Un iPad per la stampante 3D

  Sono in tanti quelli che si cimentano in assemblaggi o realizzazioni di stampanti 3D, diciamo, low cost che a parte  l’appagamento derivante dal semplice montaggio (fatte le dovute proporzioni, più o meno la stessa che deriva  dall’assemblare un comodino dell’Ikea) procura cocenti delusioni come risultato.

 Sembra che uno dei problemi sia il “letto di stampa“.  Spesso l’oggetto vi rimane incastrato o non si attacca proprio e molti  usano il pyrex (o vetro borosilicato), di diversi spessori,  che con il suo basso coefficiente di dilatazione termica,  permette un più sicuro riscaldamento/raffreddamento. Accade però, anche in questo caso, che spesso le parti rimangano  attaccate e si strappino nel tentativo di staccarle dal letto di vetro, infatti viene anche aggiunto il nastro di Kapton anche  se con scarsi risultati.

James Hobson suggerisce, inceve, di utilizzare il Gorilla Glass della Corning come letto di stampa che è molto resistente ai graffi, agli urti, al calore ed è anche flessibile. Ma c’è un problema:  non lo trovi così facilmente a meno che non ti va di sacrificare il tuo iPad per utilizzarne lo schermo.

Niente paura, non è necessario rompere il tuo iPad, basta acquistare anche solo schermo su eBay e con circa 15 dollari il gioco è fatto.

Certo non senza qualche problema per il montaggio ma, assicura Hobson, ne vale la pena.

La carta nella testa

E’ noto a tutti che le “scritture” sono in continuo aumento è meno noto, però, l’incremento delle “letture”.  Del primo ne siamo coscienti perché abbiamo visto come il digitale abbia incrementato la comunicazione scritta, del secondo non riusciamo ad afferrarne la portata poiché restiamo legati a un’idea di lettura concettualmente analogica. Tutto il peso del concetto ricade sulla “quantità compattata” di righe scritte.

Se date uno sguardo alle statistiche ISTAT gli indici sono fatti per libri di carta, audiolibri, ebook e giornali. Sappiamo, per esempio, che nel  2010  gli italiani avevano letto mediamente  3 libri a testa (con un incremento di un punto percentuale rispetto al 2009) e che coloro che possiamo definire “lettori voraci” erano soltanto il 15,1%  con una dozzina di libri letti nell’anno. A questa “quantità” di righe scritte e dichiarate come lette, si affiancano i dati sulla vendita (sia di libri che di giornali) che abbassano ancora di più la media.

Il problema è che sono gli analisti a considerare la scrittura come letta solo se appartenente a unità concettualmente “analogiche” di testo: libri, giornali, e-book, ecc….  e non si capisce il perché non si consideri letto ciò che invece è stato considerato come scritto: sms, chat, e-mail, social network, giochi, ecc….  Si è disposti a considerare il web o l’html come scrittura ma non come lettura.

Un esempio semplice di questa stortura mi è balzata agli occhi quando ho ragionato sul fatto che mio figlio, che sta affrontando gli esami di stato, legge e trova sul web tutto ciò che gli serve e contemporaneamente invia e/o riceve link interessanti dai suoi compagni. Quante righe avrà letto mio figlio? Boh e chi lo sa… intanto, statisticamente non è neanche un lettore accanito, anzi è addirittura sotto la media perché al rilevatore che gli chiederà “quanti libri hai letto quest’anno” (a parte quelli scolastici) sicuramente risponderà poco o nulla. Forse nemmeno lui considererà come lette le migliaia di righe su Wikipedia e sui vari siti specializzati. Io alla sua età ero considerato un lettore accanito soltanto perché leggevo un quotidiano e correvo in biblioteca per ogni piccola ricerca scolastica, eppure il mio camp0 di riferimento era ristretto alle capacità di una piccola biblioteca UNLA e a quelle di qualche enciclopedia  più o meno esaustiva.

Probabilmente guardiamo/usiamo il digitale e pensiamo/vediamo l’analogico. Una metafora immediata di questo paradosso è ben rappresentato da tanti ebook reader (l’iPad ad esempio) che simulano lo sfogliare della pagina di carta.

