Ecco riprodotto il percorso compiuto in 10 giorni da Papaleo nel suo film e che google maps sviluppa su circa 188 km (da percorrere a piedi in 1 giorno 14 ore ma che impostandolo “dritto per dritto” diventano 118 Km percorribili in un solo giorno).
Tutti i lucani si sono riversati nelle sale cinematografiche per vedere questo “evento” che parla della loro regione e che ha battutto in incassi, qualsiasi altro film girato in Basilicata, oltre che il campione Avatar.
Perché questo grande afflusso? Oltre al buon battage pubblicitario ho l’impressione che i lucani stessero aspettando di essere raccontati, più che rappresentati, in forma contemporanea e sincronica. L’ultimo film che aveva fatto qualcosa del genere era stato i basilischi ed è proprio a questo lavoro della Wertmuller che bisogna necessariamente riferirsi.
Nel 1963 la Wertmuller sincronizzò l’immagine di un microcosmo lucano attraverso la storia di piccoli “vitelloni” di paese che raccontavano la propria giornata caratteristica e atipica. Caratteristica perché i giovani studenti di paese si riconobbero in quegli attori e risero del loro stesso dialetto e delle loro stesse battute; atipica perché la cultura accreditata del tempo amava raccontare e mettere in luce una Basilicata diversa, più amara, più drammatica.
Anche “Basilicata coast to coast” vuol far parlare i lucani ma lo fa con troppa leggerezza, tanto da non riuscire a produrre più di una trama a bozzetti e una storia frivola quasi inconsistente.
Ma forse l’intenzione era quella di fare un un film leggero, turistico e promozionale e allora si, l’obiettivo è stato raggiunto: i personaggi, la storia e gli ambienti sono possibili addirittura probabili.
Ma non cercate di più.