Il rinnovo della carta di identità elettronica

La nostra storia inizia con la scadenza della carta di identità elettronica del mio amico Gerry, emessa cinque anni fa.

Gerry,  notata la scadenza ravvicinata della propria c. i. elettronica, si reca presso la sede più vicina dell’ufficio anagrafe del comune di Potenza.  Ha in testa la certezza che il rinnovo di quella tessera, con quel bel chip in bella mostra, sia roba da era elettronica finale: infilare la tessera in un “coso”, il pollice e la faccia in un altro e contemporaneamente dichiararsi italiano “a voce”.  Insomma roba da “Minority Report”, o giù di lì…

Niente di tutto questo: il comune gli rilascia un bel certificato, formato A4, con tanto di timbro, nel quale si dichiara che la carta n.xxxx è valida fino al……. e l’impiegato dell’anagrafe si premura pure di raccomandare all’amico di portare sempre con se, insieme alla carta di identità, quel pezzo di carta.

Ma che bel documento elettronico che ha adesso in tasca Gerry. Quella carta  che col tempo aveva ridotto le sue dimesioni e racchiuso tutte le informazioni necessarie all’interno di un involucro più sicuro e resistente,  si ritrova, in 3 minuti, quintuplicata in dimensioni e irrimediabilmente indebolita: avete mai provato a portare un foglio A4, stampato da una stampate laser, piegato in quattro all’interno di un portafogli ?

Ma come siamo arrivati a questo ? Semplice una legge del 2008:

Legge 6 agosto 2008, n. 133
Art. 31. Durata e rinnovo della carta d’identità
1. All’articolo 3, secondo comma, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni, le parole: «cinque anni» sono sostituite dalle seguenti: «dieci anni» ed e’ aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Le carte di identità rilasciate a partire dal 1° gennaio 2010 devono essere munite della fotografia e delle impronte digitali della persona a cui si riferiscono.».
2. La disposizione di cui all’articolo 3, secondo comma, del citato testo unico di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, come modificato dal comma 1 del presente articolo, si applica anche alle carte d’identità in corso di validità alla data di entrata in vigore del presente decreto.
3. Ai fini del rinnovo, i Comuni informano i titolari della carta d’identità della data di scadenza del documento stesso tra il centottantesimo e il novantesimo giorno antecedente la medesima data.

Intanto il comma 3 dice che il comune doveva avvisare il mio amico Gerry sulla scadenza della propria carta e poi non mensiona alcun certificato di rinnovo anche se non so come il comune possa superare l’ostacolo della data di scadenza impressa sulla tessera.

Ma siccome “mal comune è mezzo gaudio”  leggetevi questo post  e scoprirete non solo tutta la storia contorta di questa benedetta tessera ma da commenti ccome questo, scoprirete l’assurdità tutta italiana:

“Io ce l’ho da 5 anni e l’ho rinnovata lo scorso 8 maggio. Mi hanno dato un comune foglio di carta formato A4 che attesta la proroga del documento per altri 5 anni da allegare alla carta scaduta. Sono andata in Tunisia con gita organizzata da tour operator e non mi hanno fatto nemmeno fatto varcare la soglia rimettendomi sullo stesso aereo di arrivo che rientrava. Il documento non è stato riconosciuto mentre chi aveva la vecchio documento cartaceo con il timbro di rinnovo è entrato tranquillamente. Non ho altro da aggiungere valutate voi”

Filrouge

Potenza si è svegliata stamattina avvolta in una lunga striscia rossa che attraversa i vicoli, le scale e le strade del suo centro storico.

L’idea, così come raccontata dal TG3, è quella di creare un filo d’unione con i monumenti e le opere d’arte in modo da guidare il turista lungo i percorsi storico-artistici dell’antico centro potentino.

Io ho fatto un giro per la via Pretoria (vi metto qui l’immagine) e la sensazione che ne ho ricevuto è stata quella di una città che si prepara a qualche evento con la creazione di zone “off limits”.

Forse sarebbe stato meglio una linea molto più sottile e soprattutto un colore diverso.