Anche quando ci liberiamo le mani dalla carta la cellulosa ci rimane in testa.

Geek a pochi soldi

Ho abbandonato definitivamente quel mondo inutilmente costoso della Apple da quando mi sono liberato anche dell’iPhone.

Di come ho sostituito, più o meno, egregiamente l’iPad ne ho già parlato qui mentre per la sostituzione del mio glorioso iPhone 3 (che ormai pedalava inutilmente in salita da quando è stato costretto ad abbandonare l’OS 3 per l’iOS 4)  la mia scelta è caduta sul Samsung Galaxy Ace: un telefono con sistema operativo Android 2.2.1, connessione 3G, Wi-Fi, bluetooth, peso 113 grammi, display 3,5″ (risoluzione 480×320), fotocamera 5mp, ecc…, che ho acquistato a € 199,00 (con un brand assolutamente invisibile della Wind) ma che potete trovare anche a meno spulciando le offerte su eBay.

In sostanza con con meno di € 350,00 è possibile avere un ottimo “tablet” e un ottimo telefono che nulla possono invidiare sia all’iPad che all’iPhone.

Punti forti la Apple, ovviamente, ne ha in quantità ma l’elemento negativo che li abbatte tutti è il prezzo e checché ne pensino tutti i melamorsicatisti, continuiamo ad essere di fronte più a un oggetto di moda che a una vera rivoluzione tecnologica. Io resto convinto che la nuova (e buona tecnologia) deve per forza avere un “buon” prezzo poiché i più adatti e i più capaci sono, paradossalmente, quelli che non possono acquistarla e, dunque, mi piace pensare che un ragazzo italiano possa acquistare un corredo geek a pochi soldi. Ci sarebbero, poi, da abbattere i pesanti costi di connessione alle reti, ma questo è un discorso molto più complicato che dovremo necessariamente affrontare.

Al momento non ho ritenuto necessario roortare il telefono perché, come dicevo prima, anche la presenza del brand è assolutamente non invasiva, ma se volete la tecnica è più o meno la stessa del Kindle Fire.

Ah, dimenticavo: tutte le App che usavo sull’iPhone le ho ritrovate sul Market di Google, quindi anche il mito dell’Apple Store sembra del tutto infranto.

🙂

Fire e mobile gamers

Professor G mi segnala un’analisi di Anna Rozwandowicz su “NewZoo” dalla quale risulta che negli USA ci sono 17,4 milioni di proprietari di Kindle Fire che nell’81% dei casi lo usa per giocare, mentre dei 30,5 milioni di possessori di iPad fa la stessa cosa una percentuale più bassa (77%).
A parte la differenza dei numeri che è poco significativa (perché il Kindle Fire è sul mercato da circa cinque mesi mentre l’iPad è uscito già due anni), il problema è che i mobile gamers sono concentrati su altre piattaforme, come ben sanno la Nintendo, la Sony e la Apple che già dal 2010 si vantava (o millantava) di essere la prima del settore con l’iPod-Touch.
Infatti, come sottolinea la Rozwandowicz, negli USA il 69% dei “giocatori mobili” usa uno smartphone, il 21% un tablet e il 18% un iPod-Touch (in Europa le percentuali sono: 69%, 16% e 11%). Da una mia personalissima indagine commissionata a mio figlio nel liceo che frequenta il dato viene pressoché confermato: al primo posto lo smartphone e al secondo l’iPod-Touch (con una piccola élite che usa l’Xperia play).
Il problema è che smartphone e tablet sono piattaforme più distanti di quanto si creda e una parte sostanziale di questa differenza (a parte le esigenze) la fa il display, infatti il Fire si avvicina di più per dimensioni e sembra che anche la Apple ci stia pensando. Io ne avevo parlato qui e se volete qui trovate una tabella comparativa.

Concludo con una bella infografica tratta da “NewZoo” e se volete approfondire andate qui.

Come ci cambia il natale? [iPad o Kindle]

Giovanni Calia, tempo fa,  rifletteva su come l’iPad avrebbe cambiato i nostri comportamenti e tentava di trovare una linea dritta all’interno di ipotesi socialqualcosa e filosofico-tecnicistiche.

