Totem e tabù del PD lucano

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Vignetta di Zeno

Sara nel suo pezzo per il “Quotidiano”  sintetizza la situazione politica all’interno del PD lucano dopo il risultato delle primarie. La  partenza è il sindaco di Anzi e dirigente PD, Giovanni Petruzzi, che ha fatto una “pubblica” autocritica-accusa  delle  primarie fino a giungere al una parola chiave: “totem“. Peccato non faccia solo un altro passo avanti per definire il tabù che sorregge questo totem. Ma forse, in qualche modo, lo anticipa Pittella con il suo annuncio di  “primarie per tutti” (se avesse detto “chiù pilu pi tutti”  sarebbe stato come dire “15mila posti in 5 anni“).
E’ molto probabile che la forma figurata di questo tabù siano proprio le primarie.  Il problema non è se la  campagna primarista sia stata “giocata tutta su tattica e numeri” (non sarebbe certo una novità se ne parla da quando son nate le elezioni) ma il non riuscire a superare il tabù. Un po’ come quel  Kautsky che Lenin chiamò “rinnegato” perché sosteneva che i bolscevichi non avrebbero dovuto portare il proletariato al potere, ma soltanto favorire l’ascesa della borghesia liberale che avrebbe garantito la democrazia.
Forse qualcuno comincia ad infrangere quel vetro opaco che poco faceva intravedere la natura del mistero. Lo sa bene chi frequenta le chiese che i misteri non sono fatti per essere svelati, ne va del potere pastorale, quello che intercorre tra il gregge e il pastore.
Ora, in breve, qualcuno si chiede se quelle primarie “aperte” (cioè fuori dalla chiesa) siano uno strumento utile alla dottrina o soltanto una machiavellica  strategia da “quinta colonna”.
Se verità della fedele è lontana, la salvezza ultramondana lo è ancor di più.

I limiti della comunicazione efficace (post di servizio)

Monopoli è una bella cittadina pugliese famosa per la sua costa, il suo mare e forse anche per le sue multe selvagge.
La città che vede quintuplicare la sua vivacità nel periodo estivo offre alla solerte amministrazione maggiore occasione di lavoro per i vigili urbani. Il codice della strada prevede la possibilità di riservare posti per la sosta dei residenti in presenza di ZTL oppure di aree di sosta a pagamento (quelle con le strisce blu), dove è possibile prevedere agevolazioni per i residenti.
A Monopoli no, non si evidenzia alcuna ZTL e tanto meno un’area con sosta a pagamento (strisce blu) ma solo un minuscolo cartello col quale si avvisa che su quel lato della strada (di via Mameli) la sosta è per i soli residenti. Ovviamente la stragrande maggioranza dei turisti che non vedono quel piccolo cartello all’inizio della strada ma soltanto delle normali strisce bianche parcheggiano ignari “del pericolo”. Questi, infatti, non conoscono la solerzia della polizia municipale locale che “pattuglia” con costanza quella strada. Sarà forse perché abita poco distante…  o chissà cos’altro….  Resta il fatto che quest’Amministrazione comunale poco fa per dare maggiore evidenza di quell’area riservata ai residenti.

Il troll che s'aggira nel tech

Cos’è il troll dei brevetti, Patent Trolls o “non-practicing entities” (NPE)?
La questione non è proprio nuovissima visto che se ne parla già da una dozzina d’anni, ma è il dato che è diventato preoccupante. Ne parla TechHive ed è una nuova “pratica economica” messa in moto da aziende o società che “producono/accumulano” brevetti al solo scopo di innescare poi procedure di risarcimento verso tutte le grandi aziende tech. Ne sanno qualcosa Apple che è la prima della lista (la notizia è infatti riportata anche da Melamorsicata), HP, Samsung, Microsoft, Sony, Dell, LG, AT&T e altre 4.200 aziende citate in giudizio per NPE nel 2012.
La pratica funziona perché i tempi per la risoluzione delle controversie si aggirano intorno ai tre anni e quindi le grandi aziende preferiscono acquistare le licenze con un accordo stragiudiziale.
E’ stato stimato un profitto annuo intorno ai 90 miliardi di dollari e un costo, o “tassa troll”, di 1040 mila dollari all’anno per le imprese con un fatturato annuo inferiore a $ 1 miliardo, e di 57.670 mila dollari per quelli con redditi oltre $ 50 miliardi di dollari.
Un buon affare quindi, finché dura, visto che il Congresso sta discutendo sul come ridurre l’impatto di NPE.

