Molti ricorderanno il maestro Manzi che negli anni ‘60, da un televisore in bianco e nero, teneva nei banchi i nostri genitori insegnando con una lavagna nera una lingua che faticava a diventare amica.
L’Italia lottava un analfabetismo congenito derivante da divisioni geografiche e storiche. La battaglia da vincere era l’unione di un paese sotto una bandiera culturalmente asincrona e la TV di Stato doveva svolgere il proprio ruolo sociale e istituzionale.
L’esigenza di raccontare e ragionare sulla lingua italiana continua ma il target è spostato e l’interesse è tutto rivolto ai giovani studenti. Molti programmi per ragazzi (nella fascia di programmazione pomeridiana a loro dedicata) tra una fiaba, cartoon e un telefilm infilano un pò di grammatica, uno spicchio di lessico e una manciata di libri da leggere ma tutto molto velocemente perchè ormai la televisione corre e non c’è più posto per i banchi e le lavagne.
Siamo a cavallo degli anni ‘80 e l’impegno viene affidato a format più leggeri e di svaglo; l’opera di divulgazione continua ma in forma di quiz con trasmissioni televisive come “Parola mia” dove un sorridente professor Beccariaammaliava e bacchettava gruppi di giovani studenti-concorrenti.
Oggi il target di riferimesto si risposta nuovamente. Ai ragazzi non si insegna più la lingua italiana, al massimo li si invita a leggere qualche libro, ma sempre attraverso un quiz.
La lingua italiana adesso è un’emergenza per le massaie che il sabato e la domenica mattina guardando il programma “Mattino in famiglia” possono telefonare al professor Sabatini (Presidente Onorario dell’Accademia della Crusca) che dalla sua minirubrica “Pronto soccorso linguistico” risponde sulla lingua italiana e sui dialetti.
Ma saremo ancora in tempo oppure…. “oramai è troppo tardi” ?