Non sono più juventino

Il 30 giugno si è conclusa la storia di Alessandro Del Piero con la Juventus. E’ scaduto il contratto che ha legato per 19 anni il calciatore con il club bianconero. Si, è vero, in questo blog non mi sono quasi mai occupato di calcio ma la vicenda è particolarmente significativa per me che sono (ero) juventino e grande estimatore di Del Piero.

Nella mia lunga “militanza” da tifoso ho avuto poca grande-passione per i calciatori tranne che per Sivori, del quale, in verità, conservo più un’immagine mitica che reale poiché lo ricordo a mala pena con la maglia del napoli; o  per un difensore di ruolo come Billy Salvadore che cercavo di imitare nelle partite che d’estate facevamo nello spiazzo davanti casa e d’inverno, insieme ai miei fratelli, dentro casa tra la disperazione di nostra madre. Infine per Del Piero, inventore di un gesto atletico che porta il suo nome: un gol con un tiro da sinistra a rientrare verso l’incrocio dei pali.

E’ lui “il personaggio che meglio incarna il valore della sportività negli ultimi 50 anni”  ed è sicuramente lui il campione più amato dagli italiani.

Di Del Piero ho apprezzato il suo “preciso” rapporto professionale con la squadra, la sua genialità “regolare”, il senso del sacrificio, il rispetto per avversari, la qualità tecnica del gioco e anche se ciò non fosse bastato a fare di lui un campione ci sono sempre i numeri che, per tanti, contano come unico elemento di valore.

Numero delle presenze con la Juventus

  • Alessandro Del Piero: 705
  • Gaetano Scirea: 552
  • Giuseppe Furino: 528
  • Roberto Bettega: 481
  • Dino Zoff: 476
  • Giampiero Boniperti: 466
  • Sandro Salvadore: 450
  • Franco Causio: 447
  • Antonio Cabrini: 440
  • Antonello Cuccureddu: 433

Numero di goal segnati con la Juventus

  • Alessandro Del Piero: 290
  • Giampiero Boniperti: 183
  • Roberto Bettega: 178
  • David Trezeguet: 171
  • Omar Sívori: 167
  • Felice Placido Borel II: 161
  • Pietro Anastasi: 131
  • John Hansen: 124
  • Roberto Baggio: 115
  • Federico Munerati: 114

Sto ripetendo cose scritte e riscritte un po’ da tutti ma lo faccio soltanto per annotare qui il mio disappunto per la scelta incomprensibile di una squadra verso il suo campione.

Bastavano poche e scarne considerazioni per tenersi stretto un calciatore consacrandolo definitivamente bandiera e simbolo della squadra e invece no, la Juventus non l’ha fatto ed ha tentato più volte di liberarsene anche dopo che il campione firmava contratti “in bianco“.

Oggi lo so che è difficile lasciare la squadra per la quale si è tifato per tanti anni, ci vogliono forti motivazioni o cocenti delusioni.  C’è una fase nella vita, ma proprio quando si è molto piccoli, che queste cose ti riescono meglio, dopo è più complicato. Ma anche se ho resistito, a fatica, al caso Moggi questo “licenziamento” proprio non riesco a mandarlo giù.

Il tifo è una cosa strana, è un amore completamente sbilanciato che per quanto ti sforzi non riesci ma a trovarci qualcosa di razionale, però non è sempre possibile tifare al di là di tutto. Almeno, credo e spero di no.

Ecco, io  non sono più juventino,  tutto qui.

Cassanate e altri discorsi

Le “risposte infelici” di Cassano hanno, come al solito, sobillato la rete, ma c’era da aspettarselo. Sono stato tra i primi a mettere l’#Cassano su Twitter dopo essere sobbalzato dalla sedia ieri pomeriggio.  Non si tratta di una “cassanata”, quella sorta di ambito giustificatorio dove possono rientrare quei calciatori che si lasciano sfuggire dalle mani il proprio sentimento privato (come sono “balotellate” quando si menano i giornalisti, “tottate” quando si sputa sull’avversario, ecc….) , ma del pensiero di un uomo che di mestiere fa il calciatore a cui viene semplicemente fatta una domanda. Il calciatore avrebbe potuto non rispondere dicendo di non saperne nulla ma invece dice di non volerne parlare e poi ne parla.

Non è il pensiero di Cassano che mi stupisce, anzi un po’ me l’aspettavo pure; qualsiasi uomo sa che l’omosessualità è il tema principale degli scherzi “tra uomini” (il motto “amici amici ma a tre palmi dal culo” è sempre molto in voga), mi preoccupa di più l’armamentario di elaborazione con il quale sul web si è cercato di chiudere il cerchio della notizia.