La Smart City sei tu ma i sindaci non lo sanno

dataland
Datalandify yourself

Dice Davide Bennato  che le Buzzword più di moda oggi sono i Big Data che, a parte le motivazioni economiche, rappresentano un “vero cambiamento del modo con cui gestire i processi sociali, economici e culturali”. E’ ovvio che quest’idea va inevitabilmente connessa a quella di Smart City. Senza una lettura (intelligente) dei dati del traffico, dei rifiuti, dell’energia, dei trasporti, ecc…, è difficile poter palare di città intelligenti.
Proprio per farsi un’idea di cosa significhi tutto questo la General Eletric ha realizzato una miniserie per raccontare come la città di Datalandia gestisce intelligentemente i propri dati salvando i cittadini da vampiri e alieni.
Quello che mi colpisce di più nell’idea della General Eletric, oltre al simpatico sequel, è la possibilità di diventare un personaggio dei video, proponendo la propria faccia e il personaggio attraverso una pratica interfaccia grafica.
Questa cosa vi sembrerà pure una cavolata della strategia della comunicazione ma viene, forse inconsapevolmente, sintetizzata l’essenza della città intelligente.  Se guardandovi intorno scorgete talvolta sindaci tuttofare che non si preoccupano delle idee altrui perché troppo impegnati a sviluppare energicamente le loro, preoccupatevi voi perché è un danno quasi irreparabile. Se nella vostra città si parla di contenitori di hub, di nodi e di collegamenti, ma non trovate un modo per dire la vostra allora v’é capitato il sindaco-manager, quello che usa la fascia tricolore come una falce per mietere solo consensi politici “interessati”.
Se la Smart City dev’essere l’insieme delle reti interconnesse (trasporti, elettricità, edifici, relazioni sociali, acqua, rifiuti, ecc…) e di interventi tesi a una maggiore sostenibilità a 360 gradi, questo deve significare necessariamente una maggiore qualità dei servizi, in uno, una migliore qualità della vita. Non possono bastare solo i dati e la loro lettura; ciò che rende intelligente il suffisso “smart” è la capacità di creare interazioni stabili ed efficienti tra cittadino e amministrazione. In una parola sola: non è il cittadino che si adatta alla città ma, al contrario, la città che si adatta al cittadino.

Gambizzami una photo

[Joshua Held]

[Joshua Held]

