Con i tre argomenti contro di Mantellini, i quattro contro e uno a favore di Giuseppe, la “controdemocrazia” di Giovanni e per finire con la sconfitta dei luddisti di Chiriatti si riavvia, almeno lato rete, la ciclica questione della forma dei partiti e dei loro sistemi di connessione.
Secondo me, e per rimanere in tema, le questioni sono due contro e mezza favore:
1) quali partiti.
Io avevo inizato a ragionarci un po’, e anche se in modo emozionale, prima delle elezioni e vorrei oggi affinare il tiro.
E’ bene chiarire subito, a scanso di equivoci, che quando parlo di partiti mi riferisco a quelli di sinistra che “dovrebbero” avere fissato nel loro DNA l’esigenza di un rapporto continuo e produttivo con quella che comunemente è definita “base”.
Dice bene Chiriatti che ormai i partiti fanno bonding invece di bridgin, anche se sbaglia la metafora iniziale perché paragona la democrazia alle religioni e la cosa non funziona giacché le religioni essendo teleologicamente indirizzate non necessitano di approvazione da parte dei suoi aderenti (e i suoi rappresentanti sono eletti solo perché scelti da dio); mentre la metafora del ponte funziona ma limitatamente al rapporto cittadini-partiti-Stato, perché, invece, tra i partiti e sui aderenti e/o simpatizzanti per anni si è sempre parlato di “cerniera” proprio per dare il senso di una distanza inesistente.
La democrazia di cui parliamo è quella in cui gli eletti rappresentano indirettamente i cittadini che dovrebbero, prima e dopo, recuperare forme dirette di rappresentanza (fatta eccezione per quella istituzionale come i referendum) proprio nel loro rapporto con il partito.
2) Con chi parla il partito?
Ora il problema è proprio qui: i partiti hanno dismesso il loro compito di far recuperare al cittadino il suo ruolo diretto semplicemente diluendo al massimo le forme di partecipazione diretta e, probabilmente, esagerando nel verticismo.
Ecco che ritorna la rete, il web, che a dispetto della sagoma a conchiglia del partito ridà voce alla “base” in forma di megafono; o, come l’ha definito qualcuno, come un tifo da stadio che condiziona la squadra.
Ma in che modo i partiti tengono conto di queste voci provenienti dal web? Forse quasi in niente. Se consideriamo che i partiti sono presenti soltanto come brand (sordi alle proposte) preoccupati unicamente del proprio marketing il cui ascolto, come dice Mantellini, spesso è affidato a un soggetto proveniente dai piani medio bassi della struttura.
Il paragone con le aziende, per esempio nel caso del PD, non è proprio peregrino dal momento che lo slogan “prima la ditta” fu la parola d’ordine scelta per salutare l’ex onorevole Antonio Luongo che ritirò la propria candidatura per fatti giudiziari.
2 ½) chi fa ascolto?
Se i partiti non ascoltano allora, forse, lo fa singolarmente qualche politico. Si forse, ma in che modo e come filtra non è dato sapere. Per esempio ho scoperto che mentre il sindaco della mia città che non rispondeva a nessuno, neanche alle richieste più educate sulla ZTL, il presidente della provincia tweettava direttamente e rispondeva personalmente quasi a tutti.
Allora la mezza, diciamo, è nella direzione di quello che Giuseppe indica come tecnologie che pur non determinano nulla (almeno fino ad oggi) “abilitano” all’uso.
E dove sta’ l’altra metà? Nel credere di più sia nel concetto di partecipazione diretta che nell’uso delle nuove tecnologie e, a tal riguardo, quello del Movimento 5 stelle non può che essere un esempio da “copiare” pari pari: dall’esperimento delle primarie e delle “quirinarie”, alle piattaforme del Meetup e di LiquidFeedback.
Voto il Movimento 5 stelle perché non è un partito
Ho tanti amici che cercano di convincermi a non votare per il Movimento 5 Stelle o, come dice la maggior parte, per Grillo. A quelli a cui ho detto che sono anni che non voto mi hanno risposto che avrei fatto bene a continuare così. E allora vi rispondo e vi sintetizzo le mie ragioni.
