Qualche giorno fa, oltre duecentomila computer nel mondo, sono stati infettati da un ransomware che, come al solito, ha criptato i file (rendendoli inaccessibili) per poi chiedere il pagamento in cambio della chiave di decriptazione. Il malware si chiama WannaCry e si è diffuso con una rapidità incredibile in un bel numero di paesi; ha sfruttato una falla di sicurezza nel sistema di condivisione dei file e di conseguenza ha avuto gioco facile all’interno delle reti a dominio Windows.
La debolezza era già nota a Microsoft, poiché l’exploit usato (EternalBlue), messo a punto dalla NSA per i loro consueti usi di spionaggio, era stato rubato dal gruppo Shadow Brokers che l’aveva messo on-line ad aprile (una settimana dopo che Trump aveva ordinato il bombardamento della base siriana).
Infatti Microsoft, il 14 marzo, aveva rilasciato degli aggiornamenti, per corregge la modalità con le quali SMBv1 gestisce “le richieste appositamente create a un Microsoft Server Message Block 1.0“.
Ma si sa che gli utenti windows sono dei buon temponi che non badano troppo agli aggiornamenti di Windows Update (a dirla tutta sono forse gli unici utenti che stanno loggati h24 come administrator sulle proprie macchine) e che hanno permesso a WannaCry di moltiplicarsi a dismisura. Poi nelle lan aziendali, dove le politiche di aggiornamento sono elefantiache, l’intrusione è stata uno scherzetto (benedetto WSUS).
Ora, se non siete stati infettati (e l’Italia è fra le nazioni meno colpite) potete semplicemente avviare Windows Update, verificare la presenza di aggiornamenti e installarli subito, altrimenti vi tocca ripristinare i file dal vostro backup. Se non avete fatto neanche quello… pazienza, vi servirà da lezione e magari, poi, imposterete gli aggiornarsi in modalità “automatica”.
Anche per quelli che ancora smanettano su Windows XP (un sistema ormai dismesso da Microsoft) è stato diffuso un aggiornamento di sicurezza che dovrebbe metterli al sicuro.
Questa era la parte, per così dire, tecnico-descrittiva dell’azione, ora dovremmo cercare di capirne la natura e la logica sottesa a quello che solitamente ci raccontano.
Edward Snowden sostiene che gli attacchi alla rete arrivano anche dagli stati nazionali che si combattono, attraverso le agenzie di intelligence, a colpi di software malevoli. Forse non è un caso se WannaCry sia una diretta derivazione di quello della NSA.
Brad Smith, president and chief Legal Officer di Microsoft, ha detto che questo attacco fornisce un esempio della grande attività di “stoccaggio delle vulnerabilità da parte dei governi”: un po’ come se rubassero agli Usa qualche suo missile Tomahawk.
Secondo altri, esistono consistenti evidenze di legami tra Shadow Brokers e Putin. Proprio Shadow Brokers aveva detto a Trump di aver votato per lui, ma di aver perso la fiducia riposta nell’attività del neo presidente.
Per tutto il resto vi consiglio questo articolo di Daniele Gambetta su Il Manifesto.