Questo ragionamento così forzato, in generale ha un punto di origine in una teoria, ormai completamente divulgata, a cui il buon Granieri ci ha abituati da un po’ di anni.  Giuseppe è da un bel po’ che ci parla di ebook, puntando il dito verso quel vecchio armamentario che sono gli editori  in tempi di self-publisher.
Io voglio, invece, solo aggiungere una nota venale in tempi di crisi.
Il libro elettronico, oggi molto più di ieri, si presenta come un’ottimo investimento per chi vuol continuare a leggere risparmiando.  Certo, bisogna comprare il lettore. Ma se non vi fate prendere dalla bulimia per la Apple  (che a stento vi ripaga per quello che avete speso) di soluzioni ne trovate un bel mucchio.
Io invece, quando decisi di fare il passo non avevo molte soluzioni: o sceglievo un Kindle  con il suo schemo B/N, dedicandomi soltanto ai libri, oppure un iPad per fare anche qualcos’altro. Scelsi l’iPad2  (acquistato agli inizi di aprile per il mio compleanno) perché, a quel punto e a quel prezzo,  volevo sostituire completamente il portatile.  Diciamo che ho rispettato i miei propositi e che in qualche modo li ho pure soddisfatti anche se son rimasto sempre molto critico nei confronti della spesa.
Tutto questo fino a quando non viene pubblicizzata l’uscita del Kindle Fire. Allora, per dare pubblico risalto al mio pentimento, pubblicai una tabella che metteva chiaramente in risalto la convenienza del tablet Amazon.
Cosa la fa da padrone nel confronto è ovviamente il prezzo; e anche se, dopo il lancio negli USA,  Jakob Nielsen lo ha definito piuttosto deludente, affermando (tra l’altro)  che “un tablet da 7 pollici [come il Fire] doveva essere trattato come una nuova piattaforma” (e che in sostanza non avrebbe funzionato proprio per quello strano formato); proprio a quella “inusuale” piattaforma, invece, sembra che che stiano puntando quelli della Apple con il prossimo iPad 3 da 7,85″.

In conclusione che voglio dire con questo post sconclusionato? Semplicemente che se volete continuare a leggere, a risparmiare, a trovare tutti i libri che vi piacciono, a Natale, compratevi (o fatevi regalare) un lettore. E non preoccupatevi del costo iniziale perché ve lo ripagherete in breve tempo,  certo se acquistate un iPad2 ci metterete di più.
Io vi consiglio un bel Kindle Fire a 199 dollari con display a colori 1.024 x 600 (memoria da 512 MB,  disco da 8 GB el cloud storage gratis su Amazon) così vi leggete i vostri libri e vi guardate anche i vostri video.  Aggiungete a tutto questo che se invece di Babbo Natale ve lo porta la Befana ci sta tranquillamente nella calza che appenderete al camino.

🙂

Vetrine a pagamento


Come cambiano le cose? Sicuramente linearmente e a volte a salti ma raramente qualcuno torna sui suoi passi… Voglio dire che raramente mi capita di assistere, nella sfera delle attività economiche, che qualcuno faccia un passo indietro nei suoi profitti per stare più vicino ai consumatori.

Io mi sono sempre illuso che qualche “imprenditore” illuminato ogni tanto dimostri che si possono abbassare i prezzi di un prodotto soltanto rinunciando a una percentuale del proprio profitto.

Ma purtroppo la tendenza non è quella, evidentemente, se su melamorsicata viene pubbicizzato questo store di app tutte italiane ma con un piccolo prezzo per l’accesso. Si lo so che è un’app anchessa ma che senso può avere far pagare l’ingresso in un supermercato?

Sarebbe come, più o meno, rendere a pagamento le vetrine dei negozi.

Che senso avrebbe tutto questo?

Qualcuno dirà: ma sono solo 70 centesimi che non ripagano neanche il lavoro dello sviluppatore… Si è probabile ma in ogni caso nessun proprietario di negozio chiede un piccolissimo pagamento a chi guarda la sua vetrina attraverso un vetro che avrà pure avuto un costo.