A proposito di Miranda

La notizia della bomba di Times Square è stata definitivamente etichettata come talebano-pakistana dal ministro della giustizia americano Heric Holder.  Ma non è questa la notizia importante quanto piuttosto quella della revisione dei “Miranda Rights” (la formuletta che gli agenti di polizia recitano agli arrestati quando gli leggono i suoi diritti).

Era il 1963 e un certo Ernesto Miranda, arrestato perché ritenuto colpevole per sua stessa ammissione di una serie di delitti, venne condannato a 20 anni di reclusione proprio sulla base della sua confessione.  Ma in quella confessione, però, Miranda dichiarò di essere stato messo a conoscenza dei propri diritti, cosa non vera poiché i poliziotti  che l’avevano fermato non gli avevano letto i suoi diritti (quello di restare in silenzio e di essere assistito da un avvocato). La Corte Suprema rilevò la violazione del V e del VI emendamento e assolse, in parte, Miranda con la  famosa sentenza “Miranda vs Arizona“.

Adesso che in America la tensione si fa nuovamente alta ne approfitta il senatore Giuliani per ritonare sulla solita tiritera e sostenere che in casi come quello dell’arresto di Shahzar è sempre preferibile dichiarare l’arrestato “nemico combattente” e non perder tempo a leggergli i diritti.

Anche Obama sembra intenzionato ad aprire un varco a queste possibilità revisioniste incamminandosi pericolosamente in quella strada che nel 2001 portò Bush al “Patriot Act“. Infatti sempre il ministro Holder ha detto che il governo è intenzionato a “cambiare la sua politica nella lotta al terrorismo, riducendo le garanzie degli indagati”.

Insomma se le cose andranno così….   altro che bombe.

Cosa non è un barcamp

Cos’è un barcamp ? Lo si ripete ormai da anni fino alla nausea. Ogni volta che se ne organizza uno c’è sempre la mini spiegazione o un link a Wipipedia.
Non voglio aggiungere niente di più ma soltanto sottolineare un dato storico (che gli organizzatori e i frequentatori dei barcamp conoscono benissimo): i barcamp nacquero sulla scia dei foocamp e hanno conservato, come valore aggiunto, la condivisione, la collaborazione  e la diffusione di temi, legati sostanzialmente al web, ma tutti rigorosamente sviluppati “dal basso”.
“Dal basso” non è uno slogan ma da senso a queste “non conferenze” che se non organizzate intorno a temi  decisi dai partecipanti in loco (o al massimo indicati, in linea di massima, in quelle piattaforme collaborative che si chiamano wiki) non sarebbero barcamp.  Anche quando ci si riferisce al termine barcamp in occasioni “istituzionali” come quella della pubblica amministrazione, si “salva” quel valore  partecipativo dal basso di cui parlavo prima.

Detto questo mi chiedo: che cos’è “uropabarcamp” ?

Dice l’amico Gianni nel presentare l’iniziativa: “ho pensato ad una iniziativa forte e concreta che metta a confronto tutti coloro con cui dialogo in rete e quanti altri vorranno, su alcuni spunti di dibattito che saranno arricchiti proprio grazie al contributo di tutti voi. (…) ognuno potrà esprimere sui temi che proponiamo la propria opinione, aiutandoci in questo modo a elaborare idee e proposte per l’Europa di domani. (…) incontrarci per discutere insieme delle idee che ci siamo scambiati sul web. Chi non potrà intervenire personalmente, potrà comunque dialogare con noi attraverso collegamenti video o chat.

Ecco cosa non è un barcamp.

Per questa iniziativa, pur lodevole, andava bene soltanto e semplicemente un gruppo su Facebook (che pure è stato creato)  ma perchè parlare di barcamp?