Alle 4.04 una fortissima scossa di terremoto in Emilia Romagna, al momento cinque morti (tre operai sul posto di lavoro e due donne, una di 37 anni e un’anziana ultra centenaria, morte per lo spavento) e 50 feriti. I danni maggiori si sono verificati nel ferrarese. La scossa è stata di magnitudo 6 e l’ipocentro a 5,1 km di profondità .
Come tutte le mattine, appena sveglio, lancio uno sguardo veloce a Twitter e immediatamente mi colpisce il tweet del “La Stampa” che parla di una forte scossa di terremoto in Emilia con morti e crolli. Faccio un retweet e salto prima sulle news di Google e poi su Facebook. A un certo punto mi rendo conto di essere ancora a letto e inevitabilmente vado al ricordo della mia esperienza di terremoto, quello del 1980, e di come ce lo raccontavano allora.
La reazione è quella ti spegnere i miei “apparati” e accendere la TV su Rai1 per ascoltare il loro racconto. Sono le 8 passate, quasi 4 ore dopo la prima notizia, e due giornalisti in studio si rimpallano tra un inviato in zona, sempre d’avanti allo stesso fabbricato (la cui foto ho inserito qui nel post) e una non meglio precisata “redazione web” in studio. In aggiunta, telefonicamente, intervistano Red Ronnie il quale (è originario, più o meno, dell’area colpita ma vive altrove) parla di posti che si ricorda bene e poi del fatto di essersi sentito telefonicamente con Fiorello e Paolo Belli. Poi chiamano un’amministratrice comunale di un paese coinvolto che è in auto e sta raggiungendo Ferrara per un incontro con il capo della Protezione Civile, e che non sa granché dell’accaduto, anzi dalle risposte si capisce subito che ne sa molto di meno del giornalista che la intervista. Come se non bastasse chiamano al telefono un vescovo il quale riporta una sorta di censimento mappato della propria diocesi ma senza aggiungere assolutamente nulla a quanto lo spettatore già conosce benissimo. A tutto ciò si inframezzano un paio di rimbalzi alla “redazione web” dove una giornalista, davanti a un paio di monitor, ci racconta di qualche tweet del tutto insignificanti, ai fini del racconto, e due mini video di YouTube dai quali si capisce ancora meno e che la giornalista continua a lanciare dicendo “ce ne sono tanti, ce ne sono tanti” mentre fa vedere (in loop) sempre gli stessi per 4 o 5 volte.
Lo so di avere un caratteraccio (e che proprio non riesco a sopportare l’inutilità delle cose) ma di fronte a un racconto giornalistico che non sa aggiungere nulla a quanto già conosco, mi viene in mente la mia esperienza del 1980 e di come le notizie oltre ad essere per lo più inesistenti erano immaginarie. Ricordo ancora con precisione il TG1 del giorno dopo che parlava di una scossa di terremoto “in Basilicata, Lucania e Campania” .
Ma prima di ritornare, sconfortato, al racconto della rete faccio l’ultimo sforzo e passo a Sky TG24. Effettivamente qui la musica cambia e anche se lo stile con “bellimbusti” in studio non mi è mai piaciuto, le notizie e i servizi danno un senso più concreto al racconto. Al telefono c’è il responsabile regionale della Protezione Civile che lascia informazioni pertinenti e concrete, da il numero di telefono a cui chiamare (che la giornalista in studio ripete e scandisce, proprio come un tempo facevano i TG del servizio pubblico) e dispensa qualche consiglio a chi sta ascoltando e vorrebbe andare lì sul posto. Finalmente i filmati non hanno il “quasi” fermo immagine del TG1, ma spaziano così tanto da dare un senso compiuto alla gravità della situazione e oltre a intervistare i genitori e un collega-sindacalista del giovane operaio morto sotto il tetto di una fabbrica in cui lavorava, fanno parlare (anche loro) un prete ma questa volta è il parroco di una chiesa semi distrutta che, molto più sensatamente del suo vescovo, è contento perché il tutto è accaduto quando la chiesa era chiusa perché di lì a poche ore, invece, sarebbe stata stracolma di bambini.
Insomma Sky TG24 sembra fare un racconto molto più corrette e sostanzioso e (anche se forse pesca qualche notizia su Twitter) non mostra nessuna “redazione web” di cui non ne ha alcun bisogno.