

Può darsi che per intercettare quel minimo di cambiamento, bisogna seguire quel ragionamento che traspare dal post su La Gru: “Una sinistra di poesia e realtà“.

Ma può anche darsi che abbia ragione il mio amico quando sostiene che il presidente della Regione Puglia  abbia semplicemente obbedito alla strategia della distensione elaborata da Fausto Bertinotti (che è proprio la tesi sostenuta dall’articolo de L’Espresso).

Cosa è prevalso nella scelta vendoliana ?  Il centralismo democratico oppure la tattica attendista per  preparare un decisivo ed efferato attacco al cuore del partito ?

Dopo le europee si vedrà.