Francesco Bidognetti, ex capo-clan della camorra e collaboratore di giustizia, nel ricostruire per i magistrati tutta l’attività criminale dei casalesi, ha delineato il quadro della “catena contaminata” del latte di bufale.
Tutto nasce quando i casalesi iniziano a comprare terreni per seppellirvi i rifiuti tossici (provenienti soprattutto dal Nord): la terra rimossa la si usa per “i cantieri delle grandi opere” e i fondi rimasti contaminati vengono utilizzati per i pascoli e le stalle degli allevamenti della zona.
Decine di stalle, migliaia di bufale importate clandestinamente dalla Romania, veterinari compiacenti e via alla nuova attività “artigianale” (neanche la brucellosi ostacolerà i casalesi).
Francesco Schiavone mi rispose che quelle dei paesi dell’est non erano idonee alla produzione del latte ma solo per la carne. Mi spiegò tuttavia che le bufale della Romania potevano essere utilizzate per sostituire dei capi infettati destinati all’eliminazione, che dovevano essere occultati e sottratti agli abbattimenti disposti dall’autorità, al fine di continuare a usarle per fare la mozzarella di bufala. Mi disse che alcuni allevatori di Casale già stavano acquistando degli animali in Romania per sostituire le bufale infette”.
[da L’Espresso]