Grandi idee alla Microsoft

Su Dowloadblog leggo questa notizia: una grande azienda come la Microsoft esegue i suoi grandi licenziamenti.

Sarà che siamo europei, addirittura italiani, che non siamo proprio abituati alle cose grandi e dunque ci impressioniamo facilmente.

E’ che…. a noi…  ci fa una certa impressione sapere di un’impresa che dopo aver già licenziato 1.400 lavoratori ne annuncia altri 2.200 nei prossimi mesi…

Insomma proprio un bel grande primo maggio per i lavoratori Microsoft, non c’è che dire.

Ma intanto Brad Smith, Microsoft’s Senior Vice President, prima ci ricorda che negli States non c’è il primo maggio e poi  annuncia che  nel 2010 verranno fatte nuove assunzioni:  ” da 2.000 a 3.000 nuovi posti di lavoro”.

Cioè ?  Non ho capito ! Si licenziano 3.600 lavoratori per poi promette di assumerne due o temila?

Sti americani non avranno il primo maggio ma il “gioco delle tre carte”  lo conoscono benissimo.

:(

L'uomo invisibile

Una rilettura tardiva de “L’uomo invisibile” (Ralph Ellison,  1952), forse potrebbe giovare alla comprensione del cambiamento ?

Lo pensa Alessandro Portelli e ne parla su “Il Manifesto” sottolineando due frasi del discorso di Obama che fanno riflettere più di tutte le altre:

– l’America è un paese di cristiani e mussulmani, ebrei e indù e di non credenti

– l’America e quel paese dove un presidente che è appena andato via parlava direttamente con Dio e affermare, in un momento così solenne, che anche chi non crede è un cittadino come gli altri non è uno scherzo.

L'allevamento Lager

Siccome verso la fine dell’anno bisogna pure fare il punto su qualcosa  vi metto qui queste immagini che possona dare “una” misura delle crudeltà dell’uomo.

[immagini eliminate]

Qui potete leggere un po’ di storia e trovare altri riferimenti.

Domani in piazza

Martedì scorso è stato firmato da CISL e UIL un documento di preaccordo con Brunetta che tra le tante cose individua anche le risorse economiche per i contratti del pubblico impiego (biennio economico 2008-2009). Mentre l’inflazione reale viaggia intorno al 7%, l’incremento biennale degli stipendi sarà del 3%. Ciò significa che con quei 40 euro il potere d’acquisto delle buste paga non potrà neanche lontanamente risalire il burrone in cui è scivolato.
Quell’accordo, giustamente, non è stato sottoscritto dalla CGIL che ha riconfermato lo sciopero nazionale già annunciato da tempo.

Aggiungiamo a tutto questo che sia la CISL che la UIL continuano a intrecciare rapporti, partecipando anche a incontri carbonari, con chi ha ben altro in mente e lo può fare soltanto avendo difronte un sindacato diviso.

Leggete cosa dice Sacconi:

«Il problema è che la Cgil si è isolata dalla altre organizzazioni, non ha sottoscritto il primo documento sulla modifica del modello contrattuale, che invece è stato condiviso da Cisl, Uil e Confindustria. Si è sottratta alla responsabilità di firmare l’accordo quadro per l’impiego pubblico come si è sottratta all’accordo sul commercio, come purtroppo sta facendo in molte circostanze. Spero che intervenga una riflessione all’interno di quella organizzazione, perché il fatto di isolarsi da tutti gli altri attori sociali non può non generare riflessioni sulla linea seguita fin qui. Rifletta la Cgil sul fatto di mettere veti su tutto. Gli incontri informali avvengono continuamente, sono nella prassi delle relazioni industriali».