Il disegno di Held qui a fianco è una sintesi constatativa, che solo i disegnatori sanno fare, del senso o dell’uso della foto condivisa. Ovviamente scattata con lo smartphone, ché tanto già sta in mano e mentre controllo l’ora, la posta, il calendario, leggo un messaggio e faccio qualche giochino, ne approfitto anche per segnalare la mia presenza in un bel posto e, per evitare di non rendere bene l’idea, condivido subito la foto “istantanea” sulla mia bacheca di Facebook.  Certo, spesso, se mi fotografo le gambe o le unghie dei piedi può anche voler dire che mi sto annoiando o non so cos’altro fare; resta comunque il senso di dare (condividere) l’immagine, l’idea figurata, del proprio stato.
Lo diceva Carlo Foggia su La Stampa un po’ di giorni fa che il futuro delle foto è nella condivisione.
Il problema, o nodo del dibattito, resta sempre quello tra macchine fotografiche, fotocamere e smartphone ed appartiene alle “storiche” controversie legate all’innovazione tecnologica, o al protendersi verso il futuro. Oggetto di questi dibattiti sono stati molti strumenti o attrezzi dei quali, adesso, non penseremmo neanche lontanamente di liberarcene.
Qui la questione è modernissima e risale a pochi anni fa a partire dai primi telefonini con fotocamera (io nel 2004 avevo un Ericsson T610, ma ho letto che il primo è stato un Sanyo del 2002) per finire a smartphone come l’ultimo Nokia (Lumia 1020) con 41 megapixel.
Certo non fanno tutto i megapixel, ma il problema non riguarda la tecnica, per quelle ci sono le classiche Reflex o le EVIL, quanto un uso più diffuso e più intensivo delle immagini che hanno fatto crollare il mercato delle compatte digitali in favore degli smartphone.
La necessità è quella di scattare e pubblicare la foto immediatamente su Facebook, per esempio, a volte utilizzando simpatici “effetti” o veloci filtraggi come quelli di Instagram (con 130 milioni di utenti attivi al mese nel mondo, 45 milioni di foto pubblicate al giorno, circa 8.500 like e 1.000 commenti al secondo); tant’è che Samsung da un po’ cerca di creare un nuovo mercato di compatte con wi-fi intregrato.  Non credo, però, che questa sia la strada giusta per aumentare il mercato dell’immagine digitale o meglio, penso che questa strada non esista neanche e che, al momento, l’unica idea “futuristica” resti quella dei Google Glass . Sarà l’idea dello sviluppo protesico a funzionare, più di qualsiasi forma di “additivazione”. Ma se anche per gli smartphone <a href="http://blog project task management software.vodafone.co.uk/2013/06/12/vodafone-unveils-the-future-of-festival-season-tech-charge-your-phone-while-you-sleep/” target=”_blank”>si può parlare di protesi, allora lo smartphone di Nokia è quello che guarda più argutamente al futuro.

Dona il surplus con BOINC

Einstein@Home
Einstein@Home

Hai un surplus di potenza sul tuo tablet o smartphone Android? Se vuoi puoi donarla al progetto Einstein@Home per accelerare le ricerche in corso.
Basta un dispositivo Android da 2.3 in su, scarichi l’app BOINC da Google Play, scegli a quale progetto partecipare e doni il tuo surplus. Puoi contribuire a scoprire nuove stelle o aiutare la lotta all’AIDS attraverso il World Community Grid di IBM, gestito dagli scienziati della Scripps Research Institute, i quali ricercano nuovi farmaci con la giusta forma e composizione chimica per bloccare i tre enzimi che fanno prosperare il virus.
BOINC funziona sfruttando la connessione dati solo quando il dispositivo è collegato a una Wi-Fi e se la batteria ha una carica superiore al 90%.
Ci sono oltre 2,3 milioni di computer usati da più di 600.000 persone e istituzioni provenienti da 80 paesi che stanno contribuendo ad accelerare più di 20 progetti.

[via CNET]

GlassUp vs Google Glass

<img class="alignleft size-thumbnail wp-image-2691" alt="glassup" src="http://www team task management software.vitocola.it/wordpress/wp-content/uploads/2013/07/glassup-150×150.jpg” width=”150″ height=”150″ srcset=”http://www.vitocola.it/wordpress/wp-content/uploads/2013/07/glassup-150×150.jpg 150w, http://www.vitocola.it/wordpress/wp-content/uploads/2013/07/glassup-55×55.jpg 55w, http://www.vitocola.it/wordpress/wp-content/uploads/2013/07/glassup-179×179.jpg 179w” sizes=”(max-width: 150px) 100vw, 150px” />L’azienda italiana GlassUp lancia un progetto alternativo ai Google Glass.
L’idea è su Indiegogo  ed ha già raccolto 26.000 dollari, l’obiettivo finale è di 150.000. I GlassUp si collegheranno allo smartphone e stenderanno davanti agli occhi e-mail, sms, aggiornamenti di Facebook, Twitter, ecc….  ma, ovviamente, non si potrà rispondere né ai messaggi né alle e-mail e tanto meno si potrà scattare una foto.
In realtà le informazioni dallo smartphone vanno agli occhiali via bluetooth e le notifiche vengono visualizzate sulle lenti.
L’ideatore del progetto, Gianluigi Tregnaghi (che sostiene di aver pensato agli occhiali a realtà aumentata prima di Google) sottolinea il fatto che i suoi occhiali costeranno solo 399 dollari, rispetto ai 1.500 di Google.

