L'autunno caldo di Alemanno

Il sindaco di Roma ha dato via al nuovo corso: il piano sgombero-centri-sociali che è iniziato proprio ieri con l’ex Horus club di Montesacro.

La polizia dichiara che nel centro c’erano ben “7 molotov e 17 fumogeni perfettamente funzionanti” mentre i ragazzi del centro negano tutto accusando la polizia di utilizzare la stessa strategia della “scuola Diaz“.

Per Alemanno, invece, quella è proprio la prova che “la preoccupazione della presenza di una violenza politica e di una rete che si muove all’interno dei centri sociali non era infondata”.
Ma perchè partire proprio dalle case occupate dai giovani di sinistra ?.
Se l’è chiesto anche Giuliano Castellino, presidente di Casa d’Italia Prati, che però ha prontamente invitato l’ex collega di partito a stralciare dal piano proprio le case occupate dalla destra (Casa d’Italia, Casa PoundForo 753).

Ma il prode Alemanno è stato chiaro: “Qui non si tratta di fare la guerra ai centri sociali, la nostra non è una battaglia ideologica: a Roma c’è un problema di stabili occupati che sottraggono spazi alla cittadinanza. Se dentro ci sono ragazzi di destra, anche loro dovranno andarsene”.

Insomma la nuova “strategia della tensione”, annunciata pure da Berlusconi contro gli sfaccendati studenti anti-Gelmini, ha preso corpo.
….. E poi dicono che l’autunno è freddo.

:-|

I tag dei ricordi

Spesso sfogliando libri comprati da diverso tempo trovo all’interno segnalibri di ogni tipo, ma la mia predilezione sono sempre stati i biglietti di autobus, treni, metropolitane, cinema, ecc… ecc… Sono in qualche modo i tag dei miei ricordi, perchè mi accade di essere risucchiato indietro nel tempo da questi piccoli foglietti-segnalibro che mi impongono sempre la stessa domanda: “cosa facevo in quel periodo?”.

Ecco questo è uno di quei segnalibri che mi ricorda di aver letto “Barthes di Barthes” quasi tutto d’un fiato nella “carrozza” di un treno delle Calabro-Lucane sulla tratta Avigliano-Potenza e di lì a pochi giorni sarebbe venuto giù il “cielo.”

Si ma dove andavo quel giorno con quel libro in tasca proprio non me lo ricordo.
:)

Per Angelo e Simone

Ricevo l’invito di Nathan2000 a pubblicare un post in sostegno di Angelo Falcone e Simone Nobili, detenuti in India con l’accusa di possesso di 18 chilogrammi di droga. Il caso non è isolato ma riguarda oltre 3.000 nostri connazionali detenuti in paesi esteri e di cui le istituzioni italiane poco si interessano.
Per sostenere la causa bisogna pubblicare (tutti il 22 ottobre) la lettera che segue, da spedire agli indirizzi e-mail delle principali figure istituzionali italiane, e quelle di alcune testate giornalistiche tra nazionali e locali.

Ecco il testo della lettera (da copiare e incollare nell’e-mail):

