Vittorio Zambardino, qualche giorno fa, lanciava questa notizia e se non l’avesse fatto io non me ne sarei neanche accorto. Non che fremessi particolarmente per dare un contibuto ma, probabilmente, molti non avrebbero saputo come fare in così poco tempo e in un mese che Napoleone (e Craxi) definiva “generale agosto”.
Stiamo parlando del “Codice Azuni” che, come racconta il sito appositamente istituzionalizzato, ispirandosi a quel codice marittimo redatto nell’800 dal giurista sardo (su incarico di Napoleone – ecco che ritorna il concetto di generale agosto) intende mettere ordine sistematico nel mare elettronico dove si naviga pericolosamente «in spazi non sufficientemente (o non chiaramente) “regolati”».
Allora capisco la preoccupazione di Zambardino il quale ipotizza un sogno tutto hadopiano del ministro Brunetta: «avere la botte della libertà piena e il controllo dello stato sui valori della rete insieme».
Ma Sefano Quintarelli (uno egli esperti del “tavolo”) chiarisce meglio di cosa si tratta : «fare una raccolta di contributi dal basso per arrivare poi a una mappatura il più possibile sistematizzata dei problemi, le sfide che la rete pone, e delle opportunità che offre; successivamente (…) raccogliere le relative best practices regolamentari mondiali (o loro motivata assenza) e poi cecare di trarre da queste dei riferimenti regolamentari raccomandabili (…) si spera che i nostri rappresentanti vi faranno riferimento prima di fare proposte legislative. Oggi un tale riferimento non c’è e gli effetti delle proposte fai-da-te sono noti, costringendo molte persone a fare i “pompieri regolamentari”».
Chissà perchè poi Guido Scorza che annovera quello di Brunetta come il quarto tentativo governativo di istituire un tavolo tecnico sulle regole della rete, non riesce a «comprendere quale sia il reale intendimento del Ministro Brunetta».
Allora io, che non sono un esperto tanto meno un intenditore, sono andato sul sito dell’iniziativa ed ho lasciato un commento lapidario: «Ci si muove per fare un po’ di aria fritta? Sarebbe stato preferibile che un ministro del nostro governo si fosse adoperato per risolvere i problemi relativi all’accesso (uguale per tutti) alla rete e non alla sua regolamentazione che al momento non vedo né urgente e tanto meno utile».
Ho trovato molto interessante, in tutto questo, la mini polemica tra Zambardino e Quintarelli ma assai istruttivo un passo della difesa di quest’ultimo dall’accusa di essere non liberale: «di grazia, perche’ la mia cultura non sarebbe liberale ? da dove hai tale certezza ? puoi citare fatti, scritti, ecc ? sulla base di cosa esprimi il tuo giudizio ? mi pare che non ci conosciamo abbastanza per consentirti di esprimere un giudizio siffatto; andiamo a cena almeno una volta e solo dopo, per piacere, giudica…»
Insomma se volete giudicare le idee di qualcuno non leggete i suoi libri, i suoi scritti, non ascoltate i suoi discorsi ma semplicemente andateci a cena… tutto il contrario di ciò che pensavano i politici “navigati” che invece a cena si sbracavano e diventavano “altri” (“perchè tanto l’é tutto in magna magna”).