Ma una cosa positiva c’è ed è la reazione dei lavoratori che invece decidono di non accettare quell’accordo e di scendere in piazza con la CGIL. Domani, infatti, tutta la UIL-FPL e molti lavoratori  della CISL aderiranno allo sciopero nazionale. Per parare il colpo sapete cosa farà domani la CISL ? Svolgerà delle assemblee sindacali (remunerate) dei propri iscritti per cercare di arginare le fughe…

mah :-|

Parliamo di Congo

E’ estremamente interessante quel micro dibattito sviluppatosi sotto il post di Vale Landia e mi ha impressionato il fatto che lei abbia quasi chiesto scusa per aver detto una cosa semplice ma più reale del re.

Siccome sono uno di quei pochi che di Obama si è interessato poco , non  perchè contrario alla sua elezione ma perchè ho ritenuto e continuo a ritenere esagerato, se non inutile, tutto l’interessamento e l’ambaradan nostrano intorno a queste elezioni. Poi Veltroni e  Franceschini hanno appena chiarito che sono in attesa dell’onda lunga… e allora buon per loro.

Ma parliamo di Congo. E’ un paese grande quasi quanto un quarto dell’Europa,  e dispone: di una discreta ricchezza naturale di oro, diamanti, uranio, cobalto, rame, legno, gomma arabica e soprattutto coltan (il tanto conteso metallo utilizzato per telefonini e per componenti informatiche in generale).

E’ uno stato sotto dittatura ereditaria dove lepresident ha poteri assoluti: nomina direttamente i parlamentari, il primo ministro, il governo, le commissioni, e tutto il resto.

Vive un conflitto tra i più sanguinosi al mondo tanto da aver dato vita alla “guerra mondiale africana“, con 3 milioni di morti (tutti civili e la maggior parte bambini) e 3 milioni di sfollati.

Più o meno fino al 2004 i caschi blu dell’ONU hanno garantito una piccolissima e flebile stabilità ma dal 2005 la situazione è precipitata.

Che succede oggi nel Congo ?  “La Repubblica” cita cifre da cataclisma: “Gli sfollati in Congo sono più di un milione e 600.000. Sono presi in trappola senza né acqua né cibo” e non riescono ad essere raggiunti da nessun tipo di aiuto umanitario. L’unica presenza, al momento, è quella dei “Medici senza frontiere” e di qualche centro salesiano che se pur minacciato resiste per proteggere i bambini ospitati.

Eugenio Balsini, coordinatore regionale dell’organizzazione non governativa Coopi ha dichiarato che “Il problema piu’ grande e’ il rifornimento di viveri, la pipeline del Pam e’ in crisi gia’ da luglio. Si aspettano altre scorte, ma non si sa quando arriveranno. Il l Cndp controlla le strade di accesso a Goma e non passano prodotti agricoli. La via di vettovagliamento principale e’ il Ruanda che pero’, qualora la diplomazia dovesse fallire, potrebbe decidere di chiudere le frontiere. (…) Nessuno va e nessuno vienese si oltrepassa il blocco non si torna piu’ indietro: si viene reclutati per combattere, un rischio che corrono soprattutto i bambini orfani. Sul piano negoziale il rischio maggiore e’ quello di tornare alle vecchie dinamiche: accordi che verranno meno dopo una fase di calma di 6-8 mesi; poi una nuova esplosione di violenza. Resta il fatto che l’opzione militare non ha portato a nulla finora“.

Allora si possono fare tante cose e tra le tante anche questa, ma comunque parliamone !

L'autunno caldo di Alemanno

Il sindaco di Roma ha dato via al nuovo corso: il piano sgombero-centri-sociali che è iniziato proprio ieri con l’ex Horus club di Montesacro.

La polizia dichiara che nel centro c’erano ben “7 molotov e 17 fumogeni perfettamente funzionanti” mentre i ragazzi del centro negano tutto accusando la polizia di utilizzare la stessa strategia della “scuola Diaz“.

Per Alemanno, invece, quella è proprio la prova che “la preoccupazione della presenza di una violenza politica e di una rete che si muove all’interno dei centri sociali non era infondata”.
Ma perchè partire proprio dalle case occupate dai giovani di sinistra ?.
Se l’è chiesto anche Giuliano Castellino, presidente di Casa d’Italia Prati, che però ha prontamente invitato l’ex collega di partito a stralciare dal piano proprio le case occupate dalla destra (Casa d’Italia, Casa PoundForo 753).