Egregio signore,

“È ciò che ci chiedono i Cittadini”, è una frase che spesso, troppo spesso, abbiamo ascoltato in TV, pronunciata da tutti, dico tutti, i rappresentanti dei suddetti Cittadini che siedono in parlamento.
Chi le scrive è uno di quei Cittadini di questo Paese, di quei cittadini che ancora credono, in maniera piuttosto forte, alle Istituzioni. Finora non mi è mai capitato di sentirmi fare, da qualcuno dei parlamentari di questa Repubblica, la domanda: “Cosa chiedi, carissimo Cittadino, a noi tuoi rappresentanti?”.
Non voglio inoltrarmi in polemiche e critiche immotivate… non ci penso e non ne sarei capace. Vorrei, soltanto, rendere noto a Lei quale sia il mio concetto di Stato; concetto che posso semplificare come segue: lo Stato è un Padre che deve (ma soprattutto, Vuole) occuparsi dei propri figli senza riserve e senza tentennamenti; Un Padre è colui che si precipita a rotta di collo dal proprio Figlio ogni qual volta ve ne sia la necessità; ogni volta che si presenti una difficoltà che implichi un aiuto, un consiglio, un intervento di qualsivoglia natura.
Un Padre amorevole ma, all’occorrenza, inflessibile. Inflessibile quando sia palese un cattivo comportamento di un suo figlio. Un Padre pronto a comprendere, ma pronto anche a punire, se lo merita, un figlio che si sia comportato in modo non adeguato alle regole familiari.
Questa lettera nasce dopo mesi di riflessione su di una vicenda particolare di cui poco si parla: l’arresto e la detenzione in India di un nostro concittadino. Il suo nome è Angelo Falcone, ed è stato arrestato, con il suo amico Simone Nobili, dalla polizia Indiana con l’accusa di detenzione di 18 kg di droga. Seguendo il blog del padre di Angelo, Giovanni Falcone, ho scoperto che di nostri cittadini detenuti all’estero ve ne sono più di 3.000! Non ho potuto verificare di persona, pertanto mi debbo fidare delle cifre fornite dal sig. Falcone… ma non ho motivi per dubitare di quanto affermato sul suo blog. Allora, la mia domanda è la seguente: questi nostri concittadini detenuti all’estero sono figli di questo Padre-Stato? Se sì, come mai le istituzioni di questo paese non si comportano come si comporterebbe un Padre nel caso di un proprio figlio? Ad Agosto, per Angelo Falcone e l’amico Simone, c’è stato il verdetto di Condanna a 10 anni. La possibilità di ricorso in appello ha come termine perentorio il 23 ottobre… il tempo stringe! Mi aspetterei, da un Padre, una corsa in India per vedere di persona come stanno le cose. Giovanni Falcone non riesce a parlare con suo figlio neppure telefonicamente. E, da quanto mi capita di leggere sul suo blog, l’interessamento delle Istituzioni di questo Paese sulla faccenda è, per così dire, insufficiente. Come se il Padre-Stato abbia già emesso giudizio di condanna sul proprio figlio, ed abbia deciso di punirlo per la mancanza commessa. Mi sarei aspettato, nel caso particolare di Angelo e, più in generale, nel caso dei nostri oltre 3.000 connazionali detenuti in penitenziari esteri, un atteggiamento differente. In fondo, bisognerebbe domandarsi se in tali paesi esistano quelle garanzie che sono caratteristiche di un qualunque Stato di Diritto degno di questo nome. Siamo sicuri che l’India garantisca gli imputati secondo tali canoni? E tutti gli altri paesi in cui sono detenuti nostri concittadini? Ecco: un Padre dovrebbe correre in soccorso di un proprio figlio per cercare di garantirgli tutto il necessario per affrontare le vicissitudini in cui è incappato. Se, con tutte le garanzie del caso, si dovesse dimostrare un “ERRORE PALESE” commesso dal Figlio, allora il Padre avrebbe tutti i motivi per punire tale errore. Voglio sottolineare il fatto che, più volte, Giovanni Falcone ha dichiarato che, se sulla base di un processo serio ed equo, suo figlio Angelo dovesse essere riconosciuto colpevole, sarebbe il PRIMO a pronunciarsi per la detenzione. Per un processo serio ed equo, segnato, cioè, da tutte le garanzie che vengono concesse nel nostro paese a chiunque incappi nei meccanismi della legge, le Istituzioni italiane si sono mosse? Nel caso di Angelo e dei più di 3.000 già citati, è stato fatto tutto ciò che andava fatto?

Concludo dicendo che, da Cittadino di questa Repubblica, chiedo alle Istituzioni tutte, di occuparsi dei propri Figli detenuti all’estero. In virtù del fatto che il mio sentire lo Stato è forte, e altrettanto forte deve essere la risposta dello Stato ai propri cittadini. Se ciò non dovesse essere possibile mi troverò nella bruttissima condizione di figlio di un Padre non disposto ad occuparsi di me… fatto che, per il mio modo di sentire lo Stato e le Istituzioni, non mi lascia tranquillo affatto.