Ecco i suoi passi:

1) un giornalista chiede al calciatore se è vera la notizia, riferita da Cecchi Paone, che in nazionale ci siano dei gay. La domanda sembra “impertinente” ma fa parte della libertà del giornalista di porre domande a piacere e non a piacimento (del resto è stato chiamato per fare questo). Anche se il giornalista avesse domandato a Cassano del massacro dei randagi in Ucraina sarebbe stato impertinente.

2) Cassano, che conosce bene il suo ruolo, ci scherza su (l’aveva già fatto prima anche su Balotelli, tra l’altro usando la stessa battuta che aveva usato Gattuso quando ricevette dal Milan il compito di fare da tutor a Cassano) e dice di non voler rispondere ma poi invece dice che se non froci son fatti loro e che spera che non ci siano in squadra. A domanda impertinente risposta impertinente.

3) Tutti i giornalisti sportivi abituati e consapevoli di avere a che fare con il “calcio-pensiero”, seppure indignati, cercano di tenere ben distinti i ruoli e i compiti cercando di continuare a parlare di calcio (e credo che diversamente non si possa fare).

4) La rete invece no, com’è nella sua natura, si scatena (l’hashtag  #Cassano vola su twitter) masticando vorticosamente concetti senza troppa elaborazione (perché se a 140 caratteri di testo non corrispondono altrettanti caratteri di valutazioni e contro-deduzioni mentali le cose si complicano) e tra questi ce ne sono numerosi che sostengono l’ipotesi di un subdolo tranello ordito ai danni dell’ingenuo Cassano.

Ci sono momenti, soprattutto su Twitter, nei quali un buon numero di persone lanciano commenti da “supertecnici” della comunicazione come di chi sta al di sopra delle notizie e di mestiere fa il giudice o il prete. Sono quelli che non riportano alcuna notizia, la danno per scontata e ammiccano a retroscena, a trabocchetti o a orditure appartenenti a grandi o piccoli scenari (che, altrimenti, i piccoli lettori non saprebbero come immaginare).

Insomma su Twitter serpeggia la logica che “la domanda sia stata fatta apposta per scatenare il putiferio mediatico” e la sostengono non pochi, anche qualche amico che seguo e che stimo.

A me, lettore ingenuo, colpisce soltanto il contenuto delle risposte di Cassano che è lì sotto i miei occhi e non posso farci niente. Cosa può importarmi se un giornalista ha posto una domanda di cui conosceva già la risposta? Può mai cambiare il mio giudizio sulle parole di Cassano?

Le persone sono e devono essere responsabili delle parole che proferiscono anche se queste derivano da domande “impertinenti”.  Pensate al classico studente che dopo l’esame accusa il professore per avergli ordito un tranello con domande in-pertineti o a trabocchetto.

5) In serata Cassano fa dietrofront scusandosi per le parole pronunciate.

Massì è una cassanata.

Il capitano c'è

Del Piero

Del Piero

Grandissimo gol del capitano questa sera nello stadio Olimpico di Torino. Dall’altro lato c’era la squadra russa dello Zenit, ben messa in campo ma soprattutto con più della metà del campionato nelle gambe. La juventus voleva la vittoria e l’ha cercata per tutta la partita, fino a quella grande invenzione di un fuoriclasse come Del Piero.
Grande, grande Del Piero !

:-D

Il talento di Dio

Ci sono momenti nei quali, seduto in poltrona davanti alla TV, salti come un canguro per poi ricadere come una pera cotta quando ascolti “certe” interviste come quella fatta alla Vezzali appena dopo la conquista della medaglia d’oro (l’intervistatore parla di talento di Dio).

Lo so che diranno che da ateo non posso comprendere certi stati d’animo, però, come Majakovskij, ho sentito ritornarmi la pelle d’oca (quella che mi era venuta per la soddisfazione dell’evento sportivo) quando ho ascoltato l’intervista di Rai Sport e anche il giorno dopo leggendo commenti come questo di Panorama (da cui ho tratto la foto qui sopra) in cui lo sport deve necessariamente soccombere per fare posto al canonico “quadretto familiare”.

Da Panorama:

È buona, difende il Tibet, ama Giovanni Paolo II e Mark Spitz e vizia, com’è inevitabile, suo figlio Pietro, 4 anni, coccolato dal padre Mimmo, al secolo Domenico Giugliano, calciatore del Campobasso, serie D.

Ma cos’è sta roba ? ……

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