Ma fantastici de ché?

Se andate sul sito del Partito Democratico troverete questa immagine  qui accanto che imita il famoso  fumetto della Marvel con l’aggiunta del quinto fantastico.   Potrà sembrare comica o curiosa ma l’imitazione de “ I Fantastici 4″ ha sollevato un bel vespaio nel web (e qui la cronaca di twitter sull’incontro).

Ciò su cui voglio riflettere brevemente oggi sono due questioni a mio avviso fondamentali. La prima è di carattere comunicativo, ovvero che tipo di strategia è stata adottata e messa in campo e  la seconda, più seria,  sul tipo di messaggio politico che i candidati sono riusciti a far filtrare .

Premetto di non conoscere la tattica e il disegno (o l’obiettivo) della strategia di marketing che sottende a quest’idea del “fantastico”, ma se fossi stata chiamata a valutarla preliminarmente l’avrei bocciata immediatamente.  Quale può essere  è il messaggio lanciato con i fantastici 5? Forse questo: vedete, elettori della coalizione di sinistra, per spazzare via anni di fantapolitica,  di malvagio immaginifico al potere (nani e ballerine mutati e quintuplicati in veline, anchorman, concubine, escort e olgettine) è necessario una forza ancora più straordinaria capace di vincere sul male in qualsiasi forma esso si presenti. Peccato, però, che questo ragionamento non sia niente di più di un rigurgito che rimane all’interno di quello stesso mondo “fantastico” che si vuol combattere.  Una volta, nel ’77 gridavano “la fantasia al potere” ma il senso era naturalmente opposto, era anti-politico.  Non lo possono gridare i politici di “professione”, è come sputare nel proprio piatto. E poi, per dirla in soldoni, il progetto politica che viene “sventolato” resta completamente all’interno del solco tracciato da anni di berlusconismo.  Dunque la traduzione semplice del messaggio elettorale è quello di non cedere al desiderio del reale ma ad avere “fede” (ricordatevi questa cosa che ritornerà dopo)  in progetti fantastici e in iperboliche soluzioni che,  voi terrestri, al momento, non siete in grado di comprendere.  Ah ci sarebbe pure da aggiungere qualche malfidato lettore di fumetti ha sostenuto che l’investitura di supereroe non avviene per elezione ma per acclamazione, ovvero per riconoscimento delle gesta super eroiche, e che quindi tutto quel che viene pubblicizzato è semplicemente millantato credito. Ma si sa quelli che leggono fumetti son gente cattiva.

Il secondo nodo del ragionamento viene invece fuori dal dibattito televisivo svoltosi ieri sera su Sky TG24 dove i 5 candidati (Bersani, Renzi, Vendola, Tabacci e Puppato) si sono misurati, in perfetto stile USA (in verità più perché costretti dalle regole rigide imposte dall’emittente che per scelta personale), su programmi e proposte con tanto di  fact checking e  appello finale.  Ad un certo punto il conduttore ha chiesto a tutti i candidati di indicare il nome di una personalità ispiratrice e guida; ecco che si chiude il cerchio della comunicazione. Tolti Tabacci e Puppato che, dimostrando di essere a corto di fantasia, indicano De Gasperi, Nilde Iotti e Tina Anselmi; i veri super-eroi citano Mandela, Giovanni XXIII e il Cardinale Martini. Ecco che ritorna quel concetto di “fede” che avevo accennato prima. Cari cittadini- elettori, sembrano dire i tre super-eroi (e unici veri aspiranti) la politica non ha a che fare con la società civile e non c’è niente di materialmente concepibile che possa salvarci. Soltanto la fede rigida nel supereroe può portarvi alla salvazione. Poi se ci scappa pure un miracolo, si vedrà.

Come ti racconto un terremoto

Alle 4.04 una fortissima scossa di terremoto in Emilia Romagna, al momento cinque morti (tre operai sul posto di lavoro e due donne, una di 37 anni e un’anziana ultra centenaria, morte per lo spavento) e 50 feriti. I danni maggiori si sono verificati nel ferrarese. La scossa è stata di magnitudo 6 e l’ipocentro a 5,1 km di profondità .

 

 

Come tutte le mattine, appena sveglio, lancio uno sguardo veloce a Twitter e immediatamente mi colpisce il tweet del “La Stampa” che parla di una forte scossa di terremoto in Emilia con morti e crolli. Faccio un retweet e salto prima sulle news di Google e poi su Facebook. A un certo punto mi rendo conto di essere ancora a letto e inevitabilmente vado al ricordo della mia esperienza di terremoto, quello del 1980, e di come ce lo raccontavano allora.