Distinti saluti

Questi gli indirizzi a cui spedire l’email (per evitare lo spam ho messo at al posto della chiocciolina @):

  • Presidente della Repubblica
  • – presidenza.repubblica at quirinale.it

  • Presidente della Camera dei Deputati
  • – http://presidente16.camera.it/servizio/30/mail.asp

  • Presidente del Senato
  • – schifani_r at posta.senato.it

  • Ministro degli Esteri
  • – gabinetto at cert.esteri.it

  • La Repubblica
  • – larepubblica at repubblica.it

  • Corriere della Sera
  • – http://www.corriere.it/solferino/main_mieli-form.shtml

  • Il Quotidiano della Basilicata
  • – direttore at ilquotidianodellabasilicata.it

  • La Nuova
  • – nuovabas at tin.it

  • Mi manda Raitre
  • – mimandaraitre at rai.it

  • Matrix
  • – http://www.matrix.mediaset.it/dillo.shtml

  • Report
  • – http://www.report.rai.it/RE_segnalazioni/0,1067380,,00.html

  • Striscia la notizia
  • – http://www.striscialanotizia.mediaset.it/segnalazioni.shtml

  • Le Iene
  • – http://www.iene.mediaset.it/segnalazioni.shtml

  • Porta a Porta
  • – portaaporta at rai.it

  • Radicali italiani
  • – info at radicali.it

    Ciao, compagno Vittorio

    Vittorio Foa

    Vittorio Foa

    Questo è uno di quei giorni tristi che non si raccomandano neanche ai nemici. E’ come se mi fosse morto per la seconda volta un padre. Si lo ritenevo tale, un padre politico, di quelli di cui ti puoi fidare, che ti indicano una strada sicura.
    Vittorio Foa era molto di più di tutto questo e la sua morte mi rattrista in modo esasperato perché sento ancora di più il vuoto che mi circonda.
    Voglio lasciare qui soltanto il breve ricordo di quando l’ho conosciuto.
    Era il luglio del 1974 e al palazzo dei congressi di Firenze si svolgeva il primo congresso nazionale del PdUP (metto il link a Wikipedia, anche se all’interno c’è qualche errore). Io ero (giovanissimo) uno dei 742 delegati nazionali e una sera ebbi l’occasione di conoscere Foa chiacchierando del più e del meno fuori dal palazzo dei congressi. Lui, appena appreso che noi (i 4 delegati della Basilicata) eravamo lucani, cercò di convincerci ad organizzare un convegno di studi su Di Vittorio, figura di grande sindacalista stranamente poco considerato. Ci disse, accarezzandoci le spalle, che se l’avessimo fatto sarebbe “sceso in Lucania per parteciparvi”. Per tutta una serie di vicende, che non è importante raccontare adesso, quel convegno non venne mai organizzato e penso che noi perdemmo una grande occasione, direi storica.
    Lascerò qui, a ricordo di come l’ho conosciuto, le ultime frasi del suo discorso di chiusura di quel congresso:

    “noi vogliamo portare la nostra esperienza, la nostra fede, la nostra volontà di lavoro, ma portiamo anche una grande disponibilità a discutere, a verificare le cose, non nel puro confronto di un’idea con un’altra ma nel confronto delle idee con la pratica, con l’esperienza, con i risultati. La nostra disponibilità deve essere massima, e ha un solo limite: che comunque, in ogni caso, noi resteremo fedeli alle esigenze, agli obiettivi della classe operaia”

    30 minuti di applausi.

    Ciao, compagno Vittorio.

    Povertà

    Tengh’ la capa vlozz’ vlozz’ nun pozz’ magnà mi manca nu vrazz’…

    Iniziava così una poesia intitolata “il Poveruomo” di zio Peppino Viggiano che rappresentava, per me, una sorta di archetipo del povero di paese.

