Facebook: il peggio del meglio

“Come sei capitato su Fb ?”

“Boh, m’ha tirato dentro un amico …”.

Fb sta per Facebook il socialnetwork più generalista in assoluto (proprietario Mark Zuckerberg, un giovane americano di 23 anni) che insieme a Myspace (il social network del magnate australiano Rupert Murdoch) si gioca la posta della rete sociale più frequentata.

Facebook attira e continua ad attirare per l’estrema semplicità con cui si costruisce un proprio spazio: basta creare un profilo, magari mettendoci una bella foto e aspettare che gli amici che ti “aggiungono” come contatto facciano il resto.

Giuseppe che ci annuncia il 2009 con qualche inquietante previsione, in parte anticipa di poco la riflessione di un amico che tempo fa mi confessava di aver trovato in Facebook l’appagamento sociale che il proprio blog non gli procurava (scarsi o nessun commento ai propri post) indipendentemente da quando e come aggiornava i propri post. Insomma Facebook da molta forza alle relazioni tra utenti più che all’utente stesso. Nella stragrande maggioranza dei casi si cercano persone note e ci si addensa in gruppi scolastici, di tifosi di qualche sport o di star a vario titolo. In una giornata arrivano una infinità di giochi, quiz, cause varie, test di intelligenza e  gruppi di conoscenti che anche solo con il semplice accesso ti fanno sentire più “sociale”.  Ovviamente quello che, oggi, viene definito come “social spam” è sempre in agguato.

La “3 UK” prima di lanciare il proprio “socialfonino“  aveva indagato il target di riferimento scoprendo, tra le altre cose, che il 36 % dei lavoratori inglesi si connetteva a un social network dalla sede di lavoro, ma in Italia lo faceva il 58 %, in Germania il 56%, in Francia il 53% e in Spagna il 41%.

La sensazione è che “siamo tutti dentro”  e anche se Facebook non è il “Panopticon” di Bentham comequalcuno ha teorizzato, ci obbliga a una certa sovraesposizione.  In sostanza quando il “social net-work” si allarga e diventa molto “social” poco “net” e per niente “work” viene fuori il meglio e il peggio: in sostanza viene fuori tutto. Viene fuori la società così com’é nuda e cruda, senza filtri.

Anche se, dopo  il grande assalto europeo, Facebook censura a tutta forza tenendo fede a una “propria” singolare linea di condotta (politici troppo “quotati”, spammoni, mamme che allattano, giovanette che sculettano, gruppi estremisti, ecc…) le società vengono fuori comunque  in tutta la loro reale “bruttezza”. E’ così che l’utentestandard si ritrova assalito dalla inebriante condivisione dell’eccesso (poi quelli che si interrogano sull’abbassamento della soglia della privacy, non hanno il coraggio di condannare direttamente il mezzo, così come fecero, e continuano a farlo, i demonizzatori della TV di fronte all’ondata di real-tv e/o trash-tv). Una condivisione in parte sopportata dall’accettazione implicita dei settaggi di default (non scopriamo certo oggi che l’utente medio, cioè la maggioranza, accetta tutto di default, così come la storia di Windows ci insegna) e in parte voluta attraverso una ferma volontà di mostrare, mostrarsi e farsi trovare (il solito fermo e ben saldo concetto di esibizione).

In mezzo ? I soliti furbi ! Gli “approfittatori”: quelli che fino alla fine degli anni ottanta hanno cercato di venderti una enciclopedia bloccandoti la porta di casa con un piede;  quelli che poi hanno abbandonato la cultura e sono passati all’attrezzatura e che pur di venderti un folletto o un bimbi avrebbero fatto le pulizie di pasqua alla tua casa e avrebbero cucinato per l’intero condominio.  Sono gli stessi che per tutti gli anni novanta hanno inzeppatoi loro siti e portali di banner pubblicitari e link-spara-dialer e che con gli anni duemila hanno raffinato i loro contenuti promuovendo se stessi e le proprie cose continuando a riempirti la casella di posta. Per non parlare diquelli che nell’era del blog hanno pubblicizzato soltanto i propri libri oppure quei giornali che hanno soltanto messo on line la propria agenda setting (oltre alla pubblicità ovviamente). Aggiungiamo a tutto questo anche isurfisti del nuovo (quelli che cavalcano le onde e che ogni fenomeno è buono comunque per venderci un libro – l’Espresso con Second Life e Nòva24Ore con Facebook) e da ultimi quell’esercito di persone che creano sempre “eventi” per vendere pacchetti-party per ogni tipo di festa. E se questa è solo una piccola parte della nostra società, non dimenticatevi degli scalmanati del calcio (queli che il lunedì si accapigliano nei bar, negli uffici o in piazza per un fuorigioco) o degli irriducibili nostalgici del ventennio fascista e giù, fino in fondo,  a quelli che sostegono pubblicamente dei boss mafiosi come Totò Riina e Bernardo Provenzano. Pensate che su Facebook ci sono quasi  mille fan di Provenzano, cinquemila di Riina e numerosi gruppi che richiamano nel loro nome lamafia, la camorra, la ndrangheta e la sacra corona unita.

Come si chiude il cerchio ?
Per esempio quest’ultimo con il gruppo  “Fuori la mafia da Facebook” che raccoglie, al momento, più di 41milaiscritti (e ovviamente ne parla la stampa nazionale ed estera) e si contrappone massicciamente ad uno sparuto gruppo che anche nella “società reale” è minoritario ma che non riesce ad esserne espulso.

Ecco Facebook è tutto questo e molto altro ancora e credo che il nostro futuro non potrà mai essere da meno, “da più” sicuramente !

:)

Torno subito

Separa

Simone Damiani è un regista che ha deciso di fare un film e distribuirlo, gratis, via internet.

Credo che la scelta sia stata dettata da motivazioni pratiche e necessarie (il non aver trovato case di produzione che investissero sul film) oltre a qualche piccolo “calcolo da rete”. Tra MySpace, Facebook e un blog su WordPress il film ha avuto più di tremila download in una sola settimana.

Resta il fatto di un progetto ideato e realizzato con poche risorse che si pone prepotentemente all’attenzione degli addetti ai lavori. Damiani e tutta la troupe si dichiarano:

un gruppo di giovani professionisti del settore cinematografico che hanno un solo scopo nella vita: dimostrare che si può fare cinema senza essere “figli di…” e senza “darla a…”.

dunque professionisti che oggi usano internet ma che domani, quando avranno agganciato il produttore giusto, rientreranno nella canonicità dell’esercizio della propria professione.

Ed è giusto anche questo, l’utilizzo di mezzi liberi per raggiungere un risultato di visibilità. Ma questa non è certamente una novità e tanti “blogger” lo sanno molto bene.  Non capisco perché qualcuno parla di “coraggio” e altri di “medioevo”. L’operazione (sia chiaro, per me è meritoria) utilizza a pieno la tecnica di marketing propria della rete ed è sviluppata con estrema cognizione di causa.

A me ricorda il primo film di Moretti girato in Super8 e diffuso garzie a un grande passaparola, ma soprattutto a qualche partito e qualche movimento , d’altronde questo era l’unico marketing dal basso di allora.

Quindi nulla di nuovo sotto il cielo della diffusione attraverso “i nuovi media”, allora guardiamoci il film, discutiamo di quello, recensiamolo e apprezziamolo come opera prima di giovani che non avevano altri mezzi per farsi conoscere. Ma poi il cinema, resta sempre il tempio del film.