La reazione è quella ti spegnere i miei “apparati” e accendere la TV su Rai1 per ascoltare il loro racconto. Sono le 8 passate, quasi 4 ore dopo la prima notizia, e due giornalisti in studio si rimpallano tra un inviato in zona, sempre d’avanti allo stesso fabbricato (la cui foto ho inserito qui nel post) e una non meglio precisata “redazione web” in studio. In aggiunta, telefonicamente, intervistano Red Ronnie il quale  (è originario, più o meno, dell’area colpita ma vive altrove) parla di posti che si ricorda bene e poi del fatto di essersi sentito telefonicamente con Fiorello e Paolo Belli. Poi chiamano un’amministratrice comunale di un paese coinvolto che è in auto e sta raggiungendo Ferrara per un incontro con il capo della Protezione Civile, e che non sa granché dell’accaduto, anzi dalle risposte si capisce subito che ne sa molto di meno del giornalista che la intervista. Come se non bastasse  chiamano al telefono un vescovo il quale riporta una sorta di censimento mappato della propria diocesi ma senza aggiungere assolutamente nulla a quanto lo spettatore già conosce benissimo. A tutto ciò si inframezzano un paio di rimbalzi alla “redazione web” dove una giornalista, davanti a un paio di monitor, ci racconta di qualche tweet del tutto insignificanti, ai fini del racconto, e due mini video di YouTube dai quali si capisce ancora meno e che la giornalista continua a lanciare dicendo “ce ne sono tanti, ce ne sono tanti” mentre fa vedere (in loop) sempre gli stessi per 4 o 5 volte.

Lo so di avere un caratteraccio (e che proprio non riesco a sopportare l’inutilità delle cose) ma di fronte a un racconto giornalistico che non sa aggiungere nulla a quanto già conosco, mi viene in mente la mia esperienza del 1980 e di come le notizie oltre ad essere per lo più inesistenti erano immaginarie. Ricordo ancora con precisione il TG1 del giorno dopo che parlava di una scossa di terremoto “in Basilicata, Lucania e Campania” .

Ma prima di ritornare, sconfortato, al racconto della rete faccio l’ultimo sforzo e passo a Sky TG24. Effettivamente qui la musica cambia e anche se lo stile con “bellimbusti” in studio non mi è mai piaciuto, le notizie e i servizi danno un senso più concreto al racconto. Al telefono c’è il responsabile regionale della Protezione Civile che lascia informazioni pertinenti e concrete, da il numero di telefono a cui chiamare (che la giornalista in studio ripete e scandisce, proprio come un tempo facevano i TG del servizio pubblico) e dispensa qualche consiglio a chi sta ascoltando e vorrebbe andare lì sul posto. Finalmente i filmati non hanno il “quasi” fermo immagine del TG1, ma spaziano così tanto da dare un senso compiuto alla gravità della situazione e oltre a intervistare i genitori e un collega-sindacalista del giovane operaio morto sotto il tetto di una fabbrica in cui lavorava, fanno parlare (anche loro) un prete ma questa volta è il parroco di una chiesa semi distrutta che, molto più sensatamente del suo vescovo, è contento perché il tutto è accaduto quando la chiesa era chiusa perché di lì a poche ore, invece, sarebbe stata stracolma di bambini.

Insomma Sky TG24 sembra fare un racconto molto più corrette e sostanzioso e (anche se forse pesca qualche notizia su Twitter) non mostra nessuna “redazione web” di cui non ne ha alcun bisogno.

Gioca con chi vuoi ma lascia stare santi e fanti

La notte del 19 novembre la statua di San Gerardo, posta in un tempietto nel centro storico di Potenza, viene “profanata” da ignoti vandali che sradicano il bastone in ferro-battuto dalla mano della statua e lo buttano nella sottostante via del Popolo.

Il giorno seguente leggo la notizia sulla stampa locale  e nel pensare agli atti vandalici che accadono ogni sabato notte, soprattutto nel centro cittadino, li collego, mentalmente,  ai soliti giovani brilli  che si divertono con tutto quello che capita.

Qualcuno che dice “ma si, so’ ragazzi…” lo si trova sempre ma questo, ovviamente,  non diminuisce la gravità dell’intolleranza che traspare da atti del genere, sia che si tratti di un’effige religiosa che di un’auto  parcheggiata (dipende spesso solo dalla “vicinanza” del soggetto con l’oggetto danneggiato).

Come si pongono i giornali di fronte a questo tipo di notizie ? Come si rapportano a questi atti di palese intolleranza sociale?

Grossolanamente in un solo modo: redigono le loro consuete righe di cronaca  e spesso gridano al sacrilegio con un coro da tragedia attica, non rinunciando anche a qualche tinta sociologica di passaggio. Sostanzialmente lo sfondo unanime è quello etico-morale di ammonimento e richiamo.

Ma c’è chi ha fatto di più; c’è chi ha risposto con l’intolleranza all’intolleranza; c’è chi ha indossato la mimetica da soldatino ed è sceso nella battaglia.

Il telegiornale RAI di Basilicata nel servizio del 21 novembre (che qui sotto potete guardare e ascoltare) dopo l’accorata indignazione in stile “radiomaria” lancia l’avvertimento vendicativo attraverso le parole finali di una canzone  popolare  (“San Gerarde protettore, de Putenza generale: gnara piglià lu male a chi l’hadda desprezzà” – Un brutto male colpirà chi avrà disprezzato San Gerardo).

Insomma ragazzi state attenti, scherzate con i fanti altrimenti…. à la guerre comme à la guerre!