Tanto FaceApp per nulla?

Non è strano e neanche insolito che le applicazioni che fanno applicare filtri alle proprie foto sono tra le più scaricate. Poi se son fatte bene e il filtro è accattivante il successo è assicurato.

E’ proprio quello che è successo a FaceApp: invecchiarsi all’improvviso ha intrigato tutti, anche molti Vip che, come al solito, hanno tirato la volata all’app. Filtri del genere ce n’erano già ma il miglioramento software ha fatto davvero la differenza. In poco tempo i social sono stati invasi da circa 8 milioni di facce invecchiate.

Proprietaria dell’applicazione è la società russa Wireless Lab di Yaroslav Goncharov, ex manager di Yandex (il Google russo), che l’ha lanciata un paio di anni fa redendola disponibile sugli store in versione gratuita (ma bisogna passare a quella “Pro” per utilizzare tutte le funzioni disponibili).

Come tutte le app chiede l’accesso alle foto dello smartphone ma, come spiegato da Wired, non dice che i dati vengono inviati ai propri server, dove praticamente avviene la modifica, e qui conservati per un tempo non definito, prima di essere rispediti indietro allo smartphone di partenza.

Alle richieste di spiegazioni Wireless Lab ha risposto che i dati restano sui server per il tempo necessario all’elaborazione per poi essere cancellati e che nessun dato resta in territotio russo e che, in fondo, l’utente può sempre chiedere la cancellazione (anche se il procedimento è piuttosto complicato).

Alla parola “territorio russo” saltano tutti sulla sedia e si allarmano, perchè nell’immaginario collettivo (creato in anni e anni di perseveranza americana) è la terra dei cattivi per antonomasia: quella degli hacker che rubano informazioni e manipolano anche le elezioni (peccato che a beneficiarne è stato proprio il più amato degli americani)…  Tutto regolare e funzionale alla logica dell’americano medio, se non fosse per un piccolo particolare, che i server della Wireless Lab non sono in Russia ma su server in cloud di Amazon e di Google.

L’eco che arriva anche sulla stampa nostrana è lo stesso partito dalle preoccupazioni di alcuni senatori USA che hanno invitato tutti a disinstallare l’app perchè, si sa, la parola “russo” fa effetto anche da sola.   Ma non è che FaceApp sia proprio il male assoluto; in fondo tutte le applicazioni di questo tipo, alla fine, fanno più o meno le stesse cose. Anzi il diabolico trio di Zuckeberg (Facebook, Instagram e WhatsApp) fa anche peggio, per non parlare poi di quello che Google fa con i nostri dati.

C’è differenza? Non molto.  A parte il fatto che alcune app descrivono più o meno dettagliatamente dove si trovano i nostri dati e un po’ meno cosa si fa con essi, per il resto sappiamo bene che è meglio non fidarci e non usarle.

Ma è, come si dice dalle mie parti, “acqua santa persa” perchè non conosco molte persone che si preoccupano di leggersi tutto prima di installare un’app e soprattutto si rifiutino di autorizzarle a manipolare tutto sul nostro smartphone: dalla rubrica all’archivio, dalla fotocamera al microfono.

E quindi? Tanto rumore per nulla?

Per nulla proprio no, ma l’importante che un utente completamente immerso tra WhatsApp, Instagram, Facebook, Google, ecc… si preoccupi delle foto che viaggiano verso la Russia distraendosi, anche solo per poco tempo, di quello che fanno le solite multinazionali del digitale; tanto a tenere i nostri dati  al “sicuro” ci pensano proprio loro… sempre.

Come ci cambia il natale? [iPad o Kindle]

Giovanni Calia, tempo fa,  rifletteva su come l’iPad avrebbe cambiato i nostri comportamenti e tentava di trovare una linea dritta all’interno di ipotesi socialqualcosa e filosofico-tecnicistiche.

Questo ragionamento così forzato, in generale ha un punto di origine in una teoria, ormai completamente divulgata, a cui il buon Granieri ci ha abituati da un po’ di anni.  Giuseppe è da un bel po’ che ci parla di ebook, puntando il dito verso quel vecchio armamentario che sono gli editori  in tempi di self-publisher.
Io voglio, invece, solo aggiungere una nota venale in tempi di crisi.
Il libro elettronico, oggi molto più di ieri, si presenta come un’ottimo investimento per chi vuol continuare a leggere risparmiando.  Certo, bisogna comprare il lettore. Ma se non vi fate prendere dalla bulimia per la Apple  (che a stento vi ripaga per quello che avete speso) di soluzioni ne trovate un bel mucchio.
Io invece, quando decisi di fare il passo non avevo molte soluzioni: o sceglievo un Kindle  con il suo schemo B/N, dedicandomi soltanto ai libri, oppure un iPad per fare anche qualcos’altro. Scelsi l’iPad2  (acquistato agli inizi di aprile per il mio compleanno) perché, a quel punto e a quel prezzo,  volevo sostituire completamente il portatile.  Diciamo che ho rispettato i miei propositi e che in qualche modo li ho pure soddisfatti anche se son rimasto sempre molto critico nei confronti della spesa.
Tutto questo fino a quando non viene pubblicizzata l’uscita del Kindle Fire. Allora, per dare pubblico risalto al mio pentimento, pubblicai una tabella che metteva chiaramente in risalto la convenienza del tablet Amazon.
Cosa la fa da padrone nel confronto è ovviamente il prezzo; e anche se, dopo il lancio negli USA,  Jakob Nielsen lo ha definito piuttosto deludente, affermando (tra l’altro)  che “un tablet da 7 pollici [come il Fire] doveva essere trattato come una nuova piattaforma” (e che in sostanza non avrebbe funzionato proprio per quello strano formato); proprio a quella “inusuale” piattaforma, invece, sembra che che stiano puntando quelli della Apple con il prossimo iPad 3 da 7,85″.

In conclusione che voglio dire con questo post sconclusionato? Semplicemente che se volete continuare a leggere, a risparmiare, a trovare tutti i libri che vi piacciono, a Natale, compratevi (o fatevi regalare) un lettore. E non preoccupatevi del costo iniziale perché ve lo ripagherete in breve tempo,  certo se acquistate un iPad2 ci metterete di più.
Io vi consiglio un bel Kindle Fire a 199 dollari con display a colori 1.024 x 600 (memoria da 512 MB,  disco da 8 GB el cloud storage gratis su Amazon) così vi leggete i vostri libri e vi guardate anche i vostri video.  Aggiungete a tutto questo che se invece di Babbo Natale ve lo porta la Befana ci sta tranquillamente nella calza che appenderete al camino.

🙂