Innanzitutto fatemi premettere che il Movimento 5 Stelle (M5s) non è un partito è non ha ideologie “finalistiche” da difendere, ma solo una serie di obiettivi da raggiungere su cui si può concordare o meno. In secondo luogo sia il programma che le liste elettorali sono stati formati completamente in rete, con ampia discussione sui meetup. In terzo luogo non ha bisogno di tenere su l’ambaradan dei partiti con tanto di sedi, segretari e addetti a vario titolo (e soldi che girano vorticosamente); se non avete la minima idea di cosa significhi questo, anche solo in termini economici, può voler dire solo due cose: o non sapete cos’è un partito e/o un’organizzazione politica perché non c’avete mai avuto a che fare, o non sapete proprio di cosa parlate perché credete ancora a babbo natale.
Questa piccola premessa contiene già gli elementi primordiali della democrazia e se la cosa vi apparirà strana è solo perché non l’avete mai agita.
Ho un’esperienza politica tale da conoscere partiti, politici e i meccanismi che li sorreggono e se nella vostra vita avete fatto altro vi svelo un segreto: i partiti (piccoli, medi o grandi) sono strutture complesse che non si reggono su idee, programmi o interessi comuni (forse su interessi diffusi si). Utilizzano tutti lo stesso modello di “forma-partito” che deriva da un misto tra Democrazia Cristiana delle correnti e craxismo dei yuppies. Sono delle aziende atipiche con tanto di dipendenti ma con strani profitti. Forse non immaginate che l’idea nasce proprio dalla vecchia DC che, con un appoggio parlamentare ultra-trasversale, nel 1974 approva una legge con la quale lo Stato finanzia tutti i partiti presenti in parlamento secondo il loro peso di deputati. Ma forse non ricordate neppure che a più riprese i radicali di Pannella hanno cercato attraverso più referendum di abolire questa stortura e che nel ’93 ci riescono con il 90% dei voti; solo che appena un anno dopo (e contro il volere democraticamente espresso di tutti quegli elettori) con il classico “trucco delle tre carte” i partiti del parlamento italiano si mettono d’accordo e reintroducono una legge sul “rimborso elettorale” alla quale, come se non bastasse, bisogna aggiungere il finanziamento pubblico all’editoria (della quale ne beneficiano anche i giornali di partito) e il 4 per mille. Questo è soltanto un quadro minimo ma se volete farvene un’idea più dettagliata andatevi a rileggere quello che scrivevano Stella e Rizzo nel 2007.
Se non vi basta questo per capire con che sorta di “idrovore” avete a che fare quando siete davanti a una sezione di un partito, aggiungeteci i guadagni di chi sceglie di fare il politico di mestiere. Ma non pensate soltanto ai parlamentari ma anche ai rappresentanti di camere molto più basse che nella peggiore delle ipotesi, anche in paesini di mille abitanti, racimolano più di mille euro al mese tra indennità e rimborsi di diverso tipo. Poi ci sono gli enti pubblici, semi pubblici e semi privati nei quali eleggere consigli di amministrazione, amministratori unici, direttori, collegi, comitati, commissioni, esperti, ecc… tutti sempre pagati e rimborsati perché, ricordatevelo, la politica nessuno la fa gratis.
In verità, far politica dovrebbe essere un onore oneroso, da cui sfuggire e invece è talmente ambito che le persone scalciano per calarsi anche nella più infima delle commissioni anche solo per pochi euri di rimborso.
E non parliamo poi di questi nostri rappresentati che appena si tratta della propria famiglia o della propria salute disprezzano per primi le istituzioni pubbliche e allora mandano i figli solo nelle scuole private, dall’asilo fino all’università (provate a contare quanti figli di politici sono stati, per esempio, alla Bocconi o alla Luiss e molti direttamente presso facoltà straniere) e si fanno curare in cliniche private o straniere.