    Ma che cosa è la povertà ?
    E’ facile per chiunque comprendere il concetto di povertà identificandola con una situazione di indigenza economica, è una tautologia, e ricercare la parola povertà da qualche parte non ci illumina più di tanto. Perchè conosciamo bene l’opposizione “avere non avere” è dentro di noi, fa parte della nostra cultura “lievitazionale”. Ovunque, qualsiasi popolazione del globo, differenzia l’esistenza sociale tra chi ha (e/o può avere) e chi non ha (e/o non può avere). Ecco perchè ci scandalizza così poco parlare di povertà e non sappiamo andare oltre l’argomento retorico. Anche la complessa idea di Paolo di Tarso che tutto ci è stato dato in uso e non in proprietà, non è potuta mai diventare comandamento ma consiglio, invocazione, missione.
    Ed è proprio il concetto di proprietà (e la sua contraddizione) ad essere la base di tutti i conflitti ideologici e sociali della civiltà.
    Sradicare la ricchezza non è diventata mai una idea radicale di massa perchè proprio il concetto di povertà (e di proprietà) è assai complesso. Pensiamo al fatto che in persiano, per esempio, esistono più di 30 termini per indicare un povero; in Africa si usano da tre a cinque termini e nella Torah se ne usano otto.
    Quindi, chi sono i poveri ?
    Sulla quantità approssimativamente si può dire che i poveri sono la stragrande maggioranza della popolazione mondiale, non foss’altro per reggere il concetto di ricchezza. Identificare un povero, invece, è più arduo. Majid Rahnema, dice che nel mondo ci sono tanti poveri e tante percezioni della povertà quanti sono gli esseri umani.
    Quindi possiamo dire che ciascuno di noi ha una propria idea di povertà il che porta a pensare che potremmo non essere in grado di identificare i poveri della nostra collettività o anche della nostra famiglia. L’ISTAT parla di povertà assoluta e povertà relativa defininendo la prima come classe di individui che non sono in grado di acquistare il “paniere” di beni e servizi e l’altra come famiglia composta da due persone con un consumo inferiore a quello medio pro capite.

    Se poi guardiamo i numeri di questi ultimi anni (quelli italiani) vediamo che la percentuale delle famiglie che dichiara di avere almeno un problema nell’acquisto di alcuni beni e servizi essenziali, come cibo, gas, luce, telefono e cure mediche, è salito vertiginosamente. Trovarsi oggi in condizioni di povertà combacia sempre più con la privazione che l’individuo subisce nei confronti dei consumi medi della sua comunità.

    Da ciò poi partono a raffica meccanismi complessi e tragici per i quali le famiglie si indebitano eccessivamente perchè non riescono ad acquistare prodotti attraverso la propria dotazione finanziaria.

    Se dovessimo chiedere ad un passante quanto deve guadagnare un cittadino per non essere considerato povero, per l’ISTAT questi dovrebbe rispondere 1.300 euro per un single e 1.800 euro per una coppia (le famiglie numerose dovrebbero guadagnare più di 2.000 euro mensili).
    Provate invece a chiederlo anche voi ai vostri conoscenti, ai vostri colleghi e se volete a qualche passante e verificherete di persona l’aderenza o meno della stima sulle percezioni, io so di certo che una larga maggioranza di precari, pensionati e famiglie monoreddito vivono con molto, ma molto meno, se poi non lo percepiscano come povertà è un altro paio di maniche.

    Blog Action Day

    Domani è il Blog Action Day e si parlerà di povertà.
    Per partecipare bisognerà scrivere un post sul tema della povertà taggandolo “blog action day”.

    Username check

    Bella questa cosa trovata su downloadblog che nell’intento di dirvi se il vostro nome è già in uso sui vari social vi stimola, attraverso una bella vista d’insieme, a registrarvi dappertutto per il solo gusto di occupare l’occupabile.

    :)

    il TGR e gli industriali

    Sabato a Capri, al famosissimo Hotel Quisisana (che mi ricorda sempre la gag di Totò), c’era il convegno annuale dei Giovani Imprenditori di Confindustria .
    Direte voi: embè ? No, niente… a parte la presenza di un folto gruppetto di politici (Roberto Maroni, ClaudioScajola, Antonio Bassolino, Massimo D’Alema, Roberto Formigoni, Leonardo Domenici, Raffaele Lombardo, Nichi Vendola, Pier Francesco Guarguaglini, Umberto Quadrino, Ermete Realacci) la nota che mi è rimbombata stonata in testa è stato il servizio che ho visto sul TGR di Basilicata.
    Mò, dico io, (e come direbbe il nazional-popolare Tonino) che c’azzecca la TGR con questo convegno di carattere nazionale, tra le altre cose svoltosi nella regione Campania ?
    La nostra testata regionale era lì solo per poter fare un’intervista di un minuto al presidente degli industriali lucani Martorano ?
    Bò…, chiederò lumi a SirDrake quando torna dal viaggio di nozze.

