Ma chi l’ha detto che a nutrire il paese debbano essere le multinazionali che sponsorizzano stermini governativi e mercificano la sofferenza?
Invece è proprio così e le ragioni di Expo2015 passano con regole antiche: mistificazione e imbroglio. In sostanza solo tecnica della comunicazione che mette a valore esclusivamente il marketing.
Si parla di cibo e di fame nel pianeta ma nella sostanza (mal celata) si apre la strada agli affari della grande distribuzione (McDonald, Coca Cola, Nestlè, Eataly). Pensato che poi serva all’Italia per rilanciare i propri prodotti? E quali? Nella migliore delle ipotesi, si spreca un po’ di denaro pubblico (10, 15 miliardi), si creano pochi posti di lavoro sottopagati e precari e il malaffare avanza. Per non parlare poi del ricorso al volontariato, con annessa celebrazione come se si trattasse di un’opera dall’alto valore morale, civico o religioso.
Tutto continua a giocarsi a livello di marketing e basta: si contano i biglietti prenotati dai tour operator contandoli come venduti (anche quelli che il Pd e la Cgil di Milano danno insieme alle tessere), mentre si annunciano milioni di visitatori all’insaputa degli albergatori.
Nel frattempo tutte le città diminuiscono, o annullano, i servizi essenziali e le regioni liberano risorse (anche quelle non disponibili) per partecipare alla kermesse e tenere alto il tenore del marketing.
La Basilicata, per esempio, impegna la cifra considerevole di 3.100.000,00 (tre milioni e centomila) euri con un programma che definirlo da repubblica delle banane è riduttivo.
Come nell’antica logica democristiana (poi socialista e ora PD) grande l’evento, grande la spesa e grande la “fetta” da far spartire agli amici. Per il resto solo corsa alla standardizzazione alimentare, all’omologazione culturale con le aziende globali che trainano tutto sul terreno della mercificazione anche del lavoro; d’altronde il Jobs Act è stato fatto apposta.
Come dice Perotti: “per un politico e un amministratore è molto più appariscente ed appagante fare l’ Expo che costruire delle piscine, togliere le buche dalle strade, ecc…..”.
A noi cosa resta? Semplice: dire di NO.
Un chiaro e deciso No a EXPO 2015 che potete esprimere come meglio credete, anche solo con un semplice hashtag sui social network: #NoExpo.