Peter Ludlow, uno dei maggiori filosofi della tecnologia, sostiene che i “mondi virtuali” (tutte le nuove forme di cultura, di comunicazione, di informazione e di incontro on-line) stanno diventando sempre più decisivi nell’orientamento dell’opinione pubblica.
Nel suo ultimo libro, “Il nostro futuro nei mondi virtuali” edito da 40k Books, sottolinea come questi mondi virtuali, con le loro leggi e la loro diffusa influenza culturale stanno velocemente cambiando il mondo reale.
Ma cosa accadrà quando gran parte del web si sarà tramutato in mondi virtuali ?
Ludlow, rispondendo alle domande di Francesco Longo su “L’Espresso” del 21 ottobre, sostiene che bisognerà fare i conti con la costituzione di questi social network i quali essendo amministrati in forma dittatoriale (è il gestore che decide il bello e il cattivo tempo, se bandire qualcuno dalla community, ecc..), conseguono il risultato di essere meno democratici delle società reali.
Dunque, “possono essere manipolati per servire gli interessi di un individuo invece che del gruppo” e quindi esiste il concreto “rischio che i mondi virtuali ci rendano avvezzi a vivere in ambienti poco democratici, dove sono aboliti quei diritti frutto di secoli di lotte, progresso e conquiste civili. In altre parole, le dittature on line ci rendono più passivi nei confronti di un dittatore nel mondo reale”.
Ludlow suggerisce “una sorta d’illuminismo dei mondi virtuali, dove i gestori offrano nuovi strumenti per condurre esperimenti di democrazia”. Insomma una governance dei social network che dovranno essere visti come vere e proprie “nazioni” più che come aziende private.