Hackmeeting 0x11 2014
Io ho scoperto di essere proteso verso la filosofia hacker quando a 11 anni smontai completamente un robottino che mi avevano appena regalato per vedere com’era fatto dentro e come funzionava. Riuscii dopo non pochi sforzi a rimetterlo insieme e, bene o male, a farlo funzionare nuovamente anche se con delle simpatiche varianti.
Se siete orientati verso una cultura della criticità digitale non potete perdevi questo appuntamento: torna a Bologna, dopo 12 anni, dal 27 al 29 giugno, l’hackmeeting italiano 2014.
E’ un incontro annuale di tutte le controculture digitali e delle comunità critiche nei confronti dei meccanismi di sviluppo delle tecnologie in Italia.
E’ un incontro per veri e provetti hackers, cioè di tutti coloro che non si rassegnano di fronte alle scatole chiuse ma tentano sempre di aprirle anche solo per vedere cosa c’è dentro e come son fatte.
Saranno tre giorni intensi di giochi, feste, e scambio collettivo di idee, esperienze e saper fare.
E’ un evento autogestito, non ci sono fruitori ma solo partecipanti.
L’idea di base è sempre la stessa: Spazio Pubblico Autogestito basato sull’antifascismo, antisessismo ed antirazzismo.
sicuramente online
Un iPad per la stampante 3D
Sono in tanti quelli che si cimentano in assemblaggi o realizzazioni di stampanti 3D, diciamo, low cost che a parte l’appagamento derivante dal semplice montaggio (fatte le dovute proporzioni, più o meno la stessa che deriva dall’assemblare un comodino dell’Ikea) procura cocenti delusioni come risultato.
Sembra che uno dei problemi sia il “letto di stampa“. Spesso l’oggetto vi rimane incastrato o non si attacca proprio e molti usano il pyrex (o vetro borosilicato), di diversi spessori, che con il suo basso coefficiente di dilatazione termica, permette un più sicuro riscaldamento/raffreddamento. Accade però, anche in questo caso, che spesso le parti rimangano attaccate e si strappino nel tentativo di staccarle dal letto di vetro, infatti viene anche aggiunto il nastro di Kapton anche se con scarsi risultati.
James Hobson suggerisce, inceve, di utilizzare il Gorilla Glass della Corning come letto di stampa che è molto resistente ai graffi, agli urti, al calore ed è anche flessibile. Ma c’è un problema: non lo trovi così facilmente a meno che non ti va di sacrificare il tuo iPad per utilizzarne lo schermo.
Niente paura, non è necessario rompere il tuo iPad, basta acquistare anche solo schermo su eBay e con circa 15 dollari il gioco è fatto.
Certo non senza qualche problema per il montaggio ma, assicura Hobson, ne vale la pena.
Lista delle #centoscale di #potenzadigitale
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Potenza felix [2]
Potenza felix
Cose di questo mondo [Civati]
Pippo Civati che è passato negli anni da “La sinistra e il PD da oggi in poi” a “Non mi adeguo”, oggi elabora una nuova tesi che appartiene, più che altro, alla teoria dei mondi possibili e cioè: “potessi farlo liberamente, senza mettere in discussione i rapporti con il Pd, voterei no, ma proprio no“; no, perché se “io non dovessi votare un governo che ha una legittimazione interna al Pd dovrei uscire dal partito“; “ma non esco io perché sarei la pira umana come Giordano Bruno“.
E’ quanto è stato detto davanti a mille civatiani in assemblea a Bologna.
Attenzione, per arrivare a questa ardita tesi Civati scomoda pure il “suo popolo” con un sondaggio on line sul suo blog.
Le domande che Civati faceva ai suoi erano:
La fiducia al governo Renzi
1) Va votata
2) Va votata per far nascere il Governo, ma va condizionata a una verifica in tempi brevi
3) Non va votata
4) Meglio astenersi o non partecipare al voto
Ecco i risultati (riferiti soltanto agli elettori di Civati):
Si capisce subito che i NO sono il numero maggiore ma Civati che fa? Somma i risultati “votare SI” e “votare SI ma con fiducia” (praticamente realizzando un’alleanza tra le risposte) e decide che forse è meglio votare la fiducia al governo.
Ecco, è proprio un vizio di quelli del PD fare primarie, chiedere pareri e poi cambiare le carte in tavola task list software.
La scuola che ci meritiamo
Chissà perché ogni volta che vado a prendere un caffè alla pasticceria Salza di Pisa, non mi viene in mente niente della scuola, sarà che non prendo il tè o che non mi intervistano, fatto sta che l’idea di Carrozza mi ha fatto correre un piccolo brivido lungo la schiena. Sono quei piccoli e stupidi brividi che per un attimo m’impensieriscono: non è la febbre e neanche il freddo o la stanchezza ma un pensiero anzi, una preoccupazione.