Ma il prode Alemanno è stato chiaro: “Qui non si tratta di fare la guerra ai centri sociali, la nostra non è una battaglia ideologica: a Roma c’è un problema di stabili occupati che sottraggono spazi alla cittadinanza. Se dentro ci sono ragazzi di destra, anche loro dovranno andarsene”.

Insomma la nuova “strategia della tensione”, annunciata pure da Berlusconi contro gli sfaccendati studenti anti-Gelmini, ha preso corpo.
….. E poi dicono che l’autunno è freddo.

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Povertà

Tengh’ la capa vlozz’ vlozz’ nun pozz’ magnà mi manca nu vrazz’…

Iniziava così una poesia intitolata “il Poveruomo” di zio Peppino Viggiano che rappresentava, per me, una sorta di archetipo del povero di paese.

Ma che cosa è la povertà ?
E’ facile per chiunque comprendere il concetto di povertà identificandola con una situazione di indigenza economica, è una tautologia, e ricercare la parola povertà da qualche parte non ci illumina più di tanto. Perchè conosciamo bene l’opposizione “avere non avere” è dentro di noi, fa parte della nostra cultura “lievitazionale”. Ovunque, qualsiasi popolazione del globo, differenzia l’esistenza sociale tra chi ha (e/o può avere) e chi non ha (e/o non può avere). Ecco perchè ci scandalizza così poco parlare di povertà e non sappiamo andare oltre l’argomento retorico. Anche la complessa idea di Paolo di Tarso che tutto ci è stato dato in uso e non in proprietà, non è potuta mai diventare comandamento ma consiglio, invocazione, missione.
Ed è proprio il concetto di proprietà (e la sua contraddizione) ad essere la base di tutti i conflitti ideologici e sociali della civiltà.
Sradicare la ricchezza non è diventata mai una idea radicale di massa perchè proprio il concetto di povertà (e di proprietà) è assai complesso. Pensiamo al fatto che in persiano, per esempio, esistono più di 30 termini per indicare un povero; in Africa si usano da tre a cinque termini e nella Torah se ne usano otto.
Quindi, chi sono i poveri ?
Sulla quantità approssimativamente si può dire che i poveri sono la stragrande maggioranza della popolazione mondiale, non foss’altro per reggere il concetto di ricchezza. Identificare un povero, invece, è più arduo. Majid Rahnema, dice che nel mondo ci sono tanti poveri e tante percezioni della povertà quanti sono gli esseri umani.
Quindi possiamo dire che ciascuno di noi ha una propria idea di povertà il che porta a pensare che potremmo non essere in grado di identificare i poveri della nostra collettività o anche della nostra famiglia. L’ISTAT parla di povertà assoluta e povertà relativa defininendo la prima come classe di individui che non sono in grado di acquistare il “paniere” di beni e servizi e l’altra come famiglia composta da due persone con un consumo inferiore a quello medio pro capite.

Se poi guardiamo i numeri di questi ultimi anni (quelli italiani) vediamo che la percentuale delle famiglie che dichiara di avere almeno un problema nell’acquisto di alcuni beni e servizi essenziali, come cibo, gas, luce, telefono e cure mediche, è salito vertiginosamente. Trovarsi oggi in condizioni di povertà combacia sempre più con la privazione che l’individuo subisce nei confronti dei consumi medi della sua comunità.

Da ciò poi partono a raffica meccanismi complessi e tragici per i quali le famiglie si indebitano eccessivamente perchè non riescono ad acquistare prodotti attraverso la propria dotazione finanziaria.

Se dovessimo chiedere ad un passante quanto deve guadagnare un cittadino per non essere considerato povero, per l’ISTAT questi dovrebbe rispondere 1.300 euro per un single e 1.800 euro per una coppia (le famiglie numerose dovrebbero guadagnare più di 2.000 euro mensili).
Provate invece a chiederlo anche voi ai vostri conoscenti, ai vostri colleghi e se volete a qualche passante e verificherete di persona l’aderenza o meno della stima sulle percezioni, io so di certo che una larga maggioranza di precari, pensionati e famiglie monoreddito vivono con molto, ma molto meno, se poi non lo percepiscano come povertà è un altro paio di maniche.

