Una scatola nera su tutte le auto e addio alla privacy

Il disegno di legge Concorrenza, ad opera di Salvatore Tomaselli e Luigi Marino del PD, sta per essere approvato in via definitiva e, tra le tante cose (come la regolamentazione di Uber), obbligherà tutti gli automobilisti all’installazione di una “scatola nera” all’interno dei propri autoveicoli.

Queste scatole nere non sono proprio una novità. Circa il 16% degli automobilisti ne ha già installata una, grazie al fatto che le compagnie assicurative offrono uno piccolo sconto sulla polizza in cambio della spontanea georeferenziazione del veicolo. L’automobilista, a fronte di questo sconto, cede la propria privacy e la propria libertà di spostamento.  Il Codacons dice però che lo sconto è poca cosa dal momento che la maggiore diffusione di questi apparati è quasi del tutto limitata a quelle province (Napoli, Caserta, Salerno, Reggio Calabria e Catania) dove il prezzo della Rc auto è la più cara d’Italia. E poi il costo dell’acquisto, del montaggio e della manutenzione del dispositivo (black box) restano a carico del cittadino.

L’obbligo partirà prima per i mezzi pubblici e, dopo un anno, si estenderà a quelli privati.  Il governo dovrà ancora definire quali informazioni minime dovranno essere obbligatoriamente rilevate e quale sarà il loro trattamento, ma di certo non potranno impedire ai GPS di tracciare e registrare l’attività dell’autoveicolo e, quindi, la sorveglianza sull’attività delle persone all’interno delle automobili è già compiuta.

Qualche tempo fa Maurizio Caprino, su Il Sole 24 Ore, ha sostenuto che la compatibilità di questo dll con le norme UE è tutta da verificare, dal momento che quest’ultima è interessata più a obblighi in materia di sicurezza (come i “sistemi di frenata automatica, allarme in caso di cambio di corsie involontario, cruise control attivo e simili”) che ai sistemi di tracciamento.

Allora a chi può interessare tutto questo affaccendarsi del governo per la scatola nera?

Certamente alle compagnie assicurative che attraverso il controllo sull’uso del veicolo, hanno la possibilità di verificare la dinamica di un incidente  in modo da smascherare eventuali truffe ai loro danni. E conviene anche ai produttori dei dispositivi che, manco a farlo apposta,  da tempo spingono in tal senso.

Insomma questo ddl Concorrenza attuerà, di fatto, una sorveglianza massiva attraverso la raccolta indifferenziata di informazioni sensibili su tutti gli automobilisti, sottoponendoli a una restrizione della propria libertà.

Qui non c’è in ballo la sicurezza delle persone ma soltanto un incremento del campo dei sistemi di sorveglianza di massa (come il pre-screening dei passeggeri sugli aerei, le intercettazioni di massa dell’NSA, il pullulare delle telecamere di sorveglianza privata con una legislazione che ne ha mollato completamente il controllo, ecc…).

Insomma per chi non vuole essere tracciato non resteranno che due opzioni: la bicicletta o l’hackeraggio della scatola nera.

 

 

 

Attenzione al GPS degli smartphone

Tempo fa Ralph Weimann al Blackhat di Las Vegas,  dimostrò (tout court) come fossero insicuri tutti gli smartphone che usavano il GPS per le loro applicazioni.

La rivista “Chip” (quella di carta) ne parla nel numero di novembre, in notevole ritardo e senza suggerire soluzioni.

In sostanza la falla deriva dalla funzione A-GPS che per velocizzare il posizionamento del dispositivo sulla mappa, prima ancora di agganciarsi al GPS, si appoggia alle reti telefoniche e Wi-Fi circostanti.  In questo contatto tra telefono e reti il dialogo avviene “in chiaro”  e quindi aperto a chi vuole intromettersi e conseguentemente controllare il dispositivo collegato.

E’ vero che granché di soluzioni non ce ne sono, ma in attesa che chiudano il bug, si possono seguire i consigli che Panorama dava già ad agosto: disattivare l’opzione che consente alle applicazioni di utilizzare i dati da sorgenti quali reti Wi-Fi e mobili.

Se usate Android andate su “Impostazioni” –> “Servizi”  e disattivate “Posizioni di Google”.

Quelli che usano l’iPhone e l’iPad invece non possono fare lo stesso, però quando utilizzano il navigatore possono (in “Impostazioni”, “Generali”, “Reti”) disattivare la connessione “Dati Cellulare” in modo da utilizzare solo i dati GPS.

Gli androidiani stiano in allerta però perché gli Hot Spot fasulli sono ancora più pericolosi.