Questo è una parte del sistema che si tiene su e si autoalimenta e le persone che fanno? Si preoccupano se un movimento come M5s prende il 15% ? Io dico che già basterebbe questo per augurarsi un piccolo scombussolamento del sistema. Se poi pensate che le grida di Grillo, qualche incertezza, qualche fesseria siano le premesse per il nuovo fascismo o siete sulla strada sbagliata e troppo occupati per guardare le cose con i vostri occhi e informarvi di persone, oppure siete troppo invasati da un’idea di partito che vi illudete possa risolvere i vostri problemi o quelli di una giustizia più in generali
E’ vero, probabilmente tra i “grillini” non trovate facce conosciute e io non ho trovato nessun mio vecchio compagno con il quale ho fatto manifestazioni antifasciste ma ve lo dicevo prima, questo movimento non si costituisce ideologicamente, non si pone cause ultime ma soltanto programmi minimi da realizzare, punto su punto. Se per esempio ti sta bene la TAV allora fai prima a votare Monti, Berlusconi, e anche Bersani.
Ma veniamo al programma, perché son convinto che molti non l’hanno neanche letto; io vi elenco sinteticamente le cose che ho sottolineato e che mi interessano maggiormente.
Energia
Incentivazioni per le fonti rinnovabili e biocombustibili e applicazione di norme già in essere, ma disattese, sul risparmio energetico.
Informazione
Eliminazione dei contributi pubblici per il finanziamento dei giornali; cittadinanza digitale per nascita, accesso alla rete gratuito (larga banda gratuita per tutti i cittadini italiani) e copertura completa dell’Adsl su tutto il territorio nazionale. Satalizzazione della dorsale telefonica, con il suo riacquisto a prezzo di costo da Telecom Italia e fornitura, da parte dello Stato, degli stessi servizi a prezzi competitivi a ogni operatore telefonico.
Economia
1) introduzione della class action, abolizione delle scatole cinesi in borsa, abolizione di cariche multiple da parte di consiglieri di amministrazione nei consigli di società quotate, introduzione di strutture di reale rappresentanza dei piccoli azionisti nelle società quotate, introduzione di un tetto per gli stipendi dei manager delle società quotate in borsa e delle aziende con partecipazione rilevante dello Stato, divieto di nomina di persone condannate in via definitiva come amministratori in aziende partecipate dallo Stato o quotate in borsa (come per es. Paolo Scaroni dell’Eni), abolizione delle stock options, divieto di acquisto a debito di una società.
2) Divieto di incroci azionari tra sistema bancario e sistema industriale e introduzione della responsabilità e compartecipazione alle perdite degli istituti finanziari per i prodotti finanziari che offrono alla clientela.
3) Abolizione della legge Biagi e sussidio di disoccupazione garantito.
4) Impedire lo smantellamento delle industrie alimentari e manifatturiere con un prevalente mercato interno; abolire i monopoli di fatto, come quelli di Telecom Italia, Autostrade, Eni, Enel, Mediaset e Ferrovie dello Stato e mettere in opera disincentivi alle aziende che generano un danno sociale.
5) Riduzione del debito pubblico attraverso forti interventi sui costi dello Stato con il taglio degli sprechi e con l’introduzione di nuove tecnologie per consentire al cittadino l’accesso alle informazioni e ai servizi senza bisogno di intermediari.
Trasporti
Blocco immediato della Tav in Val di Susa. Disincentivare l’uso dell’automobile nei centri urbani e aumentare e rafforzare le tratte ferroviarie legate al pendolarismo.
Salute
L’Italia è uno dei pochi paesi con un sistema sanitario pubblico ad accesso universale e questa cosa è sempre più minacciata sia dal federalismo (attribuzione alle regioni dell’assistenza sanitaria) che dalla tendenza a far diventare le ex ASL delle aziende che devono far prevalere l’economia sulla salute. Quindi la sanità deve restare pubblica e i ticket dovranno essere imposti sulle prestazioni non essenziali in modo progressivo e proporzionale al reddito.
Istruzione
Abolizione della legge Gelmini; finanziamento pubblico solo per la scuola pubblica e investimenti nella ricerca universitaria.