Sciopero della pagnotta

Le associazioni dei consumatori invitano tutti i cittadini a non acquistare tutti quei prodotti che hanno subito un gravoso aumento di prezzo (rispetto a un anno fa il prezzo della pasta è aumentato del 26%, il pane del 16%, pollo e patate oltre il 40%) per giovedì 18.
Si chiede inoltre “una tariffa sociale elettrica estesa anche al gas e l’Iva sul gas metano al 10% anche per il riscaldamento, sanzioni per le scuole e gli insegnanti che non rispettano il tetto di spesa previsto dalla legge, cartellini “antispeculazione” che indichino il prezzo di vendita al dettaglio accanto a quello finale, un meccanismo che obblighi le società petrolifere ad adeguare il prezzo della benzina alla discesa dei prezzi del greggio, non solo ai rincari, la riduzione delle accise da tempo promessa dal governo. E ancora: un recupero fiscale (con detrazioni o bonus) per almeno 300 euro a famiglia, delle maggior tasse che le famiglie stanno pagando per via dell’inflazione.

Secondo il dossier preparato dalle associazioni, gli aumenti comporteranno un aumento medio di € 617 a famiglia:

  • € 180 in più per il riscaldamento;
  • 120 per i prodotti alimentari (spesa anelastica all’interno della quale le speculazioni sono maggiori poichè sono prodotti che bisogna necessariamente acquistare);
  • € 55 per l’RC auto;
  • € 62 per la scuola;
  • € 312 per il gasolio, e € 204 per la benzina;
  • € 32/39 per il ristorante;
  • € 732 per l’affitto di casa.
  • Raddoppiate le spese per la manutenzione, per i mutui se a tasso variabile, e per l’ICI (€ 49 al mese in più pari a € 588 annui).

    Allora il 18 si protesta e si invita il presidente del Consiglio ad adottare provvedimenti in difesa del potere d’acquisto (i consumi sono scesi del 3-4%, mentre l’inflazione reale è ben più del 4,1% e si appresta a salire intorno all’8%) e a prevedere misure sanzionatorie laddove sono evidenti le speculazioni, come per gli aumenti di pane e pasta.
    Si aggiunga anche una utilissima sospensione di 3 ore dell’utilizzo del telefonino, così come proposto da un forum di Kataweb, per inviare un segnale forte alle compagnie telefoniche che proprio in questi giorni stanno mettendo mano, unilateralmente, alle tariffe.

    Mozzarella casalese

    Francesco Bidognetti, ex capo-clan della camorra e collaboratore di giustizia, nel ricostruire per i magistrati tutta l’attività criminale dei casalesi, ha delineato il quadro della “catena contaminata” del latte di bufale.
    Tutto nasce quando i casalesi iniziano a comprare terreni per seppellirvi i rifiuti tossici (provenienti soprattutto dal Nord): la terra rimossa la si usa per “i cantieri delle grandi opere” e i fondi rimasti contaminati vengono utilizzati per i pascoli e le stalle degli allevamenti della zona.
    Decine di stalle, migliaia di bufale importate clandestinamente dalla Romania, veterinari compiacenti e via alla nuova attività “artigianale” (neanche la brucellosi ostacolerà i casalesi).

    Francesco Schiavone mi rispose che quelle dei paesi dell’est non erano idonee alla produzione del latte ma solo per la carne. Mi spiegò tuttavia che le bufale della Romania potevano essere utilizzate per sostituire dei capi infettati destinati all’eliminazione, che dovevano essere occultati e sottratti agli abbattimenti disposti dall’autorità, al fine di continuare a usarle per fare la mozzarella di bufala. Mi disse che alcuni allevatori di Casale già stavano acquistando degli animali in Romania per sostituire le bufale infette”.

    [da L’Espresso]