    Presentazione di Agoravox Italia

    Fare giornalismo partecipativo significa vedere la notizia dal punto di vista del lettore, il quale diventa parte integrante del sistema informativo. Il primo esempio di giornalismo partecipativo in Italia è certamente AgoraVox(a cui modestamente partecipo) che sarà presentato ufficialmente venerdì 3 ottobre alle ore 11.00 presso il Nuovo Cinema Aquila a Roma.

    L’ideatore di AgoraVox, Carlo Revelli e il project manager, Francesco Piccinini, presenteranno questo progetto alla stampa, ai blogger e a tutti coloro che credono in un’informazione libera. E sarà l’occasione per presentare la prima inchiesta partecipativa italiana.

    Arnaldo Capezzuto, tenace giornalista napoletano, presenterà, infatti, un’inchiesta su: Camorra e Rifiuti. La prima inchiesta partecipativa mai realizzata in Italia, con materiali inediti e testimonianze mai apparse sulla stampa nazionale, a cui hanno collaborato anche “normali” cittadini con contributi scritti, foto e video. Un’inchiesta lunga e complessa, perché AgoraVox ha cercato di ricostruire 18 anni di connivenze. Un puzzle che messo insieme disegna una Campania terra di conquista.

    Sul palco anche Pino Maniaci, giornalista antimafia e Giulio Cavalli (attore minacciato dalla mafia), i quali faranno una puntata di Radio Mafiopoli, una trasmissione radio sullo stile di Radio Aut di Peppino Impastato. I cittadini presenti potranno intervenire in diretta e contribuire alla trasmissione. AgoraVox e Pino Maniaci hanno iniziato una collaborazione su un’altra inchiesta che vedrà la luce nel 2009.
    AgoraVox Italia vuole essere, e all’estero già lo è, un giornale che tratti le notizie da un punto di vista differente da quello mainstream.
    La rivoluzionarietà di AgoraVox è soprattutto nella nuova concezione del ruolo del giornalista. In un saggio sulla comunicazione di qualche anno fa, Giovanni Valentini riassumeva alla perfezione questa idea: “la graduatoria (delle notizie) non la stabilisce più il giornalista bensì il lettore, non più chi produce e fornisce le notizie, bensì chi le richiede e le riceve”. È il lettore che diventa parte integrante del sistema informativo.
    Ed è per questo motivo che AgoraVox è aperto a tutti coloro che abbiano qualcosa da dire.

    Warnings for internet users

    Uno studio dei ricercatori della North Carolina State University dimostra come la gran parte degli utenti di Internet non sia in grado di distinguere un pop-up vero da uno falso (cioè quelli progettati per ingannare gli utenti in download di software nocivi).

    Michael S. Wogalter, professore di psicologia alla North Carolina State University, sottolinea come lo studio dimostri “quanto sia facile ingannare le persone sul Web”.

    L’inchiesta ha esaminato le reazioni degli studenti di fronte a pop-up veri e a pop-up falsi. Le differenze tra il vero e il falso messaggio sono state così sottili da ingannare ben il 63% del campione, quindi tutte persone a rischio e che potenzialmente potrebbero aprire le porte dei propri computer a software maligni (come spyware o virus).

    Stranamente, dice David Sharek coautore dello studio, l’opzione semplice di chiudere la finestra del messaggio, non è stata quasi mai scelta.

    Wogalter spiega, infine, che i risultati dello studio sottolineano la necessità di educare gli utenti di Internet ad essere più cauti:

    “Siate diffidenti quando si apre un pop-up e chiudete la casella invece di fare clic su OK”.

    [via il disinformatico]