Attenzione al GPS degli smartphone

Tempo fa Ralph Weimann al Blackhat di Las Vegas,  dimostrò (tout court) come fossero insicuri tutti gli smartphone che usavano il GPS per le loro applicazioni.

La rivista “Chip” (quella di carta) ne parla nel numero di novembre, in notevole ritardo e senza suggerire soluzioni.

In sostanza la falla deriva dalla funzione A-GPS che per velocizzare il posizionamento del dispositivo sulla mappa, prima ancora di agganciarsi al GPS, si appoggia alle reti telefoniche e Wi-Fi circostanti.  In questo contatto tra telefono e reti il dialogo avviene “in chiaro”  e quindi aperto a chi vuole intromettersi e conseguentemente controllare il dispositivo collegato.

E’ vero che granché di soluzioni non ce ne sono, ma in attesa che chiudano il bug, si possono seguire i consigli che Panorama dava già ad agosto: disattivare l’opzione che consente alle applicazioni di utilizzare i dati da sorgenti quali reti Wi-Fi e mobili.

Se usate Android andate su “Impostazioni” –> “Servizi”  e disattivate “Posizioni di Google”.

Quelli che usano l’iPhone e l’iPad invece non possono fare lo stesso, però quando utilizzano il navigatore possono (in “Impostazioni”, “Generali”, “Reti”) disattivare la connessione “Dati Cellulare” in modo da utilizzare solo i dati GPS.

Gli androidiani stiano in allerta però perché gli Hot Spot fasulli sono ancora più pericolosi.

The Three Percent Problem

Si chiama Three Percent il blog dedicato alla letteratura tradotta negli USA curato da Chad Post che è anche il direttore di Open Letter, una casa editrice che pubblica esclusivamente opere in traduzione, e anche autore del libro “The Three Percent Problem“.

Il “tre per cento” è un problema perché soltanto tale quota dei libri pubblicati negli USA (ma anche nel Regno Unito) è tradotto da altre lingue.  Addirittura la traduzione di opere di narrativa scendono allo 0,7%, mentre in Italia circa il 20% dei libri pubblicati sono tradotti da altre lingue.

Chi ce ne parla è Silvia Pareschi (una traduttrice che vive a San Francisco e che ha tradotto i libri di Don DeLillo, Junot Diaz, Nathan Englander, Alice Munro, Cormac McCarthy, Denis Johnson) in un bellissimo post pubblicato su Nazione Indiana.

Io vi consiglio di leggervi il post ma voglio sottolineare almeno due concetti conclusivi:

1.  negli USA i traduttori, a fronte di una percentuale così piccola, sono sostenuti anche dalle istituzioni mentre in Italia il numero si inverte e a diventare piccolo è il sostegno del Ministero per gli Affari Esteri (“25.000 euro – ferme restando le attuali disponibilità di bilancio”) che però viene erogato agli editori e non ai traduttori;

2. alla domanda della Pareschi se avesse mai ricevuto una sovvenzione dal governo italiano per una traduzione, Anne Appel risponde: “Noi siamo sempre in cerca di libri da pubblicare, eppure sentiamo parlare piuttosto raramente di quelli italiani, perché gli organismi che sostengono e promuovono la letteratura tedesca e francese, per esempio, non esistono per quella italiana. Molti editori non ci mandano neppure i loro cataloghi.

Kindle Fire con Jelly Bean

Come acquistare un Kindle Fire e come sbloccarlo ne ho già parlato tempo fa; ma purtroppo i problemi non si risolvevano tutti.

La vera questione non era tanto “rootare” il KF quanto convivere con la fastidiosa presenza dell’account americano di Amazon.

In sostanza accadeva questo: il KF veniva visto come dispositivo soltanto sul sito Amazon americano; non era possibile settare l’Italia come paese di appartenenza e tanto meno la lingua e la tastiera italiane (poco male si, ma quando poi si scriveva le correzioni non erano in italiano); io che avevo già un account italiano su Amazon, con diversi ebook  acquistati, assistevo alla scomparsa di questi testi ad ogni avvio perché il KF, imperterrito, continuava ad agganciare l’account americano anche se lo disattivavo continuamente. Per non parlare poi dei problemi con il market android…

La strada, ovviamente, l’avevo trovata e mi ero pure abituato alle difficoltà ma quando poi ho visto il Nexus 7, con il suo bel Jelly Bean a bordo, ho capito che bisognava cercarne un’altra di strada.

Grazie al grande XDA Forum che ha messo a disposizione il nuovo firmware Android 4, ho montato il Jelly Bean in italiano anche sul  Kindle Fire che adesso non presenta più quei fastidiosi problemi elencati.

Ecco come fare:

1) scaricare il firmware Android 4 ICS (pacchetto ROM)  qui;

2) spostarlo o copiarlo all’interno del KF e riavviarlo in recovery mode per accedere a TWRP;

4) nel menù “Wipe” cliccare su “Factory Reset”, poi su “Dalvik Cache” e poi, di nuovo nel menù principale, cliccare su “Install” selezionando, ovviamente, il file appena spostato nel KF, e  infine cliccare su “Flash”.

Fatto questo basta soltanto riavviare il Kindle Fire ed il gioco è fatto.

🙂