Chi ha più o meno la mia età, o qualche anno in più, e ha vissuto qualche esperienza con i movimenti della sinistra (soprattutto “extraparlamentare”) di fine anni ’70, non può non ricordarsi di “Stampa Alternativa”. Era un periodico stampato alla buona da Marcello Baraghini, con il difficile compito di fare da laboratorio contro-culturale, dove il prefissoide era l’elemento fondamentale. Gli argomenti erano, quindi, quelli scomodi e “contro” che erano già l’ossatura di una libertà culturale e di informazione nata con il sessantotto ma che nel movimento del settantasette trovò una sua più piena realizzazione.
Era essenziale identificare il paradigma culturale dominante (a cui opporsi) per creare percorsi alternativi. Un fenomeno che, tutto sommato, poteva essere analizzato con più semplicità rispetto a oggi, non foss’altro che per una minore presenza di strutture culturali/informative (ovviamente). Oggi seguire tutto quello che diventa mainstream e creare difese è un compito assai più difficile se non impossibile.
Io, come molti, ho portato per anni nel portafogli la tessera di corrispondente di Stampa Alternativa (un tesserino da fotogiornalista che rilasciavano a chiunque lo richiedesse) che non aveva alcun valore professionale ma, con una buona dose di faccia tosta, potevi anche esibire davanti al cancello di uno stadio o di un cinema e aspettare che ci cascassero.
I due opuscoli più famosi (quelli che non sono mancati nella mia libreria) sono stati il “Manuale per la Coltivazione della Mariuana“, che molti rintanati nelle soffitte hanno tentato di mettere in pratica e “Contro la famiglia – Manuale di autodifesa dei minorenni” che provocarono non pochi problemi giudiziari a Baraghini il quale dovette scappare per evitare il carcere. Ovviamente Stampa Alternativa chiuderà per riaprire qualche anno più tardi, dopo un’amnistia, ma come casa editrice un po’ meno aggressiva e tuttora presente.