Mentre discuto su Facebook con un’amica ho pensato a come si intervistassero tra loro Gentile e Lombardo Radice tra il 1922 e il 1923.
La scuola è una brutta rogna e ne sanno qualcosa tutti i precari, gli abitanti delle graduatorie a macchia di leopardo, i docenti, gli studenti e tutti quelli che nel bene o nel male ci girano intorno anche solo collateralmente nel periodo di vita scolastica dei propri figli. Ecco perché la Carrozza avrà pensato di chiedere a loro cosa ne pensano e come la vedono…
Non è proprio una gran cosa venirsene fuori con una customer satisfaction; invece che 10 domande sarebbero bastate 3 risposte chiare: un salto all’indietro a prima della riforma Gelmini (recuperando anche i tagli di quel genio di Monti) e intraprendere una via di uscita dai danni delle riforme di Berlinguer e della Moratti, e anche di D’onofrio.
E’ poco? Allora aggiungo che le università devono essere il luogo centrale della promozione di nuove risorse umane, in grado di diventare l’ossatura di un nuovo modello di sviluppo del nostro paese.
Era questa la scuola che ci meritavamo?
Foursquare è una smart per la city
Possibile che Foursquare sia ancora inesplorato? Forse si e Natalia D’angelis riflette su un rapporto possibile tra Fourquare e la Pubblica Amministrazione; ovvero sul fatto che la PA può aprirsi meglio al cittadino offrendo una comunicazione più efficace.
Per esempio, dice Natalia, un Comune attraverso una Brand Page su Foursquare può promuovere meglio il turismo locale attraverso coloro che quella città conoscono, scoprono e raccontano ad altri.
Si può raccontare la storia e la cultura di un luogo attraverso peculiarità personali, foto, itinerari, eventi; oppure si possono suggerire cose da fare o da vedere creando liste di luoghi o locali organizzandoli per genere o per argomento. In questo modo si realizzerebbero delle vere e proprie guide digitali per smartphone, senza alcuna necessità di studiare apposite app e poi diffonderle (Foursquare è un social network con qualche milione di utenti).
Per rendersene conto basta dare uno sguardo al social e se volete trovare qualche vostro amico potrete sempre usare Facebook; anzi giacché ci siete potete unirvi al gruppo di lucani su Facebook che usano Fourquare: https://www.facebook.com/groups/foursquare.basilicata/.
🙂
Cultura hacker ed ecosistema delle conoscenze
Si è appena concluso l’Internet Festival 2013 e tra i tanti resoconti voglio lasciare il mio, ma minimo, da partecipante parziale.
Sono arrivato a Pisa venerdì 11 e dopo aver corso per non perdermi la presentazione de “L’amore è strano”, ma non per Sterling quanto per salutare un’amica, grazie a mio figlio che studia in questa città, seguo un evento fuori dalla manifestazione in un’aula universitaria di fronte al dipartimento di matematica. Qui il gruppo Exploit ha organizzato la presentazione del libro “Biohaker” con l’autore, Alessandro Delfanti, Salvatore Iaconesi e Oriana Persico,.
Delfanti racconta una nuova visione della ricerca scientifica, dove “nuovo” sta per hacker; una cultura che oggi sta influenzando fortemente l’etica scientifica e in particolare la biomedicina, attraverso l’inclusione dei fondamenti culturali dell’etica hacker e del software free.
Nella società dell’informazione dove la lotta per (l’accesso) l’utilizzo del sapere è fondamentale, la cultura hacker si dimostra fondamentale nel processare una pratica “aperta”.
Basta poco per rendersi conto che senza dati pienamente accessibili non c’è ricerca. Ne sono un esempio il progetto di Craig Venter sul genoma, la messa in rete della sequenza del virus dell’aviaria di Ilaria Capua e la cura open source di Salvatore Iaconesi.
Delfanti e Iaconesi sono certi che l’Open, grazie alla rete e alle sue capacità di produzione della conoscenza, sia di fatto la più grossa opportunità per realizzare un sapere alternativo.
Si tratta di superare le organizzazioni burocratiche, (università, sistemi sanitari, grandi organizzazioni internazionali) ancora incapaci di comprendere le potenzialità della rete, per valorizzare quell’ecosistema fatto da avanguardie (come ad esempio i biohacker) che praticano la cultura della libera circolazione digitale di dati e di ricerche.
Il ragionamento è continuato (anche se più superficialmente) con un respiro internazionale sabato mattina alla Scuola Normale in un panel con Delfanti, Ravi Sundaram, Alex Giordano, Jaromil, Adam Arvidsson, Maitrayee Deka, e Carlo Saverio Iorio.
Il concetto fondamentale che qui doveva passare era quello di “societing”: un’idea d’impresa completamente aperta, un vero e proprio network che instauri nuovi e forti legami con il sociale quale unico valore a cui attingere; come, per esempio, il progetto Rural Hub raccontato da Giordano.