[via Mashable]

Ci son cose che voi umani…

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[foto da La Nuova del Sud]
All’inizio di luglio è partito il nuovo terminal bus di via del Basento a Potenza.
Tra le polemiche sempre più accese, circa l’utilità e la funzionalità di tale opera, il TG Basilicata, oggi, lancia un servizio a cura di Nino Cutro, per misurare la temperatura del malumore.
Il buon giornalista, tra i tanti testimoni che si lamentano quasi all’unisono del traffico e della poca agibilità pedonale, coglie al volo la denuncia di un anziano signore il quale fa notare che il sottopassaggio ferroviario, al quale si accede attraverso una discreta gradinata, è sfornito di una passerella o di un qualunque sistema per facilitare l’accesso alle persone con limitata capacità motoria.
Ovviamente Cutro gira la domanda all’assessore allo Sport e Mobilità del comune di Potenza, Giuseppe Ginefra, il quale risponde con tranquillità e serenità (come solo i politici sano fare) che il sottopassaggio è stato ereditato dalle Ferrovie dello Stato e che il Comune al più presto provvederà a sistemare le cose.
In che senso?, avrebbe detto Verdone…
Ma se il comune è stato lì a lavorarci per mesi e mesi…. non sarebbe stato più ovvio pensarci subito, prima ancora di infilarsi la fascia e fare un’inaugurazione in pompa magna?
Ci son cose che voi umani….

DOTA 2, the beta is over

dota2Su Steam la community più grande, con oltre 3 milioni di giocatori al mese, è certamente quella di Dota 2. Le ragioni del suo successo sono molteplici e tra queste certamente va considerato il fatto che è un  free-to-play (F2P), ovvero ti fa giocare gratis a meno che non decidi di comprarti la versione a pagamento; che è  un MOBA (Multiplayer Online Battle Arena) e quindi tra i generi strategici più seguiti; ma anche perché è un bellissimo gioco dalla complessità progressiva: uno di quei giochi nel quale ti rendi conto che dopo 500 ore di partita ne sai ancora poco.

Insomma Dota 2 esce dalla beta e lancia la sua versione finale. Se decidi di giocarci mettiti in coda e aspetta il tuo turno; perché se chi già giocava non si accorgerà nemmeno del cambiamento, ai nuovi giocatori l’accesso sarà “gestito a ondate“.

Giusto qualche consiglio ai newbie:
esercitatevi offline nei livelli facili, almeno per le prime partite, con bot in entrambe le squadre e aumentate pian piano i livelli di difficoltà fino a quello “difficile”. Se sarete troppo frettolosi,  nelle partite player vs player, vi farete distruggere immediatamente oltre che insultare facilmente e l’unica cosa che avrete imparato sarà quella di scappare velocemente.

🙂

FaceBUG risponderà al Garante?

fbugA giugno un bug nel sistema di Facebook ha diffuso, a destra e a manca (anche a chi non era iscritto al social network), una serie di informazioni personali di circa 6  milioni di utenti.
Il Garante della Privacy aveva chiesto a Facebook  di conoscere il numero esatto degli utenti italiani colpiti dal bug; se e come il loro diritto di opposizione al trattamento dei dati è stato garantito; quanto tempo è durata l’esposizione di dati e quali rimedi tecnici sono stati adottati.
La scadenza intimata dal Garante è il 20 luglio, ma Facebook risponderà?

The best and worst times

fb-vitoDice Samantha Murphy  che, secondo i dati raccolti da bit.ly, per postare qualcosa che possa raggiungere il maggior numero di persone sui social network, bisogna rispettare i seguenti orari: tra le 13 e le 15 per Twitter e tra le 13 e le 16 per Facebook.
In ogni caso “mai postare prima delle 8 e dopo le 20“.

Esattamente l’opposto di quello che faccio normalmente io che pur ritenendomi un “vecchio” e “navigato” blogger, rimbalzo le selezioni dei feed reader rigorosamente prima delle 8 di mattina.

Voi che siete “giovani” tenetelo a mente, mentre io cercherò di adeguarmi… ma soprattutto: concentratevi sui contenuti!